La “banda” di Nevio Scala
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Nevio Scala e la Reggina
Gli era riuscita così bene in precedenza la gestione della “banda”, che a Parma fu un gioco da ragazzi salire in A e dare spettacolo senza timore reverenziale alcuno. Ma quelle regole, quel modo di gestire un gruppo e tutto il resto del meccanismo le aveva imparate a Reggio Calabria, dove – appunto con la sua “banda” – era riuscito in un miracolo… e mezzo!
Da Vicenza a Reggio
Centrocampista di discreta fama negli Anni 70 (Milan, Roma, Fiorentina, Inter e Foggia tra le altre), Nevio Scala da Lozzo Atestino (classe 1947) comincia ad allenare nelle giovanili del Vicenza, dove rimane fino al termine della stagione 86-87; quell’estate si fa avanti la Reggina che gli propone il primo contratto nel mondo dei “grandi”.
Le richieste della “piazza” sono quelle di mantenere, senza soffrire, la Serie C1 cercando di togliersi qualche soddisfazione. Scala non ci pensa molto e accetta, anche se la C1 meridionale di fine Anni 80 non è una passeggiata: il girone è tosto, Catania, Cagliari, Campobasso e Foggia paiono squadroni della morte, ma la Reggina di Scala non si intimorisce e disputa un campionato straordinario, piazzandosi terza dietro le due outsider promosse, Cosenza e Licata.
Per i calabresi, dunque, c’è lo spareggio con la terza del Girone A, ovvero la sorprendente Virescit, la seconda squadra di Bergamo, in palio l’ultimo posto per la Serie B che a Reggio hanno frequentato dal 1965 al 1974; Perugia sarà il palcoscenico del trionfo calabrese, il 12 giugno 1988 Bagnato e Catanese staccano il pass per la cadetteria seguiti da oltre 20.000 tifosi impazziti di gioia, gli eroi di quei giorni hanno nomi entrati di diritto nella storia amaranto, Rosin tra i pali e poi Attrice, Pietro Armenise, Mariotto, Guerra, il libero coi baffi Rosario Sasso, fino ai bomber Lunerti e Onorato, tutti appartenenti alla banda Scala, tutti consapevoli che sarebbe stato solo l’inizio!
A un passo dal sogno
Sì, perché in Serie B la Reggina non si accontenta di fare da comprimaria, arrivano il roccioso De Marco da Foggia, Pozza dall’Arezzo e il calabrese Cotroneo dal Modena e la squadra vola per un torneo da sogno; all’esordio, Mariotto e Zanin sconfiggono l’Udinese (poi promossa in A), e pazienza se a Genova si prende l’imbarcata (secco 3-0 per gli uomini del Professor Scoglio, anch’essi promossi a fine stagione) e alla settima si perde il derby a Cosenza (3-1), la banda suona una musica celestiale che a fine andata vale un ottimo sesto posto, appena dietro la zona promozione.
Il girone di ritorno è ancora superiore, la Reggina ci crede fino all’ultimo e alla trentottesima aggancia la Cremonese al quarto posto; anzi, se i grigiorossi non avessero pareggiato a Licata, la banda del Nevio sarebbe salita in A direttamente; le cose andarono così, alla penultima giornata la Cremonese è a 43 e gli amaranto a 42, i lombardi devono andare a far visita a un Licata salvo, mentre gli uomini di Scala ospitano il Padova. Maurizio Raggi, dopo otto minuti, chiude la pratica patavina, mentre a Licata Pippetto Romano batte Rampulla al 33′ e mette nei guai la Cremonese; fino al 75′ la Reggina è virtualmente in Serie A, ma proprio in quel minuto a Licata pareggia Attilio Lombardo rimandando tutto allo spareggio!
La “banda Scala” è pronta, la sede è Pescara e ci arrivano accompagnati da 23.000 tifosi, la gara è tirata come da copione, nessuno si scopre e si arriva così alla lotteria dei calci di rigore; qui Onorato e Armenise sbagliano, mentre la Cremonese toppa solo con Alviero Chiorri e trova la Serie A con il penalty di Lombardo, ancora decisivo!
L’avventura continua…
La “banda Scala”, a Reggio Calabria, di fatto finisce qui, Nevio va a predicare calcio a Parma, portandosi dietro De Marco, Catanese e quell’esperienza di due stagioni splendide che ancora oggi suscitano emozioni in qualsiasi reggino che abbia vissuto quel periodo. Non ci credete? Provate a recitargli “Rosin, Bagnato, Attrice…”.