William Negri L’Eroe dal Prater all’Olimpico
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William Negri
William Negri (Bagnolo San Vito, Mantova, 30 luglio 1935 – Mantova, 26 giugno 2020), 12 volte portiere della Nazionale, esordì in azzurro l’11 novembre del ’62 a Vienna contro l’Austria, allora avversario arcigno e temibile per noi: l’ultima vittoria risaliva al 1935 (Pozzo in panchina), un 2-0 con doppietta di Silvio Piola.
In quell’ormai remoto novembre di oltre sessant’anni fa, ci imponemmo nel leggendario catino viennese con una doppietta di Ezio Pascutti, mentre i bianchi di casa segnarono proprio al 90’ il gol della bandiera con Nemec.
Che parate fece, Negri, quel giorno! Il lungo ventisettenne mantovano fece miracoli a ripetizione, mentre nello stesso periodo Pascutti segnava – in campionato – nel suo Bologna per 10 domeniche consecutive.
La favola del Piccolo Brasile
Negri era salito in Serie A, mentore Edmondo Fabbri, l’anno precedente, nel 1961-62, in una squadra che all’epoca era definita “il piccolo Brasile”, ovvero il Mantova.
L’omino di Castelbolognese aveva portato i virgiliani in cinque stagioni dalla Serie D alla Serie A proponendo molto spesso un calcio spettacolare e concreto.
In Serie A, accanto ai veterani Giagnoni, Giavara, Cancian e Becagni, ci furono pochi innesti ma importanti, soprattutto quello di Angelo Benedicto Sormani, detto “il Pelé bianco”, goleador e formidabile specialista sui calci piazzati, oltre al guizzante svizzero Allemann.
Il pezzo mancante
Nel 1962-63, il gran Bologna da Paradiso di Dall’Ara e Bernardini era carente tra i pali, perché né il declinante Santarelli né i giovani Cimpiel e Rado erano all’altezza di una squadra da scudetto.
Nell’estate del ’63, William Negri venne finalmente a rappresentare la classica ciliegia sulla torta del club rossoblù: 80 milioni di lire e Santarelli a Mantova; Negri, il portiere della Nazionale, a Bologna. E la musica cambiò, oh se cambiò!
Nell’anno di grazia del Settimo Sigillo, il Bologna subì in tutto 18 reti in 34 partite: Negri ne sbagliò una sola, un match in notturna a Marassi contro la Sampdoria (0-2), anche perché – si disse – non gradiva le luci artificiali.
Volete sapere le partite migliori del nostro eroe virgiliano?
Stando alle cronache dell’epoca, protagonista a San Siro nello 0-0 contro l’Inter di Herrera, rigore parato a Del Sol in Bologna-Juventus 2-1 (29-12-63); molto bravo a Firenze contro i viola (0-0); nel match splendido a San Siro contro il Milan per 2-1 (da manuale un’uscita alla kamikaze su Altafini lanciato a rete sull’1-0 per il Milan); ma soprattutto a Torino contro una Juventus (0-0 il risultato) non certo in vena di regali ma, al contrario, motivatissima come se fosse stata ancora in corsa per lo scudetto.
Campione d’Italia, William con gli altri eroi, il 7 giugno 1964.
Dopo lo scudetto
L’anno dopo (1964-65), il Bologna finisce al sesto posto, non c’è più Renato Dall’Ara sostituito dal magnate Luigi Goldoni, ma la stagione nasce male con l’eliminazione beffarda per una maligna monetina a sfavore al Camp Nou di Barcellona contro l’Anderlecht e si trascina tra alti e bassi: al termine, Fulvio Bernardini lascerà il Bologna con sommo dispiacere di critici e tifosi.
Siamo al 1965-66: parte Scopigno come trainer, ma non lega con i vertici dirigenziali e arriva Luis Carniglia, già allenatore del Real Madrid di Di Stefano e Puskas.
Il gioco è stupendo, Negri parerà un penalty tirato a San Siro da Sandro Mazzola nello 0-0 del 26-12-65, il Bologna sarà per tutto l’anno in lotta per lo scudetto quando William, il 3 aprile ’65 a Firenze, in un’uscita alta per anticipare il viola Juan Carlos Morrone, ricade male e riporta una lesione ai legamenti di un ginocchio.
Il Bologna si impone per 3-1, ma Negri non riuscirà a riprendersi e dovrà rinunciare al Mondiale in terra d’Albione nel luglio ’66. Una vera disdetta, fino all’ultimo Mondino Fabbri non riuscirà a farsene una ragione. Meglio così, da un lato, vista la figuraccia con la Corea!
William giocherà ancora un po’ a Vicenza e poi chiuderà in Serie B al Genoa, ma dobbiamo a lui la sicurezza difensiva e il carisma che, oltre ai meriti di tutti gli altri, ci regalò l’afoso pomeriggio romano del 7-6-1964.