Paolo Rossi, è lui o non è lui?
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Paolo Rossi
Per… Paolo Rossi, invece, la strada degli equivoci è ancora più difficile, visto che ha pure il nome del Pablito nazionale. Lui, classe 1962, viene scovato a Massa dal leggendario Ellena, che lo porta al Torino dopo un provino.
In serie B con la Cremonese
Tecnica da vendere e modi da bravo ragazzo lo proiettano alle porte della prima squadra, poi arriva il prestito in B alla Cremonese e lì si comincia a fare sul serio. «Mi vide Cesini in un Genoa-Torino Primavera e mi opzionò in caso di promozione in B, feci tre gol quel giorno, i grigiorossi salirono e io mi trovai tra i grandi; captai subito che non erano le giovanili, vigeva ancora un certo nonnismo tra vecchi e ragazzi; io ero bravino, ma caratterialmente peccavo in personalità, ero un buono».
Per Rossi ci sono 7 spezzoni di gara a Cremona, ma la stagione gira male, salta Vincenzi e arriva Mondonico che si affida ai “vecchi”. «Il Mondo era il mio mister in Primavera, ma una volta subentrato a Vincenzi disse chiaramente che per salvarsi gli serviva la vecchia guardia. Ebbe ragione lui».
Il periodo al Piacenza
L’82-83 vede il ragazzo scendere in C1 a Piacenza, tre campionati differenti che lo aiutano comunque a capire che il mondo non è così dorato. «Il primo anno a Piacenza presi confidenza con un campionato difficilissimo per uno leggero e tecnico come me, finì con una retrocessione ma mi confermarono. La seconda stagione vincemmo la C2 e fui protagonista con Titta Rota, un mister vecchio stampo ma leale; l’ultimo anno giocai poco, avevo il servizio militare e desideravo andar via, ma la società non ne volle sapere».
Il Derthona e la Carcarese
Riprende da Tortona la strada di Rossi, un anno di C2 tranquillo e al secondo una promozione inaspettata e per questo stupenda. Potrebbe essere la porta per risalire, invece la stagione successiva il ragazzo è in Promozione! Carcare, entroterra savonese!
«Sbagliai io, con la promozione del Derthona pensavo mi si aprissero porte importanti, non avevamo allora il procuratore e ci arrangiavamo da soli. Rifiutai un biennale a Tortona in attesa di chissà che, quando mi resi conto dell’errore tornai sui miei passi ma era tardi, la società si era già mossa! Così restai ad allenarmi fino a ottobre con la truppa di Pelagalli, ma non si sbloccò niente, finché a Milano conobbi il presidente della Carcarese che mi paventò l’idea di aiutarlo a salire in Interregionale. Accettai dopo averci pensato, ma una volta visto quel campo in terra e il piccolo paese fui preso quasi dallo sconforto. Trent’anni dopo posso dire che, a livello di rapporti umani, è stata l’esperienza più bella della mia carriera, ma più di una sera mi ritrovai seduto sulla panchina a pensare a dove ero finito…».
Il ritorno in serie C
La buona stagione a Carcare (una dozzina di gol più la promozione) vale a Rossi la risalita in C1 a Livorno, poi un triennio nella tranquillità di Cuneo in C2 prima di due campionati in D tra Savona e Sanremo che precedono la discesa nelle categorie inferiori.
«Avevo poco più di trent’anni, problemi fisici non indifferenti e un’attività avviata (bar), nel piacentino, con la mia prima moglie; decisi di avvicinarmi a casa accettando la corte del San Rocco al Porto prima e del Castel San Giovanni poi».
L’addio al calcio giocato
Oggi Rossi gestisce (assieme alla seconda moglie) una catena di negozi di abbigliamento a Pisa, ha allenato molto i giovani e vanta un paio di campionati a livello di prima squadra. A volte deve decidere se qualche ragazzo vale o non vale, e la prima cosa che guarda è la grinta: «Quella che è mancata a me, la cazzimma napoletana! Ero tecnicamente valido, ma non sentivo la voglia di “arrivare”, vedevo solo il lato ludico della situazione e l’ho pagato. Avrei decisamente potuto fare qualcosa di più…».