Tita Milton Queiroz da Paixao
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Tita Milton Queiroz da Paixao
Estate 1988, c’è voglia di Brasile a Pescara: la prima storica salvezza in Serie A degli uomini di Galeone ha messo in mostra le giocate di Leo Junior e, con l’apertura al tesseramento del terzo straniero, i biancoazzurri congedano il geniale Sliskovic per tesserare una coppia di attaccanti carioca, entrambi nel giro della Nazionale, Edmar e Tita!
Il Flamengo nel sangue
Il primo è un centravanti puro, protagonista della classifica marcatori del suo Paese e impegnato a Seul con l’Olimpica.
Tita invece è attaccante rapido e tecnico, fresco vincitore della Coppa Uefa con il Bayer Leverkusen dopo aver messo a segno 10 reti in campionato alla sua prima stagione europea; la carriera di Tita (classe 1958, al secolo Milton Queiroz da Paixao) è legata principalmente al Flamengo, con il quale l’attaccante tra il 1977 e il 1985 ha disputato 101 gare mettendo a segno 29 reti.
La parentesi al Gremio nel 1983 gli ha fruttato 12 reti e la seconda Libertadores dopo quella del 1981 abbinata all’Intercontinentale; una stagione all’Internacional con sette reti e poi lo sbarco in Germania per vincere, come detto, la Coppa Uefa.
Il vento in Coppa
A Pescara, Tita ci arriva per 900 milioni e firma un biennale, le intenzioni della società sono quelle di consolidare il posto in massima serie e l’inizio non è certo dei peggiori.
Ad agosto, in Coppa Italia, il puntero carioca comincia a dare un saggio dell sue potenzialità, assist al bacio per Zanone nella sconfitta casalinga con il Milan (1-2) e 7 in pagella, tripletta a Licata con un 8,5 da studente modello e altro terno al Messina in un 4-3 che non saprà di messicano ma porta gli abruzzesi al secondo turno, dove il Pescara esce ma lui segna ancora un gol all’Ancona; morale della favola, sei partite e sette reti in Coppa Italia.
Mica male, no?
Campionato in salita
In campionato la musica è diversa, il Pescara balbetta all’inizio, inanellando un paio di sconfitte tra le quali il clamoroso 8-2 di Napoli.
Tita gioca ma non riesce a segnare e deve attendere la decima giornata per gonfiare la rete per la prima volta; lo fa in maniera clamorosa, entra all’Olimpico al 46′ (per Di Cara), con la squadra sotto di due reti al cospetto della Lazio, e in venti minuti scarsi mette a segno una doppietta che fissa il finale sul 2-2. La Stampa titolerà “Entra Ciclone Tita e la Lazio si spegne”.
Un gol al Bologna nel 3-1 pescarese e il momentaneo vantaggio al Comunale davanti a Madama (finirà 1-1, con il pareggio di Rui Barros), fanno da preludio alla storica tripletta che
Tita mette a segno ancora all’Olimpico. Questa volta la vittima è la Roma di Giannini, Voeller e la strana coppia brasileira Andrade-Renato, due gare a Roma e cinque reti, roba da record!
Il crollo improvviso
La Domenica successiva arriva una rete nella débacle milanese (6-1 per il Milan di Sacchi) e Tita a quel punto è tra i nomi di spicco della classifica marcatori, con il Pescara in piena zona tranquillità.
Accade però che la truppa di Galeone non riesce più a vincere una partita, qualche pareggio e solo sconfitte, con Tita costretto a saltare qualche gara per noie fisiche. Il carioca va a segno ancora con il Lecce (1-1 il finale) raggiungendo così quota nove, ma la squadra precipita tanto da finire tra le quattro retrocesse!
Le premesse erano ben altre, Tita ha fatto il suo (9 reti in quel tempo non erano poche), la squadra un po’ meno, specie il connazionale Edmar che, dopo in buon inizio, è naufragato fra equivoci tattici e incomprensioni di vario genere.
In fuga per il Mondiale
La Serie B comunque permette di mantenere almeno due dei tre stranieri in organico e, vista la partenza di Junior, Edmar e Tita cominciano la stagione tra i cadetti, ma se il primo è uscito dal giro della Nazionale carioca, il secondo mira a essere tra i 22 di Italia 90, così dopo sole 2 presenze (ultima delle quali lo sciagurato 0-7 subito nella Torino granata…), prepara le valigie con destinazione Vasco da Gama, dove con un paio di reti in sole sette presenze stacca il biglietto per la Seleção di Lazaroni e vive dalla panchina la non certo esaltante avventura di Italia 90.
Viale del tramonto
Messo alle spalle il Mondiale, Tita accetta l’offerta messicana del Leon, e qui dal 1990 fino al ’96 vivrà un seconda giovinezza, 157 gare e 81 reti, intervallate da una stagione al Puebla (21 gare e 8 gol), varranno uno scudetto al Leon e una notorietà inaspettata.
La stagione del commiato è quella del 1996-97. Tita firma per il club guatemalteco del Communicaciones e vince un altro campionato, ma ormai è tempo di lasciare, passa dall’altra parte del campo e comincia una carriera da allenatore che lo porterà anche in Giappone, negli Stati Uniti e ancora in quel Messico che mai lo ha dimenticato, come lui l’avventura italiana, 16 gol nel bel Paese degli Anni 80 non erano pochi, anche se a Pescara non servirono a restare in Serie A…