Vincenzo Montella, Bomber con le ali
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Gol sempre e comunque: quando era bambino li evitava, giocando da portiere a Castello di Cisterna a 15 chilometri da Napoli. Ma non ci ha messo molto a cambiare sponda, mostrando subito le stimmate del grande bomber.
Vincenzo Montella nel lontano 1992 esordì a 17 anni nell’Empoli, dove era arrivato dalla Campania poco più che bambino quattro anni prima. Fu un boom straordinario, con quattro gol nelle prime cinque partite e una serie di funambolismi tecnici da categoria superiore.
Era nata una stella. Purtroppo, il sogno si infranse quasi subito sugli scogli della sfortuna più nera: frattura del perone con lesione ai legamenti, una sosta forzata che dura un’eternità, poi, dopo un nuovo assaggio, un’altra batosta, infiammazione virale al cuore, nuovo stop e un’intera stagione (1993-94) all’aria, senza nemmeno una presenza.
Quando rivede la luce a vent’anni, infila diciassette gol con la maglia dell’Empoli e chiarisce a tutti che il bomber è tornato. Finalmente l’aeroplanino (il suo modo tipico di esultare) decolla col passaggio al Genoa, dove il suo sinistro chirurgico, esaltato dalla rapidità negli spazi stretti e dal dribbling ubriacante, ne fanno uno dei bomber più efficaci della Serie B.
Inevitabile il salto in A, anche se accompagnato da vivaci polemiche: innanzitutto dei tifosi rossoblù, maldisposti a veder volare via il loro bomber sull’altra sponda, quella dei cugini doriani, e poi dello stesso Genoa, che lamenta una sorta di “promessa” non mantenuta dell’Empoli.
Nonostante la pubalgia, piccolo tributo pagato alla sfortuna con la maglia blucerchiata, Vincenzino Montella sfonda subito anche nella massima serie, piazzandosi con 22 reti sul secondo gradino del podio dei bomber, dietro Pippo Inzaghi. Una nuova stagione da grande protagonista, infine, il nuovo pedaggio alla cattiva sorte, con un lungo stop per un’operazione alla caviglia destra e la retrocessione della Samp.
Anziché scivolare in B, però, lui ha fatto il gran salto (meritatissimo) in un grande club: dopo Vieri è lui il giocatore italiano più caro di ogni epoca, visti i 50 miliardi sborsati da Franco Sensi, presidente della Roma.
E peccato che, oltre ai gol a cascata e all’immediato affetto dei tifosi (“Che vita sarebbe senza Montella!” questo uno degli striscioni cult all’Olimpico), oltre alla fiducia accordatagli dal Ct Zoff in Nazionale con l’inclusione nella lista dei 22 azzurri per gli Europei, sia arrivata la lunga “guerra fredda” con il tecnico Fabio Capello.
Reo secondo il giocatore di sostituirlo troppo spesso a partita in corso. L’acquisto di Gabriel Batistuta ha acceso nuove polemiche, su quella maglia numero nove che l’”aeroplanino” del calcio italiano non vuole cedere a chicchessia.