Non ho intervistato Mancini
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Per me, Roberto Mancini non è un amico: è un fratello minore. Così oggi, leggendo i quotidiani italiani, mi sono preoccupato: davvero in Arabia Saudita già lo contestano? Davvero il presidente della Federcalcio araba ha valutato il suo licenziamento?
Ho provato a rintracciarlo, ma forse era nella sala di tortura per il Ct e il telefono non prendeva. E allora? Allora ho realizzato un’intervista impossibile, nel tentativo di capirci qualcosa.
Roberto, ho letto su gazzetta.it, a firma Filippo Maria Ricci: “Il presidente della federcalcio saudita, Yasser Al-Misehal, intervenuto alla tv nazionale SSC, ha espresso il sentimento del Paese: «L’uscita dell’allenatore è del tutto inaccettabile. Parleremo con lui di quanto è accaduto. Ha il diritto di spiegare il suo punto di vista, l’ascolteremo e poi decideremo l’azione appropriata». Da qui l’idea di un possibile licenziamento. Che però nel corso della mattinata come detto si è via via raffreddata per questioni economiche e d’immagine”. Davvero rischi già il licenziamento?
«A me non risulta di essere già “in pericolo”».
Perché un (ex) gigante dell’editoria italiana come la Gazzetta dovrebbe inventarsi retroscena del genere?
«Non ne ho idea, magari sono più introdotti di me nell’ambiente e sanno cose che io non so, oppure sono solo scocciati perché li ho querelati per le bugie scritte sul mio conto l’estate scorsa».
Hai querelato La Gazzetta dello Sport? I giornali, generalmente, cercano di risolvere quelle vicende arrivando a una soluzione amichevole…
«L’hanno fatto, però la mia richiesta non deve essere piaciuta».
Che cosa hai chiesto?
«La prima pagina della Gazzetta con la mia foto e il titolo “Scusa, Roberto”».
Gliel’hai appoggiata di tacco, come tanti anni fa contro il Parma… Però mi risulta che anche con altri miei colleghi italiani i rapporti non sono un granché…
«Se ti riferisci a quello che per una vita ha detto di essermi amico e poi s’è inventato nefandezze sul mio conto per compiacere qualcuno, non ti preoccupare: mi ha appena inviato un messaggio. “So che non ti interessa, ma mi dispiace”. Poverino…».
Leggo sul Corriere dello Sport, a firma Fabrizio Ponciroli, che “la vittoria della Coppa d’Asia era un obiettivo dichiarato dall’allenatore campione d’Europa in carica”…
«Quando mi è stato chiesto – e non certo dal Ponciroli – un pronostico sulla Coppa d’Asia, ho sempre detto che era una manifestazione molto equilibrata, con quattro squadre (Australia, Giappone, Corea del Sud e Iran) superiori alle altre. Prendi la partita di ieri sera: Corea 20ª nel ranking Fifa, valore mercato 156 milioni; Arabia 56ª nel ranking, valore mercato 15 milioni. Sarei un imbecille, se avessi detto che la Coppa d’Asia era un obiettivo dichiarato. Poi te la giochi con tutti, ovvio, e se non fossimo finiti fuori in quel modo i ragazzi si sarebbero tolti parecchie soddisfazioni, perché la squadra è cresciuta davvero tanto, in questi mesi».
Ultima cosa: davvero hai lasciato il campo prima dell’ultimo rigore perché per te la partita era finita?
«A parte che, in pratica, il destino era chiaro, mi sono allontanato dalla panchina dopo aver subito il gol del pareggio al termine di un recupero di dieci minuti che mi era sembrato eccessivo e dopo aver visto il portiere coreano lasciare la linea di porta su entrambi i rigori sbagliati dai miei. A proposito, in Italia che voto hanno dato all’arbitro?».