Roberto Mandressi
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Roberto Mandressi
Se capiti nel Milan dell’unica retrocessione sul campo di tutta la sua storia, già non devi essere proprio fortunato, nemmeno se ti sei guadagnato sul campo l’appellativo di “Rensenbrink della Brianza” dopo che il barone Liedholm ti ha visto giocare nelle minori rossonere.
In realtà Roberto Mandressi nelle file rossonere ci era entrato nell’anno della stella, dopo essersi messo in luce nel Seregno in Serie C con 4 reti in 18 gare all’età di diciassette anni (nasce proprio a Seregno nel 1960).
Liedholm, in quella stagione “stellata”, lo porta in panchina in un paio di occasioni, ma l’esordio non arriva, nel 79-80 cambia la guida tecnica, arriva Massimo Giacomini e il 9-12-1979, a Bologna, mette dentro Mandressi al 75′, il ragazzo non sfigura e si guadagna i galloni da titolare per il recupero con il Napoli a San Siro, finisce male (2-1 per i partenopei) ma lui è l’unico a salvarsi, Castellini con due prodezze gli nega la rete e la stampa elargisce elogi al giovane attaccante milanista che però poi racimola solamente tre presenze a fine stagione.
Il Diavolo all’inferno
Lo scandalo del calciotruffa successivamente spedisce il Diavolo all’inferno e si decide così di mandare a maturare il ragazzo a Como, tanto da mantenerlo in Serie A; in riva al Lario Mandressi inizia bene, fa coppia con Nicoletti e alla quinta mette la firma su una delle due reti con le quali i lariani affossano l’Udinese.
Darwin Pastorin nel giudicare la gara si sbilancia sul futuro di questo ragazzo: “Elegante e determinato, farà parlare di sé” scrive su Tuttosport, ma il Como ha bisogno di salvarsi, non c’è tempo per far maturare i giovani e così arriva Cavagnetto che gli soffia il posto, relegandolo a comprimario di un complesso che comunque raggiunge l’obbiettivo; piccola soddisfazione personale ad aprile quando decide l’incontro di Mitropa Cup (1-0) contro i cecoslovacchi del Tatran.
I mezzi ci sono, la voglia anche, sembra che Mandressi sia sul punto di esplodere definitivamente, così il Milan (nel frattempo risalito in A) lo riporta all’ovile, ma la stagione 1981-82 sarà un calvario! Inizia bene giocando da titolare la seconda e la terza giornata, poi naufraga con la squadra e a fine campionato le presenze saranno appena sei con annessa discesa in Serie B!
Ricomincio da Pescara e Piacenza
Il contraccolpo è forte, urge cambiare aria e provare a ricominciare, così Mandressi si declassa in C1 con i colori di una candidata alla promozione (che centrerà) come il Pescara di Tom Rosati. La squadra è buona, ci sono Tacchi, Repetto, Joriatti e l’altro virgulto milanista Filippo Galli, ma l’idillio dura solo sei gare perché poi parte per Piacenza (sempre C1) dove sboccia con 7 reti in 24 partite, inutili però ad evitare il ruzzolone in C2 ai biancorossi.
Nell’estate 1983 accetta le offerte dell’ambiziosa Carrarese, i marmiferi sono giunti terzi in C1 la stagione precedente e puntano decisamente alla B, in squadra figura gente del calibro di Negrisolo, Somma e Marco Cacciatori; Mandressi giocherà 20 gare e siglerà due reti, il piazzamento finale sarà un buono ma inutile quarto posto.
Ormai l’ex promessa rossonera è un nome di punta della C1 e per il campionato 1984-85 viene ingaggiato dalla Cavese: i metelliani sono appena scesi dalla cadetteria e puntano a tornarci immediatamente, ma prima Benetti (nel senso di Romeo) e poi Viciani non trovano il bandolo della matassa, così si finisce quattordicesimi con Mandressi che però centra 12 reti, alcune delle quali entrano nella storia del club, come quella nel derby con la Salernitana (battuta in rimonta 3-1) o il decisivo gol ai rivali di sempre della Nocerina.
Agrodolce Catania
Finalmente il “Rensenbrink brianzolo” riesce a risalire la china, vola a Catania in cadetteria e lì si ferma un triennio che regala più dolori che gioie. Sono anni bui per il club di Massimino: Rambone, Mazzetti e Pace si alternano sulla panchina etnea ma non cavano un ragno dal buco, il primo anno arriva un anonimo tredicesimo posto e Mandressi timbra quattro reti in trentadue apparizioni, la seconda stagione due reti e una retrocessione che deprime la “piazza” e la terza un campionato senza infamia né lode concluso al decimo posto in C1 con Mandressi comparsa e autore di una rete in 19 apparizioni.
Gli ultimi fuochi
Sono lontani i giorni della carezze di Liedholm e delle speranze di San Siro, per Mandressi arriva un contratto a Campobasso (altra “piazza” in forte discesa) che lo vede prodigarsi in una realtà con l’acqua alla gola sotto tutti gli aspetti; trenta presenze e quattro reti non bastano ad evitare uno spareggio salvezza perso malamente con i biancoverdi del Monopoli (1-4 sul neutro di Catanzaro) che lo avranno tra le proprie fila nella stagione 89-90, quando farà da chioccia a giovani di prospettiva come Biagioni, Olive e Tangorra.
Quattro reti, tra le quali quella dell’ex al Catania, e poi un fugace ritorno a Carrara, chiuso dopo sole nove gare a causa di un infortunio che mette fine a un percorso che, per come era partito, avrebbe dovuto essere ben diverso.
Nel frattempo Rensenbrink è diventato leggenda di un’Olanda che ha raccolto molto meno di ciò che avrebbe meritato, proprio come lui, a partire da quel doppio miracolo di Castellini in quel lontano Milan -Napoli…