Waldemar Victorino – Figli di un Pallone Minore
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Waldemar Victorino
Chissà quante volte ci ha pensato a quella sfortunata esperienza di Cagliari datata 82-83, chissà quanto gli è pesato non incidere quasi per nulla nel campionato (allora) più bello e difficile del mondo a Waldemar Victorino, classe 1952 e un curriculum di tutto rispetto.
I complimenti del Vecio
Quando sbarcò in Italia, fu definito un pezzo da 90 pure da Enzo Bearzot, che aveva appena vinto il mundial; in effetti Victorino non era un signor nessuno, viaggiava sulla trentina con 33 presenze e 15 reti nella Nazionale uruguaiana, apice di una carriera nella quale aveva vestito le maglie importanti del Nacional e del Cerro (la squadra che a 17 anni lo aveva lanciato nel calcio degli adulti); “El Piscador” il suo soprannome, dovuto al fiuto innato per il gol, e la velocità di esecuzione la sua firma.
Victorino nel 1980 ottiene il suo primo grande successo vincendo la Libertadores con il Nacional, vittima designata l’Internacional de Porto Alegre bloccata sullo 0-0 all’andata e giustiziata nel ritorno a dieci minuti dal termine proprio dal Piscador; poi la consacrazione agli occhi del mondo con il Mundialito, un torneo ideato per celebrare i cinquant’anni dal primo Mondiale e vinto proprio dall’ Uruguay, nel quale Victorino si mette in luce con un paio di reti nella prima fase (una anche all’Italia) e si erge a protagonista assoluto realizzando in finale la rete del 2-1 che abbatte le speranze e i sogni dei rivali brasiliani (un piccolo remake del Maracanazo).
Non c’è il due senza il tre, e Waldemar conferma il motto l’11 febbraio 1981 a Tokyo, nella Coppa Intercontinentale il suo Nacional trionfa contro il Nottingham Forest e lui oltre a segnare il punto decisivo viene eletto miglior giocatore della contesa e, si narra, fa innamorare a tal punto il creatore del cartone animato Holly e Benji che gli dedicherà un personaggio nella serie che otterrà un successo mondiale!
L’isola balla
Con queste premesse si può dedurre facilmente come il suo arrivo a Cagliari avvenne in un’atmosfera di giubilo e incredulità (lui, in una delle prime interviste, dichiarò di poter arrivare almeno a una dozzina di reti, alimentando i sogni della tifoseria); in realtà Victorino sbarca in Sardegna e trova una società dilaniata dalle polemiche tra presidente, dirigenza, allenatore e tifosi.
Il punto è la gestione del calciomercato, la “piazza” (più parte della dirigenza e allenatore) imputa al presidente Amarugi di aver indebolito la “rosa” (a fronte di partenze di un certo rilievo, sono arrivati solo giovani dalle categorie inferiori), Amarugi ribadisce che il complesso allestito sarà all’altezza e si fa forte degli arrivi di Victorino e Uribe.
In tutto questo, comunque, El Piscador riesce a cominciare con il piede giusto, va in rete un paio di volte in Coppa Italia e lo farebbe già anche alla prima di campionato, quando il Cagliari ospita la Roma di Liedholm; i giallorossi sono una corazzata, vincono facile (1-3), ma all’ 81′ Marchetti lancia Victorino che batte il portiere giallorosso, peccato che l’arbitro ravvisi un piccolo tocco di mano e annulli la rete dell’uruguagio, il quale riceve un 5,5 in pagella dai principali quotidiani sportivi.
Brutte pagelle
Giagnoni comunque gli dà fiducia anche la domenica successiva, quando i rossoblù guadagnano un buon punto a Udine e anche alla terza giornata, ma El Piscador pare l’ombra di se stesso, quasi avulso dal gioco della squadra non riesce a beccare mai la sufficienza in pagella; due settimane in panchina ed ecco che il mister dei sardi gli ridà credito tra la sesta e l’ottava giornata, tre volte titolare ma senza convincere più di tanto, poi tra l’undicesima e la tredicesima tre volte inizia e altrettante è sostituito con il pubblico ormai rassegnato a dover ammettere che il campione che aspettavano non si è manifestato nemmeno in parte.
La tifoseria comunque cerca di sollevare il morale del giocatore, gli consegna una targa premio nella speranza che qualcosa si smuova, ma non funziona; Victorino colleziona qualche ingresso nel finale, ma al termine della stagione le presenze saranno solamente dieci e senza lo straccio di una segnatura!
Giagnoni anni dopo raccontò che decise di non impiegarlo più dopo un’amichevole infrasettimanale a Iglesias, quando El Piscador sbagliò un gol praticamente dentro la porta sguarnita, il mister si infuriò e decise così che lo spazio per il giocatore era terminato.
Quel Cagliari però non andò in B solo perché Victorino non aveva reso secondo le aspettative: fu una stagione vissuta interamente sul filo del litigio tra Amarugi e Giagnoni, tantissimi i motivi, dal calciomercato all’impiego di Uribe fino al modulo di gioco; morale della favola, i sardi retrocedettero all’ultima giornata perdendo la gara decisiva ad Ascoli (proprio i bianconeri di Rozzi si salveranno a scapito del Cagliari).
Toccata e fuga
A giugno, così, Victorino torna in Sudamerica, firma con gli argentini del Newell’s Old Boys per un biennio prima di spostarsi un anno al Colon di Santa Fé e poi concludere in Ecuador con un’ultimo campionato al LDU Portoviejo una carriera che a inizio Anni 80 lo aveva visto, votato dagli esperti, terzo gioiello (primo degli… umani) di tutto il Sudamerica dietro gli Dei Maradona e Zico!