L’invenzione di Edinson – La Tosse e il Qatar
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L’invenzione di Edinson
Partiamo aprendo una parentesi assolutamente personale, di quelle che vi consentono di chiudere in fretta questa pagina e di dedicare ad altro i vostri minuti di lettura.
Correva l’anno 2006. Era febbraio. Avevo 47 anni. Io andavo incontro, senza saperlo, a tre eventi che mi avrebbero cambiato la vita: la nascita di mia figlia Martina, l’ictus e il fallimento di Europress, il mio sogno editoriale che avevo partorito dieci anni prima.
Giovanni Gardini, attuale direttore generale del Palermo e all’epoca direttore generale del Treviso, mi chiese di andare al Torneo di Viareggio per vedere se c’era qualche giovane calciatore da ingaggiare.
Uno sparo nel buio
Andai ad Agliana, provincia pistoiese. In campo, il Messina e una squadra uruguaiana, direi il Danubio.
Campo pesante, partita bruttina, poche le cose da ricordare. Fra queste, sicuramente la prodezza della seconda punta uruguaiana, tale Cavani, che al novantesimo recupera palla a centrocampo, fa fuori in velocità i difensori siciliani e appoggia il pallone in rete. Invitai il Treviso a tenere monitorato quel ragazzo dalla grande grinta.
Giovanni mi rispose che un altro suo osservatore gli aveva segnalato quel ragazzo. Il club di Montevideo voleva poco meno di un milione di euro: pochi, per gli standard del calcio moderno; troppi, per un club che era destinato alla retrocessione.
Giovanni chiese aiuto all’Inter: Cavani poteva comprarlo Moratti e farlo ambientare a Treviso, ma gli venne risposto che il club nerazzurro non era interessato.
Non se ne fece niente: di lì a pochi mesi, il Treviso finì in B, io in ospedale raso al suolo da un ictus e Cavani al Palermo, con Zamparini che di milioni ne sborsò cinque e non se n’è mai pentito, vista la plusvalenza poi ottenuta cedendolo al Napoli. Insomma, Cavani lo conosco da tempo.
Guizzo finale
Il tempo è passato, ma non invano: io porto ancora i segni dell’ictus, Giovanni lavora ai margini meridionali dell’Impero del Manchester City ed Edinson si avvia a chiudere incazzato una carriera ricca di gol e dollaroni, il massimo della vita. Insomma, tutti felici e contenti? Io e Gardini, sì; Cavani molto meno.
Al termine di Ghana-Uruguay, che ha sancito l’eliminazione della Celeste dal Mondiale, uscendo dal campo ha tirato un pugno alla colonna che sostiene il video del Var, facendolo cadere a terra.
L’Uruguay, durante la partita, aveva protestato (eufemismo: lo volevano sgozzare…) con l’arbitro tedesco Siebert, che non avrebbe accordato ai sudamericani due rigori che avrebbero consentito la qualificazione della Celeste.
Cavani, splendido solista, ha voluto mettersi in mostra senza “l’aiuto” dei compagni. Un tempo, prendeva il pallone e andava in porta; oggi, prende a pugni un televisore e rimedierà una squalifica. Che non sconterà, dal momento che ormai ha chiuso con l’Uruguay. Sic transit gloria Edinson.