Paolo Negro, Paolo in Caldo
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Il suo anno da incorniciare nacque da un’emergenza. Era una domenica di novembre del ’97, la Lazio doveva scendere in campo a Piacenza e sapeva di non poter contare su Alessandro Nesta, bloccato da un’influenza.
Così, Eriksson chiese a Paolo Negro di provarsi nel ruolo di centrale, il ragazzo accettò e colse al volo un’occasione d’oro. Di lì a un mese, complice l’infortunio di Lopez, la coppia di difensori centrali della Lazio divenne un cardine della squadra: Negro e Nesta, coppia insuperabile.
Non si è montato la testa per questo, il ragazzo. Anzi, l’umiltà è rimasta una delle sue grandi doti, se la porta dietro dai tempi in cui giocava a Brescia e a Bologna, non gli è mai mancata nella sua esperienza alla Lazio, coronata dopo sette anni dal titolo di campione d’Italia.
Certo, non è stata questa la stagione migliore per il difensore vicentino, il fatto di doversi riproporre sulla fascia gli ha fatto perdere un po’ della brillantezza passata.
Ma Dino Zoff conta su di lui, e gli ha dimostrato fiducia in occasione del viaggio europeo. Di sicuro perché conta molto sulla sua duttilità, sulla sua capacità di interpretare ruoli diversi e sulla sua voglia di fare gruppo, che in occasioni come questa può risultare fondamentale.
Per gli stessi motivi, in fondo, lo aveva chiamato Arrigo Sacchi, ai tempi del suo fallimentare assalto all’Europa: la prima volta fu il 16 novembre del ’95, nella partita persa a Palermo (1-2) contro la Croazia durante la fase eliminatoria del torneo.
L’avventura continua, e questa volta si spera con diverse fortune.