Raffaele Di Fusco
Il tempo di lettura dell'articolo è di 3 minuti
Raffaele Di Fusco: tutti lo ricordano come lo storico dodicesimo del Napoli prima, durante e dopo Maradona, dal marzo 1979 (l’11 la prima panchina in uno 0-0 con l’Inter) al maggio 1998, quando chiuse con un Napoli-Udinese 1-3 più retrocessione in Serie B al termine di un’annata disastrosa; dal Napoli di Vinicio a quello di Mazzone, Galeone, Montefusco e tutti coloro che si avvicendarono sulla panchina in quella stagione funesta, 290 panchine con i partenopei e 34 presenze, una delle quali particolare, con il 14 sulla schiena e schierato là davanti, sì, a provare a fare gol!

Era l’11 giugno 1989, palcoscenico il Del Duca di Ascoli, con i padroni di casa in rincorsa salvezza e il Napoli alle spalle dell’Inter dei record, gli uomini di Ottavio Bianchi si presentano nelle Marche con le forze ridotte al minimo, Maradona è indisponibile (le sirene Marsigliesi di Tapie sono molto attraenti, ma come Ulisse anche lui resisterà) così come Ferrara, il rincalzo Filardi e i titolari De Napoli, Fusi e Carnevale, insomma il mister è costretto a portare in distinta solamente 14 nomi, tra i quali Francesco Romano solo per onor di firma.
A detta di Bianchi, aveva in programma di portare due ragazzi (al tempo si andava in panchina in cinque) della Primavera, purtroppo infortunatisi all’ultimo momento; fatto sta che i Campioni d’Italia in carica iniziano la gara di Ascoli con il 10 sulle spalle del giovane Bucciarelli, Bigliardi con il 2 e Maurizio Neri affiancato a Careca.
Un Ascoli lanciato non può fermarsi davanti a una squadra sì più forte ma in palese emergenza, e così in 25 minuti la pratica è chiusa; prima Cvektovic (uno dei cognomi che faceva impazzire il compianto Tonino Carino) e poi l’ex Giordano (con esultanza annessa: una volta usava così, per fortuna!) portano i bianconeri sul 2-0 certificando l’ennesima salvezza.
Il Napoli poco può, l’Inter fa campionato a sé e il secondo posto è comunque blindato, perciò Bianchi cambia Bucciarelli con l’altro giovanissimo Portaluri al 56′ e poi, probabilmente, si fermerebbe lì se non fosse che al 79′ Careca si infortuna dovendo così abbandonare il terreno di gioco; ecco allora alzarsi dalla panchina, con l’insolito 14 sulla schiena, Raffaele Di Fusco che entra, tra lo stupore generale, per affiancare Maurizio Neri alla guida dell’attacco napoletano.

Pazzagli, portiere ascolano,sorride nel trovarselo di fronte e pochi istanti più tardi si trova a neutralizzare un colpo di testa proprio di Di Fusco, che incorna a botta sicura un angolo da destra! Non succede poi molto, l’insolito attaccante tocca qualche pallone ma il Napoli non ha la forza di reagire, termina 2-0 per i ragazzi bianconeri e Di Fusco uscirà tra i sorrisi e gli applausi di compagni e avversari; la domenica successiva Bianchi, quasi a ringraziare il portiere per la sua disponibilità, lo schiera titolare al San Paolo nella gara che terminerà 0-0 (grazie anche a un paio di interventi risolutivi di Di Fusco) con il Pisa.

Di Fusco resterà a Napoli fino al 1998, se si eccettua una breve parentesi al Torino nel triennio 90/93, si accomoderà molte altre volte in panchina giocando pure qualche volta, ma il 14 sulla schiena non lo metterà mai più.
E chissà se, quando qualche anno dopo Rampulla segnò di testa all’Atalanta, qualche rimpianto lo ha assalito…