Romeo Anconetani
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Tutte le strade portano a Romeo
Il Pisa che espugna Ferrara e torna a riveder le stelle (della promozione) da molto vicino è l’occasione giusta per ricordare – a chi c’era e a chi non c’era – un Grande Pisano che… pisano non era.
Romeo Anconetani (Trieste, 27 ottobre 1922 – Pisa, 3 novembre 1999), pur essendo nato altrove, per decenni è stato un vanto dell’ex repubblica marinara.
Un personaggio indimenticabile: criticato (criticatissimo), amato (amatissimo), competente (competentissimo).
Ci fu un tempo – fine anni Settanta – in cui la grande battaglia dell’Associazione Calciatori per abolire in vincolo sportivo mise nel mirino i mediatori, una figura mutuata da altri tipi di “mercati”, non necessariamente più nobili.
Senza entrare nel merito del discorso, risolto ormai tanti anni fa, in questa sede ne vogliamo ricordare soprattutto uno, di intermediatore: Romeo Anconetani.
La voglia matta
Triestino di nascita e toscano d’adozione, Anconetani alla fine degli anni Quaranta fa il suo ingresso nel mondo del calcio.
Lavora soprattutto in provincia di Firenze (Signa, Empoli, Prato) in qualità di segretario sportivo, poi – sul finire degli anni Cinquanta – viene ritenuto colpevole di illecito sportivo e radiato dalla Federcalcio.
Romeo, che nel frattempo è diventato pure giornalista pubblicista (com’è piccolo il mondo…), non vuole però lasciare il mondo del pallone e apre un ufficio di consulenza calcistica.
A lui si rivolgono in tanti, perché all’indubbio “occhio” da talent scout, Anconetani abbina un formidabile archivio contenente informazioni tecniche di decine di migliaia di calciatori.
Deve lavorare sotto traccia, essendo squalificato, ma lavora davvero tanto, se è vero che parecchi club si avvalgono della sua consulenza e lui matura il nomignolo di “Signor 5%”, dalla percentuale che incassa su ogni trattativa che va a buon fine.
Lo sbarco a Pisa
A metà anni Settanta, il figlio Adolfo diventa direttore sportivo della Lucchese e lui continua a manovrare più o meno nell’ombra, nel senso che nell’ambiente tutti sanno chi è, tutti conoscono la sua abilità, molti si rivolgono a lui, però il suo nome – ufficialmente – non turba i sonni di chi, in Federazione, dovrebbe vigilare…
Poi, siccome le colpe dei padri a volte ricadono sui figli, nel 1978 acquista il Pisa sotto le mentite spoglie di… Adolfo, che ne diventa presidente e lo resta fino al 1982, quando – in seguito alla vittoria degli Azzurri al Mondiale – arriva l’amnistia federale che cancella ogni squalifica.
La “piazza” del Miracolo
A quel punto, potendo agire alla luce del sole, Romeo compie un altro piccolo miracolo, prendendo la squadra in Serie C e accompagnandola fino alla Serie A, dove disputa sei campionati nel periodo che va dal 1982 al 1991.
In questo lasso di tempo, riesce a gestire la sua “diversità” rispetto ai colleghi (mentre gli altri immettono capitali in società, lui di fatto vive… di Pisa) ottenendo ottimi risultati. Primo fra tutti, il rispetto delle Istituzioni che lo avevano radiato.
Scaramantico fino all’inverosimile (sparge sale sul campo di gioco prima di ogni partita), ama viaggiare su un aereo privato per seguire il gioiello nerazzurro Paolo Baldieri, impegnato in giro per l’Europa con l’Under 21.
Uno stadio in… comproprietà
Scomparso nel 1999, l’unico progetto che non è riuscito a portare a buon fine è la fusione tra il Pisa e il Livorno: doveva nascere il Pisorno, dotato di stadio di proprietà con all’interno ristorante e centro commerciale (trent’anni prima della Juventus, per capirci).
La rivalità fra le due tifoserie gli ha impedito di coronare questo sogno. In compenso, gli è stata cointestata, nel 2001, l’Arena Garibaldi…