Stefano Bonometti
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Stefano Bonometti
Quando aprivi il nuovo album Panini, la curiosità per i cambi di maglia avevano bisogno d’esser subito soddisfatte, ma vi erano anche certezze che nessuno metteva in dubbio potessero minimamente essere scalfite: Mancini e Vialli alla Sampdoria, Bodini dodicesimo della Juventus, Bergomi a dirigere la difesa dell’Inter, Montorfano, Garzilli, Rampulla e Gualco alla Cremonese e poi lui, Bonometti al Brescia!
Simbolo in campo
Stefano Bonometti, bresciano classe 1961 e simbolo difensivo indiscusso delle rondinelle per quasi un ventennio, inframezzato da una sola stagione ad Ancona quando seguì mister Guerini, che in riva all’Adriatico ci andò proprio da Brescia. 8-4-1979 e 9-6-1996 sono le date di apertura e chiusura di un viaggio che ha visto Bonometti vestire la casacca bresciana per oltre 450 volte tra A e C1, con la ciliegina di quattro promozioni dalla B alla A, una dalla C1 alla B e un Torneo Angloitaliano.
A fare da contraltare, quattro discese dalla A, categoria nella quale non gli è mai riuscito di salvarsi, e una dalla B.
Da Simoni a Reja
La storia d’amore con la squadra della sua città inizia e finisce con una sostituzione. L’otto aprile 1979, infatti, Gigi Simoni lo mette in campo al minuto 63 in vece di Franco Nanni, classe 1948 e un passato da scudettato con la Lazio; il commiato invece il nove giugno 1996, quando Edy Reja gli concede mezz’ora abbondante nella decisiva vittoria di Cesena che sancisce la permanenza in B delle rondinelle.
In mezzo, una marea di esperienze, di nomi, cognomi e partite che restano nel cuore d’ogni bresciano; Simoni, Magni, Pasinato e la doppia promozione dalla C1 alla A, Lucescu e l’angloitaliano con due salite in A e una rovinosa retrocessione con soli 12 punti all’attivo, l’annata incubo dell’88-89, quando per salvarsi dalla C si dovette giocare a Cesena uno spareggio con l’Empoli vinto solo ai rigori (Bonometti calciò fuori il suo, ma i toscani li sbagliarono tutti!).
Stelle e stalle
La signorilità di Bruno Giorgi, condottiero sfortunato di una retrocessione in B (1987) e una mancata promozione (1988).
E poi i compagni, dalle giocate sopraffine del capellone Ascagni alle magie di Hagi, dai gol “di Serie C” di Maragliulo alle punizioni bomba di Claudio Branco, con le parate di Aliboni o le pazzie di Zigoni e gli “oggetti misteriosi” Cadete e Lupu, insomma, ce ne sarebbero di cose da raccontare, storie da ascoltare magari seduti accanto al fuoco di un camino che poi non è differente da quello che generava la palla che Bonometti per quasi venti anni ha calciato con la maglia del “suo” Brescia.
Il calcio cambia, come il mondo, ma quanto ci mancano quelle certezze che nessuno metteva in dubbio potessero essere minimamente scalfite..