Roberto Marta
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Roberto Marta ed Eusebio Di Francesco
L’album Panini edizione 92-93, alla pagina Lucchese, mette in coppia un friulano e un abruzzese ai quali i toscani chiedono un contributo per raggiungere l’ennesimo bel piazzamento in cadetteria, i loro nomi rispondono a Roberto Marta ed Eusebio Di Francesco.
Un anno li differenzia, il primo è un classe 1970 e il secondo un 1969, a Lucca però sono arrivati per strade diverse; Di Francesco è cresciuto nel florido vivaio dell’Empoli dove durante la stagione 87-88 è riuscito pure a esordire in Serie A, poi ha accumulato 34 presenze nel successivo torneo di B ma anche un’ulteriore retrocessione che lo ha fatto precipitare in C1 a vent’anni, dopo che a 18 era in A!
Eusebio (così chiamato in onore del grande funambolo portoghese), però, non è tipo da spaventarsi, gioca alle grande per un biennio in terza serie ed ecco che a Lucca se ne accorgono permettendogli di risalire almeno in B, è l’estate del 1991.
Roberto Marta invece cresce nella Milano rossonera, sfiora l’esordio nell’olimpo del pallone ma poi è costretto a partire dalla C1, dove il Prato gli dà la possibilità di esordire tra i grandi; non va benissimo a livello di squadra perché i lanieri scendono in C2 dopo aver perso lo spareggio con il Vicenza, ma Marta colleziona 30 presenze andando a segno in tre occasioni e suscitando l’interesse del Monza, che se lo accaparra per la C1 edizione 90-91.
Monza rampa di lancio
In Brianza il centrocampista friulano verrà impiegato 26 volte in una stagione che vedrà alternarsi sulla panchina Varrella e Trainini, portando in dote la Coppa Italia di Serie C, per la cronaca Marta segna anche l’ultima rete in campionato pareggiando la rete di Romano in un Trento-Monza dell’ultima giornata.
La buona vetrina brianzola proietta l’ex milanista in cadetteria con la maglia della Lucchese di tal Marcello Lippi, arriva un nono posto con un inizio esaltante, Marta infatti segna all’esordio col Piacenza nello 0-2 con il quale i rossoneri espugnano il Galleana, le buone nuove però terminano quì, infatti alla dodicesima esce al 61′ rendendosi, suo malgrado, indisponibile per tutto il torneo. In quel 92-93 le speranze del giovane friulano sono perciò quelle di un pronto riscatto, magari proprio in coppia con Di Francesco, con il quale condivide sogni e figurina.
La separazione
Le cose però andranno in maniera diversa per i due compagni di squadra: Eusebio sarà un perno della squadra che tra Orrico e Scoglio arriverà tredicesima, Marta invece metterà assieme appena cinque apparizioni delle quali per intero solo la gara di Lecce all’ultima giornata; il centrocampista friulano ci riprova anche la stagione seguente, in panchina arriva Fascetti ma la musica non cambia, per lui quattro panchine a inizio stagione e la decisione di scendere un gradino per cercare una continuità d’impiego, il 19 settembre 1994 a Brescia è l’ultima volta che le strade di Marta e Di Francesco si incrociano, Roberto ha il 16 ed è in panchina, Eusebio invece giostra in campo ma nulla può contro le giocate di Hagi (2-1 per le Rondinelle il finale).
Viaggio a Trapani
Da allora Di Francesco troverà la A a Piacenza e poi la consacrazione nella Roma giallorossa, dove tra le 101 presenze figurerà pure uno scudetto e l’esperienza con l’azzurro della Nazionale, indossato per 13 volte; un ritorno a Piacenza e poi le esperienze di Ancona e Perugia chiuderanno la sua parabola in campo inquadrata nei numeri da 252 gare in A e 199 in B!
Marta invece nel gradino inferiore trova l’Empoli che si salva ai playout (93-94) nonostante il buon mix tra giovani e vecchi, figurano in formazione infatti Birindelli, Montella, Marronaro, Gelain e Destro; Roberto sarà, assieme a Melis, il miglior marcatore della squadra con 5 reti.
Resta in azzurro anche per la C1 della stagione seguente, quando sulla panchina empolese si alternano D’Arrigo e Nicoletti, arriverà un undicesimo piazzamento e il decollo dell’aereoplanino Montella, autore di 17 gol! Nell’estate del ‘95, poi, Marta segue Nicoletti a Trapani, C1 meridionale, annata sofferta anche quella dove ritrova Simonetta (suo compagno a Lucca) e pure un giovane Vincenzo Italiano; la squadra non riesce a togliersi dalle secche dei playout, così ecco la doppia gara cruciale con la Turris che vale una stagione.
A Torre del Greco i trapanesi soccombono 2-0, ma al ritorno Marta lascia il segno nella storia granata, sbaglia un rigore nel primo tempo ma a sette minuti dalla fine realizza il 2-0 che pareggia i conti e regala la salvezza alla sua squadra, eroe per un giorno, idolo per sempre! Tappa seguente a Terni per portare i rossoverdi più in alto della stretta C2, ma l’avventura dura solamente nove partite (1 rete), perché a novembre saluta la compagnia e fa ritorno a Prato, dove con 17 gare e un gol dà il suo contributo al quinto posto finale in C1.
Arriva poi il triennio di Ascoli, con i bianconeri Marta gioca in C1 disputando 82 gare condite da nove reti, sono anni di sofferenza per il club che fu di Rozzi e arrivano un decimo, un ottavo e un terzo posto che se non fosse per il pareggio di Ventura al 119′ della finale playoff con l’Ancona varrebbe la Serie B.
Il tramonto dietro casa
A inizio del nuovo millennio l’avventura si chiama Savoia, il centrocampista di estrazione milanista accetta la corte di Morgia ed è protagonista, con 30 gare e due reti, del sesto posto finale, in squadra tal Fabio Paratici con il portiere Attilio Gregori; dopo un solo anno in Campania, ecco il secondo tris marchigiano, stavolta ha i colori strisciati della Vis Pesaro e in biancorosso Marta si dimostra affidabile con 73 gare e due reti, poi decide di chiudere con il calcio ad alti livelli accettando prima la proposta annuale del Bellaria (Serie C2 ancora con Varrella e nella quale non salta una gara siglando tre reti) e poi il biennale della Sanvitese, zona Tagliamento, aria di casa.
Qui Marta chiude il cerchi e ferma la palla, 66 gare e 12 reti nel campionato di Serie D gli permettono di dimostrare anche a casa che i numeri c’erano tutti, probabilmente è mancata la scintilla giusta, il momento, ma Roberto non se ne cruccia più di tanto, mica tutti hanno la figurina in comune con un nazionale!