Paolo Maldini, bello e possibile
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Pochi, ma buonissimi: e Paolo Maldini senza dubbio è uno di quelli. L’Italia nel classico ruolo di terzino sinistro ha prodotto scarse ma preziosissime gemme. Da Renzo De Vecchi a Virgilio Maroso, da Giacinto Facchetti ad Antonio Cabrini.
E da più di un decennio a questa parte, Paolo, epigono di questa dinastia di giocatori polivalenti. Difensore per posizione, ma pure efficace nelle proiezioni offensive. Un prototipo quasi perfetto: alto, potente, veloce, buon colpitore di testa sia nella sua area che in quella avversaria, efficace nel tackle e con preciso tocco ambidestro. Perfetto nei recuperi difensivi. Insomma, un giocatore completo: e lo si è visto da subito.
Paolo ha debuttato a 16 anni in Serie A, a 19 in maglia azzurra: è l’uomo simbolo dell’epopea del Milan berlusconiano, sin dai primi anni. Le istantanee migliori su di lui, brevi ma sintomatiche, le hanno fornite i due allenatori simbolo della dinastia vincente rossonera.
Arrigo Sacchi: «Sembra un purosangue. Ha stile, eleganza, potenza: che spettacolo».
Fabio Capello: «Paolo Maldini è il miglior difensore del mondo». Di più sarebbe stato difficile sbilanciarsi.
Le premesse per sfondare, d’altronde, c’erano tutte. Viene da una famiglia vincente come nessun’altra: papà Cesare fu grande difensore del Milan tra gli anni Cinquanta e Sessanta, conquistando 4 scudetti, una Coppa dei Campioni e una Coppa Latina.
Paolo di scudetti finora ne ha messi insieme 6, aggiungendovi tre Coppe dei Campioni, tre Supercoppe Europee, due Coppe Europa-Sudamerica e due Supercoppe italiane.
È uno dei 40 giocatori al mondo che hanno disputato più di 100 partite con la casacca della propria Nazionale, dove il padre tra l’altro lo ha allenato per 19 gare. «Non ho mai sentito la pressione addosso in quelle occasioni» ricorda Paolo, «stavo male invece quando avevo dodici-tredici anni e giocavo nelle giovanili del Milan. Soffrivo le frasi pesanti, che mi dicevano alle spalle, dandomi del “raccomandato”».
Con papà naturalmente c’è stato pure qualche attrito: uno è andato addirittura in mondovisione, ai mondiali del 1998, quando Paolo, durante il match col Camerun, rispose duro a Cesare, che a suo avviso stava mettendo un po’ troppa tensione addosso alla squadra in difficoltà.
Episodi isolati. Quasi impossibile trovargli un difetto: Paolo Maldini è davvero bravo in tutto: faccia da attore, oltre al “phyisique du role“, negli spot pubblicitari, disc jockey per radio. Polivalente per vocazione.