La cultura della sconfitta
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La cultura della sconfitta
“Bisogna saper perdere/Non sempre si può vincere”: era il Festival di Sanremo 1967. La intonarono i Rokes e pure Lucio Dalla.
A cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta, Arrigo Sacchi disse che gli italiani non possiedono “la cultura della sconfitta”. Forse il saggio Profeta di Fusignano non conosceva Nino Nunziata. Non gliene faccio una colpa: mentre lui vedeva svanire il sogno mondiale di Usa 94, Nino dava l’anima in campo per riportare il suo Padova in Serie A tramite spareggio (vinto) con il Cesena (squadra cara a Sacchi…) a Cremona.
È passato tanto tempo, da allora: credo che Arrigo e Nino siano stati presentati, di sicuro i Rokes si sono sciolti e Lucio canta per gli angeli. In compenso, proprio ieri sera, Nunziata – dopo aver mostrato per intero le sue qualità da allenatore – ha ribadito le sue qualità umane: «I miei ragazzi sono stati fantastici, ma l’Uruguay è stato più forte». Sic et simpliciter, senza cercare scuse.
Ma che colpa abbiamo noi?
Proseguendo sul filone musicale, Nino avrebbe potuto intonare un altro successo dei Rokes, “Ma che colpa abbiamo noi?”.
Già, che colpa può avere un Ct che parte per una Coppa del Mondo con una squadra costruita anche in base alle esigenze altrui? Perché mentre l’Under 20 andava in Argentina, l’Under 19 sta facendo il proprio percorso continentale, l’Under 21 prepara la partecipazione all’Europeo (debutto il 22 di questo mese contro la Francia), i club continuano a non essere felici di sottoporre i propri gioielli a stress supplementari e la Nazionale maggiore è nelle final four di Nations League.
A proposito: secondo voi, Gnonto avrebbe fatto comodo a Nunziata? Certo che sì, ma fa comodo pure al Mancio e allora ubi maior minor cessat…
La differenza fra me e te
Ok, oggi la musica la fa da padrona e il brano di Tiziano Ferro (però sviluppato al plurale) è utile per rimarcare una cosa apparsa evidente anche dagli schermi televisivi: la differenza fra i nostri ragazzi e gli uruguagi.
I nostri avversari erano smaliziati, abituati a gestire le tensioni di una partita importante, a differenza degli azzurrini. Si chiama “esperienza”, e la puoi fare solo sul campo, confrontandoti con quello che un giorno sarà il tuo habitat naturale.
In Uruguay i calciatori bravi giocano in prima squadra, tanto che molti dei ragazzi di Broli sono già nel giro della Nazionale maggiore; i nostri, no, non giocano nei campionati “veri”, tolta qualche piacevole eccezione, tipo quel Cesare Casadei per cui il Chelsea ha versato 15 milioni di euro all’Inter, l’ha prestato al Reading in Championship dove in questa stagione ha disputato 15 partite (un gol) che gli hanno permesso di maturare al punto da vincere la Scarpa d’Oro come miglior goleador (lui, centrocampista) e il Pallone d’Oro come miglior calciatore del Mondiale.
Domani è un altro giorno
«In questo momento c’è sicuramente grande delusione, ma anche la consapevolezza di aver disputato un grande Mondiale con ragazzi molto giovani»: stavolta, parole e musica sono di Nino Nunziata.
Mi piace abbinarle a un grande classico di Ornella Vanoni: “È uno di quei giorni che/Ti prende la malinconia/Che fino a sera non ti lascia più”. Ovvio che Nino non sia felice per l’epilogo di questa splendida esperienza: sta a noi – intendo il calcio italiano – fargli capire che per noi lui è Campione del Mondo a prescindere, per aver portato i suoi ragazzi a giocarsela alla pari con avversari forse più forti, sicuramente più “adulti” di loro.
Come facemmo un paio d’anni fa con il Mancio, Campione d’Europa con una formazione messa in grande difficoltà dall’Austria e poi capace di uscire vincitrice da Wembley. Però stavolta facciamo in modo che la riconoscenza duri più di un battito d’ali…
Il tabellino
URUGUAY-ITALIA 1-0
Rete: 86’ L. Rodriguez.
Uruguay: R. Rodriguez; Chagas, Boselli, Fa. Gonzalez, Matturro; Diaz, Garcia ; L. Rodriguez (95’ Homenchenko), Fr. Gonzalez, De Los Santos (92’ Sosa); Duarte (62’ Ferrari).
Ct: Broli.
Italia: Desplanches; Turicchia, Ghilardi, Guarino, Giovane (90’ Pisilli); Prati, Faticanti (46’ Zanotti), Casadei; Baldanzi (90’ Lipani); Ambrosino (56’ Montevago), Pafundi (56’ Esposito).
Ct: Nunziata.
Arbitro: Nyberg (Svezia).