Massimo Palanca – Figli di un pallone minore
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Massimo Palanca
L’estate 1984 porta in dote al Napoli tale Diego Armando Maradona e la città impazzisce, c’è bisogno di ricominciare a sognare dopo un campionato sofferto nel quale ci si è salvati per un solo punto conquistato in più di Lazio (salva per la classifica avulsa) e Genoa (mestamente retrocesso in Serie B), si riparte dal confermato tecnico Rino Marchesi e come a capodanno si getta via tutto ciò che riguarda il vecchio.
“Vittima” del Pibe
Tra queste cose c’è anche un giocatore che a Napoli non è esploso, Massimo Palanca. Arrivato da Catanzaro con l’etichetta di Re di Calabria, ha faticato tremendamente per ritagliarsi uno spazio al San Paolo; dopo una prima stagione sottotono passa in prestito al Como, rientra a Napoli ma non funziona, dissapori con Marchesi ne minano la tranquillità e la rendita, cosi a maggio del 1984, e precisamente il 13, entrando a inizio ripresa in quel di Torino (Comunale per i più giovani) durante l’ultima giornata, mette fine alla sua esperienza partenopea.
Il Napoli vira, come detto, sul Pibe de oro, mentre Palanca resta al palo, escluso dal nuovo progetto attende la chiamata di qualche società magari di Serie B, al massimo di C1, la C2 no, sarebbe troppo!
E invece la chiamata arriva, a campionato iniziato, da Foligno, dove la locale squadra di calcio è appena scesa proprio in C2 dopo un una stagione deludente al piano superiore ed è allenata da Dante Fortini, il quale ha come obbiettivo il ritorno in C1; le avversarie si chiamano Fano, Brindisi, Civitanovese e il Foligno vuole uno dei due posti per risalire, così dopo un buon avvio di stagione nel quale la squadra si assesta nelle posizioni di vertice grazie alle reti di Olivetti, ecco l’idea di tesserare un pezzo da novanta.
Una lotteria per averlo
Da quelle parti si narra ancora oggi che venne organizzata pure una grande lotteria (primo premio un’automobile) per raccogliere i fondi per tesserare Massimo Palanca, fatto sta che il numero 37 (di scarpa) più famoso dello Stivale arriva per davvero.
Esordisce alla tredicesima nell’1-1 interno contro il Martina e subito diventa determinante nella corsa alla C1: il Foligno viaggia spedito, Palanca regala giocate e reti e tutto sembrerebbe perfetto, non fosse che la squadra umbra decide di suicidarsi nel finale di stagione quando prima perde in casa il match clou alla terz’ultima giornata con il Brindisi dopo essere andata in vantaggio già al 7′ con Donati (una doppietta di Tomba gelerà gli oltre 3.000 presenti, dei quali però circa 700 brindisini) e poi pareggia all’ultima, sempre in casa, con il Fano dopo essere andata sul doppio vantaggio già al 14′ grazie alle reti di Olivetti e Palanca.
Riproviamoci!
Proprio il recupero del Fano renderà vano il buon campionato folignate, che vede i falchetti in quinta posizione a un solo punto dal terzetto di seconde che andrà a spareggiare per la C1; Palanca ha comunque realizzato nove reti, finendo spesso nei migliori di giornata e dimostrando agli scettici che il piedino funziona ancora bene. La scottatura per la mancata promozione fatica a riassorbirsi, ma nonostante ciò Palanca resta in Umbria anche per la stagione successiva.
Sulla panchina umbra arriva l’ex centrocampista Luciano Aristei e la squadra sembra potersi giocare nuovamente le sue carte, in attacco al fianco dell’ex re di Catanzaro viene preso un giovane Cornacchini, vengono riconfermati il solido Ceccarini e il giovane e promettente Cardarelli (arriverà in B a Modena), ma non gira tutto come deve e gli umbri al termine del girone d’andata sono penultimi con soli 12 punti.
La fiducia ad Aristei è confermata, Palanca va in rete con una certa regolarità (saranno 9 le reti a fine stagione) e il girone di ritorno vede il Foligno conquistare 18 punti inutili però ad agguantare una salvezza che dista solamente una lunghezza, la Fidelis Andria infatti con 31 punti sarà la prima delle squadre salve.
Tornando a casa
Quarantasette gare e 18 reti in due stagioni e la palma di miglior attaccante mai visto dalle parti del Santo Pietro non sono bastate a evitare la discesa negli inferi dell’ Interregionale, categoria nella quale Palanca sembra poter restare anche per il campionato 86-87, non fosse che a ottobre da Catanzaro arriva una chiamata; la squadra calabrese è sprofondata in C1 e tenta la mossa nostalgico-disperata per risalire almeno in Serie B.
Come finisce? Con 17 reti, Palanca è il re dei bomber del girone B, le aquile calabresi risalgono e il baffuto attaccante delizierà gli habitué del Ceravolo fino a giugno del 1990 arricchendo di reti, aneddoti e giocate una favola che emoziona ancor oggi.
Se Catanzaro è stato il suo regno ufficiale, Foligno può considerarsi la residenza estiva: in Umbria le gesta del piedino numero 37 sono scolpite nella memoria di tutti, e se quella domenica con il Fano non si fosse pareggiato, chissà come sarebbe andata a finire…