Matteo Zaccherini Uno su 1.000 ce l’ha fatta!
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C’è il “Mille e non più Mille” che spaventò i poveri di spirito a cavallo dei due millenni. Ci sono i Mille di Garibaldi, che in realtà erano 1.084 ma già all’epoca comandava la “comunicazione efficace”. Ci sono le Mille bolle blu di Mina, che raccontano un amore frizzante. C’è poi quell’Uno su Mille ce la fa di morandiana memoria, e qui finalmente ci siamo (o quasi). Perché mercoledì 30 ottobre a Trieste, ippodromo Montebello, davvero Uno (un gentleman, ovvero un proprietario di cavalli che i cavalli se li guida pure) ce l’ha fatta. Portando al traguardo Anakin del Brenta, il bolognesissimo Matteo Zaccherini ha centrato la millesima vittoria in carriera, un’impresa – se non proprio da Guinness dei Primati – sicuramente da celebrare. 49 anni, in procinto di vincere il settimo scudetto della categoria (2010, 2011, 2015, 2016, 2022 e 2023 i precedenti), Matteo porta a casa un altro alloro che va raccontato.
Mille vittorie: ricordi la prima?
«Il tempo passa troppo in fretta, ma il ricordo è nitido: Arcoveggio di Bologna, 6 giugno 2009, tre giorni prima avevo ritirato il tesserino da gentleman e vinsi la corsa di centro con Gadiola Zn battendo, tra gli altri, il favoritissimo Ice Tea guidato da Michele Canali, che all’epoca si divertiva a vincere scudetti a ripetizione».
Era… lo Zaccherini dell’epoca…
«Tu l’hai detto. E io ti dirò di più. Quel giorno feci addirittura un doppio, perché vinsi pure con Camelot, un cavallo difficilissimo, una corsa con i nastri, e grazie a questi due successi io, neogentleman, mi aggiudicai quello che allora si chiamava Trofeo Mercedes, una splendida coppa che ovviamente custodisco gelosamente in bacheca».
Visto che ci siamo, raccontaci l’ultima, di vittoria…
«Ho avuto la fortuna di festeggiare la millesima vittoria in una corsa fantastica, un arrivo al cardiopalma con quattro cavalli sulla stessa linea. La soddisfazione è maggiore perché – senza inutili ipocrisie – ci ho messo del mio: ho centellinato le forze del vecchio Anakin del Brenta in modo da riuscire a mettere sul palo quei pochi centimetri, fra lui e gli altri, che hanno fatto la differenza».
Tra le mille vittorie, qual è stata quella più importante in assoluto?
«Ho vinto molte corse importanti, anche all’estero, ma credo che la più importante sia quella ottenuta a marzo, qui a Bologna, con Castore Lux, che mi ha consentito di vincere il campionato italiano “in casa”. Adesso spero di aggiornare questa personalissima classifica, magari vincendo un campionato europeo o mondiale…».
Tra una vittoria e l’altra, ti sei pure tolto lo sfizio di battere – in sulky a Domingo Bar – il record del Mondo (1.11.4) sul doppio chilometro con partenza fra i nastri…
«Sì, però in questo caso il merito va soprattutto al suo allenatore, Afrim Shmidra. Gli ho portato il cavallo dopo una parentesi nelle scuderie di Alessandro Gocciadoro. Il cavallo aveva perso un po’ di forma, di smalto e, di comune accordo con Alessandro, ho deciso di portarlo ad Afrim, un trainer emergente che non ha niente da invidiare agli altri. Lui l’ha rivitalizzato e mi ha permesso un’impresa difficilmente ripetibile».
L’ippica è in stato comatoso da un paio di decenni: hai una “ricetta” per riportarla agli antichi splendori?
«Da un punto di vista tecnico, per assurdo, gode di uno stato di salute che non ha mai avuto: abbiamo allenatori, guidatori e cavalli “top” a livello mondiale, vinciamo in Francia, in Svezia, negli Stati Uniti e ovunque corriamo. Ci manca il grande pubblico, quello che un tempo c’era. Siamo poco pubblicizzati, le reti televisive nazionali ci hanno completamente abbandonato e si sa che la pubblicità è l’anima del commercio. E il problema grave è che il movimento si regge sulle scommesse e oggi la scommessa ippica appare obsoleta, oltretutto con una tassazione che la rende meno appetibile rispetto ad altre. Ecco, sarebbe ora che qualcuno mettesse mano al regolamento delle scommesse e le rendesse quanto meno in linea con le altre».
Il più amico dei tuoi “nemici” in pista, Filippo Monti, recentemente ha deciso di cimentarsi con i professionisti, abbandonando la categoria Gentlemen, come aveva fatto qualche anno fa Antonio Simeoli: hai mai pensato di “saltare la barricata” anche tu?
«Mi è stato chiesto parecchie volte, ma non lo farò mai. Sento “mio” il ruolo di gentleman e cerco di portare avanti il ruolo al mio meglio. Quand’ero un ragazzo, Michele Canali mi ha “educato”: ecco, io vorrei essere un esempio per le nuove generazioni. Come ti ho detto all’inizio? Ah, già: Il tempo passa troppo in fretta».
Mentre tu in pista fai sfracelli, le altre tue passioni sportive, Bologna e Fortitudo, sono – per usare un eufemismo – meno vincenti di te: stadio e palasport sono ancora la tua seconda e terza casa, assieme all’ippodromo?
«Soprattutto lo stadio. Ho l’abbonamento per il campionato e per la Champions, sono andato a Liverpool. Per uno che ha mandato giù 49 anni di magoni in rossoblù è un’annata da vivere appieno e me la voglio godere al massimo. I risultati finora non sono stati quelli che speravamo, ma le attenuanti non mancano: per ora il mercato ha aggiunto poco rispetto alla squadra della scorsa stagione, Ferguson sta per rientrare e lui gli equilibri li sposterà di sicuro, lo stesso Italiano ha lavorato – fra pausa per le Nazionali e infortuni – in condizioni non ottimali, avendo pure l’impegno europeo. Insomma, sono convinto che questo sarà un Bologna “diesel”, farà molti più punti nel girone di ritorno rispetto all’andata. Serve pazienza e serve umiltà: è una squadra da ottavo posto, se ti va tutto bene arrivi quinto come l’anno scorso e se ti va male arrivi decimo. E non dev’essere un dramma. Per quanto riguarda la Fortitudo, quando l’ippica e il calcio… me lo consentono, prendo il biglietto e vado al Palazzo. Trasferte, quest’anno, non ne ho ancora fatte: vediamo se capita».
Fausto, il proprietario dell’Osteria del Podestà in centro a Bologna, è il tuo sponsor da sempre: per festeggiare questo ennesimo successo preparerà un Mille…foglie speciale?
«Conoscendolo, altro che millefoglie: preparerà una roba da 1.000 persone! È entusiasta della cosa e vuole organizzare una festa di cui si parlerà parecchio. Perché assieme a me, c’era pure lui quelle mille volte a tagliare il traguardo per primo…».