Paolo Benedetti
Il tempo di lettura dell'articolo è di 5 minuti
Stadio Partenio di Avellino, 19 gennaio 1986, è pomeriggio inoltrato quando un biondo pisano decide che è il momento di scoccare il dardo fatale al cuore dell’Inter; marcato stretto da Bergomi (una volta i difensori marcavano per davvero…), vede spiovere da destra un pallone calciato da Agostinelli e in una frazione di secondo capisce che può fare solamente una cosa: rovesciata che fredda Bergomi e uccella Zenga! Avellino -Inter 1-0, arrivederci a domenica prossima.
Non tutte le strade portano a Romeo…
Paolo Benedetti nasce a Pisa nel 1961 e in realtà sarebbe giusto in tempo per essere notato da Romeo Anconetani, ma non succede, così cresce nella vicina Lucchese e con i rossoneri esordisce in C1 nella stagione 1978-79; è subito retrocessione, scende in C2 diventando uno dei pilastri della squadra che giunge terza e a fine stagione arriva la chiamata della Pistoiese di Melani, che si appresta ad affrontare la Serie A per la prima volta nella sua storia.
Un assaggio di paradiso
Tiro dalla distanza, colpo di testa, inserimenti dalle retrovie, rovesciata, nelle corde di questo ragazzo ci sono davvero un sacco di giocate e a Pistoia le mette in mostra alla grande; segna la prima rete della Pistoiese in A alla seconda giornata, di testa all’Udinese, e poi si esibisce per tutta la stagione su altissimi livelli nonostante la sua “olandesina” (soprannome degli… Orange pistoiesi dell’epoca) retroceda senza appello dopo un girone d’andata stupendo e uno di ritorno da film dell’orrore.
Genoa per lui
La tappa successiva è il Napoli di Rino Marchesi, 27 gare senza reti sono il contributo a un ottimo quarto posto in un centrocampo con il talentuoso Musella, Guidetti, Criscimanni e Vinazzani; incomincia sotto al Vesuvio anche il campionato 82-83, ma a ottobre (senza ancora aver giocato) passa al Genoa di Gigi Simoni mettendo assieme 19 gare, una rete alla Juventus e una salvezza brillante.
È rossoblù anche per l’83-84, ma questa volta il suo buon campionato non basta a evitare la discesa agli inferi della B; Benedetti disputa 29 gare, segna ancora alla Juventus e poi il gol vittoria a Catania (1-2), ma il grifone retrocede. In Liguria arriva Burgnich, che lo pretende nella sua formazione tipo, il biondo centrocampista accetta ma il sesto posto finale (nonostante altri 29 gettoni di presenza e due reti) sarà una grossa delusione per l’ambiente, così Benedetti risale in A per indossare la casacca dell’Avellino, dove si fermerà per quattro stagioni diventando un idolo della tifoseria irpina.
Il lupo d’Irpinia
Nella prima stagione stabilisce il record personale di segnature, 5 reti compresa la spettacolare rovesciata all’Inter descritta in apertura; nella seconda invece, diretto da quel vecchio marpione di Vinicio, è pedina fondamentale in uno scacchiere che regala ad Avellino uno splendido ottavo posto, raggiunto anche grazie alle sue 4 reti, due delle quali segnate a Brini nell’incredibile Udinese-Avellino 2-6!
Il terzo campionato in Irpinia invece termina come nessuno vorrebbe, i lupi partono a rilento e a fine andata contano solamente 7 punti, Benedetti è colonna portante della squadra, segna nel pari casalingo con l’Ascoli ma i biancoverdi annaspano sul fondo; Bersellini sostituisce Vinicio e, dopo un inizio stentato, imprime un deciso cambio di marcia, l’Avellino ottiene 16 punti nel girone discendente, ma gli irpini scendono in B per un solo punto in meno delle concorrenti!
Leccezione
Il biondo centrocampista così, dopo una stagione personale comunque positiva, accetta la corte del neopromosso Lecce e in Salento scopre un piccolo paradiso, si ferma ben 5 stagioni nelle quali diventa un beniamino del pubblico per le sue giocate, le reti decisive e spettacolari (come quella al Torino all’ultima giornata del campionato 88-89, che condanna i granata alla B salvando i salentini!) e quel mix di qualità e quantità che in Puglia adorano senza obiezioni!
Con i giallorossi, Benedetti scivola in B al termine della stagione 90-91, si ferma in cadetteria la stagione successiva senza tuttavia riuscire a ritrovare la A, categoria che riconquista al termine del campionato 1992-93, quando gli riesce l’en-plein di disputare tutte le 38 gare di campionato.
Mister Bolchi però abdica, così arriva Sonetti e per il biondo pisano non c’è né accordo né spazio, dopo 152 gare e dodici reti a strisce giallorosse Paolo decide che è l’ora di appendere le scarpe al chiodo; il palmares è di tutto rispetto: 263 gare in A, 93 in B e oltre 30 reti nelle prime due serie nazionali, più otto presenze nell’Under 21 di inizio Anni 80.
Chiusura in… bellezza
Ironia del destino, l’ultima gara la gioca contro la “sua” Lucchese, ma passato qualche anno ci ripenserà e calzerà ancora per 7 volte le scarpe da calcio con la maglia del Pisa (nel frattempo relegato in C2, era il 1996-97!), quasi come a voler dimostrare al clan nerazzurro che se se ne fossero accorti vent’anni prima.…
Il bello del calcio si potrebbe definire, sia lui che la sua carriera, bellezza con la quale ha a che fare giornalmente nel centro estetico che gestisce a Pisa assieme alla moglie, ma se dalle sue parti piovesse un pallone, come si comporterebbe?…