Luis Enrique gioca all’italiana – La Tosse e il Qatar
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Luis Enrique gioca all’italiana
Ve lo dico prima: non sono imparziale, quando parlo di Luis Enrique. Perché lo adoro. Mi piace la sua pacatezza, la sua forza mai mostrata muscolarmente, la sua intelligenza, la sua dolcezza, la sua sagacia.
Non piaceva a molti miei colleghi, ai tempi della Roma. Era sbeffeggiato da beceri sostenitori della “maggica”. Ecco altri due motivi per stimarlo.
Ha provato il dolore più potente che esista, la perdita di una figlia, e si è posto degli obbiettivi proprio per onorarne il ricordo.
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Era il 27 novembre, cinque giorni fa. «Siamo già al quattordicesimo giorno di ritiro. Oggi non solo giochiamo contro la Germania. È un giorno molto speciale perchè Xanita avrebbe compiuto 13 anni».
Ha saputo trasformare il dolore in dolcezza: provateci voi… Ieri, per dodici, interminabili minuti, la sua Spagna è stata fuori dai Mondiali, essendosi consegnata con inaspettata flemma ai samurai giapponesi.
In realtà, Luis Enrique non ha mai tremato: conoscendo i tedeschi, che mai si sarebbero inchinati davanti al chiringuito costaricense, sapeva che il passaggio agli ottavi dei suoi era già certificato. Magari – avendo acquisito, immagino, un po’ di malizia italiana durante la sua breve estate romana – s’è fatto pure due conti: meglio portarsi dietro la Germania o il Giappone?
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Ma queste sono solo supposizioni, ancora non ci è permesso – grazie a Dio – di entrare nei pensieri altrui. Restano i fatti.
Archiviata la pratica “passaggio del turno”, adesso si fa sul serio: il 6 dicembre la Spagna affronterà il Marocco e poi – in linea teorica – gli avversari da superare per raggiungere la finale del 18 dicembre dovrebbero essere il Portogallo e la Francia.
I giapponesi, invece, se la vedranno con la Croazia e, se il miracolo dovesse durare, il Brasile nei quarti e l’Argentina in semifinale. Il “grande” Giappone e la “piccola” Spagna di ieri si possono spiegare anche così.
Il resto lo scopriremo nel giro di due settimane. Sono sicuro che Luis Enrique voglia dedicare la Coppa del Mondo alla sua Xanita e un padre farebbe di tutto, pur di non venir meno alle attese dei figli. Di tutto: anche giocare (pardòn: ragionare…) all’italiana…