Paolo Agabitini – Figli di un Pallone Minore
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Paolo Agabitini
Aveva impiegato dieci stagioni, Paolo Agabitini, per guadagnarsi il suo sogno, partito dalla Ternana, dove aveva fatto la trafila nel Settore Giovanile, in Serie B, e poi inviato negli infernali gironi della serie C a farsi le ossa.
Monopoli, Lanciano, Casarano, Civitanova Marche e Macerata, un valzer non proprio viennese, una musica fatta di campi polverosi, punte (da marcare) spigolose, pubblici infuocati e volontà da vendere.
Aveva esordito in B giovanissimo con la Ternana, Omero Andreani gli aveva fatto disputare due gare nella stagione 76-77, mentre non ne aveva giocata nessuna quella dopo, quando il mister era però Rino Marchesi e fino all’ultimo si provò a salire in Serie A (per un paio di punti la spuntarono Avellino e Catanzaro).
Giocare a Monopoli
La stoffa c’era, il fisico pure per fare il libero o lo stopper, così il giovane classe 1959 se ne va in C a imparare il mestiere, a Monopoli, Serie C2 girone meridionale, dove può apprendere i trucchi del mestiere dalla vecchia bandiera barese Pasquale Loseto, una fugace passerella a Francavilla e via per Lanciano, dove mister Balugani lo valorizza e il Casarano di Antonio Filograna lo prende per disputare una C2 da neopromossa che terminerà con lo storico sbarco in C1, dove Agabitini giocherà tre campionati.
Nell’estate 1984 accetta poi le offerte della Civitanovese di mister Sensibile, la squadra è forte e punta alla C1 (Bruniera, Barcella, Pigino e Castronaro i nomi di spicco), ma si ferma al terzo posto e di lui si ricorda Gianni Balugani, che lo porta a Macerata dove arriva un’altra promozione sfiorata che a fine anno vale però la chiamata in A da parte dell’Ascoli di Rozzi, dove nel frattempo Sensibile è diventato allenatore e si è ricordato di quel ragazzo di buoni mezzi e volontà.
Luci a San Siro
Alla prima di campionato il ragazzo proveniente dalla gavetta si gode dalla panchina l’impresa dei bianconeri che sbancano San Siro (casa Milan) con una rete di Barbuti, poi Sensibile salta alla decima e arriva Ilario Castagner, che eredita una squadra in palese difficoltà; al termine del girone di andata l’Ascoli è penultimo con soli 8 punti e Agabitini ha collezionato quattro presenze in panchina senza riuscire a esordire in massima serie.
Quel 18 gennaio 1987 al Del Duca ecco ospite il Milan di Liedholm per la prima di ritorno, i rossoneri sono terzi a tre punti dal Napoli di Maradona e contano di continuare la corsa.
La giornata è tipica della stagione, il campo appiccica fango ai pantaloncini dei protagonisti e la gara comincia con Agabitini in panchina, ma al minuto 8 Catello Cimmino, promessa rossonera in prestito all’Ascoli, si scontra con Franco Baresi e ci rimette i legamenti del ginocchio destro e pure la carriera (proseguirà tra Como, Avellino e Ischia senza ritrovare lo smalto dei giorni migliori), così arriva il momento di Agabitini che corona dieci anni di sacrifici: il sogno però dura solo dodici minuti, perché al 20′ rimane vittima di infortunio e pure lui e deve lasciare il campo, sostituito da Marchetti e limitando a quell’unica presenza il suo contributo stagionale alla causa bianconera; per la cronaca l’Ascoli vincerà eroicamente quella gara grazie a un eurogol dalla distanza di Pusceddu al 71′, geniale nel calciare al volo una respinta di Giovanni Galli.
Chiusura in Eccellenza
Agabitini si prenderà la sua rivincita la stagione successiva, quando con 20 presenze sarà uno degli artefici dell’ennesima salvezza in massima serie dei marchigiani, poi come una divinità marina che ritorna negli abissi, ridiscende in C2 per un biennio con i rossoneri del Lanciano, una successiva stagione a Ravenna e un’esperienza al Savoia, l’ultima tra i professionisti; la voglia di dimostrare ancora qualcosa però c’è, e così Agabitini firma prima con la Rossanese in Interregionale e poi con l’Interamnia Termoli, che aiuta a vincere l’Eccellenza per poi restare nel successivo campionato di Interregionale.
A questo punto è giunta l’ora di appendere le scarpe al fatidico chiodo, la fine di una carriera particolare che gli ha regalato la soddisfazione, dopo tanta gavetta, di incrociare le armi con Maradona, Van Basten e Baggio: ogni tanto anche nel calcio i sacrifici vengono premiati!