I padroni del calcio sono loro. Scommettiamo? – La Tosse e il Qatar
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I padroni del calcio sono loro. Scommettiamo?
Avete notato come spesso vengono date le notizie senza stimolare il pensiero dei lettori?
Questo è, in sintesi, il tumore che ha portato alla fine di un mestiere, quello di giornalista, che in realtà è (era) meraviglioso. Il motivo è scontato: per stimolare il cervello altrui, e quindi l’altrui capacità di analisi, la possibilità di formarsi un parere proprio, è necessario possedere un cervello attivo, avere capacità di analisi, addirittura possedere un parere proprio che non sia quello “che va per la maggiore” (non sopporto il termine “mainstream”, s’è capito?).
Così capita che ieri le agenzie battano una notizia e gli organi d’informazione la rilancino così, come se si trattasse delle previsioni del tempo.
La notizia: “È di 150 milioni di euro la raccolta di scommesse sulla prima giornata dei Mondiali in Qatar stimata dagli operatori autorizzati in Italia”.
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290.440.500.000 lire…
Come hanno commentato la notizia, i nostri giornaloni? Così: “Un dato positivo, malgrado l’assenza dell’Italia”.
Un dato positivo? Io, che ho una certa età e ho frequentato (frequento) il mondo del pallone e quello delle scommesse (soprattutto ippiche), ho impugnato la calcolatrice e, per avere un parametro certo, ho convertito il totale di euro in vecchie lire.
Risultato: 290 miliardi, 440 milioni e 500.000 lire, in Italia, per un Mondiale senza l’Italia… Ma a voi non dice niente, questa notizia? A me, personalmente, dice che finalmente abbiamo scoperto chi sono i veri padroni del calcio: i bookmakers. Perché se questo – come certifica
Agipronews da fonti dell’industria del gioco – è solo il dato italiano, provate a immaginare lo stesso dato in Gran Bretagna (dove le scommesse sono nate) o nei Paesi asiatici (dove si trovano i più grandi centri di raccolta del mondo).
Per dire: in Italia, la partita più giocata di questa fase è stata Germania–Giappone, con circa 30 milioni di euro complessivi puntati sia prematch che live. Cioè, 58 miliardi abbondanti di lire scommessi per un match di cui ci importava niente e apparentemente dal pronostico scontato (qualcuno pensava che non avrebbe vinto la Germania?).
Non meno interessante la raccolta di denaro per Argentina–Arabia Saudita, altra partita “scontata”: 25 milioni, ovvero 48.406.750.000 lire…
Un mondo pulito?
Leggo queste cifre e mi torna in mente un pranzo di qualche anno fa, a Bologna. Tra amici, si parlava del calcio di ieri e di oggi.
Io, il più vecchio della compagnia, dissi che se fossi stato il direttore di una testata giornalistica e avessi avuto un budget da spendere, avrei mandato qualcuno a Singapore o Kuala Lumpur, dove pare abbiano sede i “raccogliscommesse” più potenti del mondo.
Dissi anche, sullo slancio, che nessuna partita poteva essere considerata “pulita” a prescindere, che il mercato delle scommesse era in grado di condizionare qualunque tipo di match, che neanche i Mondiali potevano sentirsi “al sicuro”.
I miei amici, scandalizzati da queste dichiarazioni, mi diedero del folle e chiesero conforto a un altro caro amico, seduto accanto a me, un uomo “pubblico” che lavora nel mondo del calcio. Lui sorrise: «Sapete com’è fatto Marco, gli piace esagerare. Però, in effetti…». Ah, scusate: come sono finite Germania-Giappone e Argentina-Arabia Saudita?