Salvatore Bertuccelli
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La Doppietta di Bertuccelli
Arrivava da una gavetta lunga e faticosa, Salvatore Bertuccelli, quando giunse ad Avellino in Serie B. Messinese di nascita, si era formato nelle giovanili dell’Igea Virtus di Barcellona (Pozzo di Gotto, a scanso di equivoci), che in quel tempo battagliava orgogliosamente nel girone siculo dell’Interregionale; campi in terra, climi infuocati e difensori non proprio accondiscendenti ne avevano formato il carattere e forgiato le caviglie.
Bertuccelli aveva presto imparato le vie della rete e il quinquennio all’Igea lo aveva fatto partire prima per Ragusa, 16 centri ancora in Interregionale, e poi per Torre Annunziata, dove con la gloriosa maglia del Savoia aveva insaccato 14 reti all’esordio tra i semiprofessionisti (Serie C2); quest’ultimo exploit gli aveva spalancato le porte del grande calcio, la provinciale per eccellenza di quegli anni, l’Avellino, che gli regalava la chance di una vita, la Serie B!
Doppia retrocessione
L’attaccante messinese si trova a disputare una stagione sfortunata: gli irpini tornano in C dopo 19 campionati vissuti tra A e B, ma lui non sfigura e con 7 reti (in 33 presenze) risulta il miglior marcatore, assieme a Bonaldi, della squadra; la stagione successiva passa al Taranto, ma retrocede ancora dalla B nonostante un discreto score personale di 27 gare e 5 marcature. Il pronto ritorno ad Avellino, in C1, non va come dovrebbe e, nonostante una “rosa” di valore, la squadra non decolla e chiuderà in un’anonima posizione di centro classifica, ma quel 6 ottobre del 1993…
Come nelle favole
Riavvolgiamo un attimo il nastro, l’Avellino partecipa alla Coppa Italia maggiore come squadra di Serie C1, si vede costretto ad affrontare il Bari (militante in B) nel turno preliminare ed è già un fine estate meno amaro quando Fresta certifica l’ 1-0 il 22-8-1993, gli irpini staccano il pass per sfidare la Lazio di Zoff; la sfida si articola sui 180 minuti e il primo round si gioca all’Olimpico, pare una formalità per le aquile capitoline nonostante le assenze di Favalli, Fuser, Doll e Gascoigne, le due categorie di differenza sono sempre un gap difficilmente colmabile.
L’ Avellino però non soffre di timori reverenziali, guidato da mister Di Somma, capitano di epiche battaglie nell’epopea degli Anni 80, esprime un gioco gradevole, veloce, che mette non poco in difficoltà la difesa biancoceleste orchestrata da Cravero.
Al 25’, ecco la prima sorpresa di giornata: Bertuccelli approfitta di un’intelligente apertura di Riccio, taglia alle spalle dei difensori, supera Cravero e trafigge Marchegiani portando avanti gli irpini.
La reazione laziale si esaurisce in un timido tentativo di Saurini e nella ripresa lo scatenato Bertuccelli decide di passare alla storia quando, su un pallone maldestramente deviato da Cravero, si invola verso la porta difesa da Marchegiani e con un pregevole pallonetto porta a due le reti personali e dell’Avellino!
Chapeau, Ancona!
Gioco, partita, incontro, non succede più nulla di rilevante (se non una rete giustamente annullata a Winter) e l’Avellino porta a casa un risultato che per una sera fa tornare indietro nel tempo; al ritorno, in un Partenio stracolmo, finirà 0-0, gli irpini passeranno il turno venendo poi eliminati dall’altra sorpresa di Coppa, l’Ancona di Guerini che arriverà sino alla finale.
La vita continua
E Bertuccelli? Continuerà a segnare a livello di C1 e C2 per Juve Stabia,Teramo, Castrovillari, Benevento,Taranto e Catanzaro, tante reti e molte soddisfazioni, ma quella dell’Olimpico resta la più grande!