Romano Fogli, Lo Smilzo Dai Piedi d’Oro
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Romano Fogli
Quando arrivò al Bologna dal Torino (Bonifaci e soldi ai granata e un anno, il ’57-58, ancora in prestito sotto la Mole), nel maggio del ’58, il ragazzo di Pisa aveva 20 anni (data di nascita completa: 21-1-38), due piedi magici, un fisico asciutto e una gran voglia di farsi apprezzare in un club titolato come il Bologna di quei tempi.
In una serata tiepida di fine maggio, al Comunale è di scena l’Argentina in procinto di partecipare ai Mondiali di Svezia (l’Italia era assente in quanto eliminata dall’Irlanda del Nord).
Romano indossò per la prima volta la maglia rossoblù: vinsero i sudamericani per 1-0, ma i circa trentamila che accorsero allo stadio di Via Andrea Costa per tifare rossoblù volevano constatare l’esattezza di tutto il bene che si diceva di Fogli, cui la Juventus (more solito) avrebbe fatto ponti d’oro.
Il “triangolo magico”
Aveva il fisico apparentemente esile, ma i polmoni a mantice e un palleggio classico nel contesto di una raffinata visione di gioco, corredata da lanci millimetrici che permettevano alla squadra di tagliare a fette il campo e di avviare qualsiasi contropiede (oggi si direbbe “ripartenza”): tutte queste qualità facevano di Romano un giocatore completo.
Nel dicembre del ’58, il Nostro esordirà in Nazionale a Genova contro la Cecoslovacchia (1-1) e saranno complessivamente 13 le presenze in azzurro, con la sfortunata partecipazione al Mondiale d’Inghilterra del ’66, quello “della Corea”.
Fogli (286 partite, tutte in Serie A con i rossoblù dal 1958-59 al 1967-68) fu determinante nell’anno dello scudetto del ’64, in quello che fu definito “il triangolo magico” formato da Bulgarelli, Haller e appunto da lui, il Romanino di Santa Maria a Monte (Pisa).
I lanci di Fogli e degli altri due fenomeni sopracitati erano manna per l’ariete danese Harald Nielsen, il caracollante “Dondolo” che – pur non dotatissimo tecnicamente – non perdonava.
Seconda giovinezza al Milan
Nel 1968, il neopresidente Raimondo Venturi, subentrato al magnate Luigi Goldoni, ritenendolo a soli 30 anni in parabola discendente, lo cede al Milan e con Nereo Rocco Fogli conquista la Coppa dei Campioni ’69 contro l’Ajax dell’astro nascente Johan Cruijff, dopo aver splendidamente sostituito Gianni Rivera in un memorabile match a San Siro contro il Manchester United del grande Bobby Charlton.
Nel ’70 passa al Catania in Serie A e vi rimarrà anche in Serie B, fino al termine della carriera nel ’74, quando si ritirerà ormai 36enne.
Niente “miracolone”…
Da allenatore, Fogli farà poi ottime cose alla Reggiana e nel ’93, in coppia con Franco Janich, a poche giornate dal termine del torneo di Serie B cercherà di salvare dagli “inferi” il suo amato Bologna. «Occorre un miracolone» disse Romano nell’accettare la situazione economico-tecnica ormai compromessa.
Il miracolone non riuscì, ma va dato atto a Romano di aver tentato l’impossibile per evitare l’inferno della C al suo club più amato.
Dopo la rifondazione di Giuseppe Gazzoni, Fogli rimase in rossoblù alla guida delle giovanili. Poi, altra tappa importante, il ruolo di “secondo” alla Fiorentina con Trapattoni.
Il primo “colpo” all’Olimpico
Ultima cosa: il primo gol dello spareggio contro l’Inter del 7 giugno 1964, nel 2-0 che regala ai rossoblù il settimo sigillo, lo realizza proprio lui, il mite Romano, su calcio di punizione.
Lui che in tutti i campionati disputati con il Bologna ha segnato solo 7 reti. Ma erano altri i calciatori deputati al gol, in quel gran Bologna da Paradiso…
Fogli si è spento nella sua Santa Maria a Monte il 21 settembre 2021, a 83 anni.