Non si uccidono così anche i cavalli?
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Quando ho iniziato a scommettere sui cavalli, gli astronauti americani dovevano ancora mettere piede sulla Luna (ma l’hanno poi fatto davvero? Boh…). Quando ho smesso di scommettere sui cavalli, il mondo ancora si interroga sul piano di Elon Musk per “colonizzare” Marte. Insomma, ne è passato, di tempo…
L’ippica è stata una mia grande passione e mi ha lasciato una dote di ricordi dal valore inestimabile. Perché dietro una semplice puntata c’è lo studio della corsa, delle caratteristiche dei cavalli, della bravura dei driver, c’è la dritta sussurrata all’orecchio da un amico, c’è la capacità di ricordare quel cavallo che “l’altra volta ha fatto un numero, stavolta vince” (e puntualmente non lo fa).
La scommessa ippica – senza voler essere blasfemo – è una specie di riassunto delle Virtù Teologali: Fede, Speranza, Carità. Fede nel tale cavallo, speranza che oggi sia il giorno giusto; quanto alla carità, beh, chi punta sui cavalli finisce sempre a chiedere la carità…
Una morte annunciata
Scherzi a parte, l’ippica è in stato comatoso ormai da una ventina d’anni, vittima di chi l’ha svenduta per gestire le scommesse sportive, vittima di politici inetti, vittima – diciamolo – della stessa ingordigia di certi malfattori che hanno munto la vacca (pardòn, la cavalla) finché han potuto e poi sono fuggiti rubando pure le ultime balle di fieno.
Nonostante questo, si continuano a sfornare cavalli eccezionali, si continua ad andare all’ippodromo (sempre meno persone, ma ci si va), si continua a scommettere. Come sempre, puoi vincere o perdere. Ma puoi anche aver meritato di vincere e non andare alla cassa.
Il danno e la beffa
È successo ieri, domenica 4 giugno, all’ippodromo Arcoveggio di Bologna. Quinta corsa, retta d’arrivo a fruste levate tra la battistrada Duchessa Grif e l’arrembante Don Amore Como.
Duchessa è stanca, Don Amore più fresco e le dà lo spunto addosso a un centinaio di metri dal palo. Sembra poter prevalere, ma improvvisamente – apparigliandola – rallenta la propria azione, come si suol dire “si stoppa lì”.
Morale della favola: prima Duchessa Grif, secondo Don Amore Como. Subito dopo l’arrivo, suona la sirena che preannuncia l’intervento della Giuria che vuole rivedere il film della corsa.
Lo vogliamo rivedere tutti, anche quelli a cui è sfuggito che Duchessa Grif, difendendosi, ha allargato verso destra, agganciando la ruota sinistra del sulky dell’avversario, impedendogli così di completare il sorpasso.
Vedo, non vedo…
È il VAR di noi cavallari. Dopo qualche minuto, la Giuria convalida l’ordine d’arrivo. Vi devo descrivere l’incazzatura di chi aveva puntato Don Amore Como a 3 e si trova con un biglietto di carta straccia o ci arrivate da soli? Come è possibile che TUTTI abbiano visto l’allargamento e la GIURIA NO? Trascorre qualche altro minuto, giusto il tempo di far sbollire la rabbia (non è mica la prima volta che hai perso, no?), e viene affisso in bacheca il documento che pubblichiamo e a quel punto alla rabbia si aggiunge il disgusto.
Il Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste comunica il “Provvedimento disciplinare adottato dalla Giuria presso l’ippodromo Arcoveggio nei confronti del gentleman Filippo Monti (il guidatore di Duchessa Grif, che tanto per chiarire è un amico, n.d.r.)”.
La Giuria appieda Filippo per 5 giornate “per aver deviato dalla propria linea di corsa, in retta d’arrivo, disturbando il concorrente all’esterno”. Capito? Per esemplificare, è come se nel calcio mostrassero il cartellino rosso a un calciatore per aver commesso un fallo in area e poi non concedessero il rigore… MA SIETE SERI?
A chi chiedere il rimborso?
A questo punto, il proprietario, l’allenatore, il guidatore (Matteo Zaccherini, altro mio carissimo amico, Campione d’Italia gentlemen 2022 e capofila della classifica 2023) di Don Amore Como, oltre ai tanti – me compreso – che avevano affidato i loro eurini alla scommessa sul vincente, a chi chiedono il legittimo rimborso? Al presidente della Giuria, avvocato Stefano Marzialetti, nel frattempo giriamo il tit