Giuseppe Ticozzelli, il ricordo di un mito
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Giuseppe Ticozzelli
Omero avrebbe certamente trovato interessante la vita di Giuseppe Ticozzelli, gigante della provincia pavese, nato a Castelnovetto nel lontano 1894.
Un omone di quasi 190 centimetri e con un giro-coscia di 84 centimetri che in vita si è concesso di fondare l’Alessandria calcio, divenire un idolo con la maglia grigia e poi indossare quella Nerostellata per essere mitico anche in Monferrato, correre un giro d’Italia nel 1926, giocare una gara in Nazionale, nel 1920, raggiungendo Milano in bicicletta da Alessandria, arruolarsi volontario per la campagna d’Etiopia dove purtroppo ci rimise la vista, tanto da tornare indietro quasi cieco ma senza perdere la voglia di frequentare gli stadi, dove il figlio o qualche parente gli raccontava le azioni della gara in corso.
In Nazionale in bicicletta
Al raduno sono presenti i tre nipoti diretti, fieri di quel nonno che non hanno conosciuto ma di cui sanno praticamente tutto.
«Per motivi anagrafici non abbiamo avuto modo di conoscere il nonno, ma papà ci ha raccontato tutto. Qualche anno fa siamo stati a Castelnovetto, dove viene tuttora ricordato e abbiamo potuto ammirare una stanza interamente dedicata al suo ricordo» dice Patrizia, un po’ a disagio davanti alle telecamere, ma poi d’un fiato continua.
«Fu tra i fondatori, giocando anche, dei grigi di Alessandria, era un uomo dagli alti valori morali, animato da un amore per lo sport incredibile; nel 1920 venne convocato per l’amichevole Italia-Francia a Milano e lui vi andò, da Alessandria, in bicicletta con panino e borraccia al seguito e un paio di calzoncini neri, visto che i bianchi della nazionale a lui non entravano neppure!».
Un calciatore al Giro d’Italia
Patrizia prosegue: «Si spostò poi, per lavoro, a Ferrara, e così divenne giocatore della Spal, che lasciò dopo qualche anno per andare al Casale, dove gli era più comodo stare vicino al padre malato. Nel 1926, poi, decise di correre al Giro d’Italia come indipendente e, non avendo né squadra né sponsor, gareggiò con indosso la maglia Nerostellata, che resta a oggi l’unica casacca calcistica ad aver corso al Giro.
Purtroppo, dopo la quarta tappa dovette ritirarsi a causa di un incidente, ma nella tappa precedente aveva distaccato il gruppo di un’ora, si era fermato a mangiare lungo il tragitto e all’arrivo degli inseguitori si rimise in sella alla bici!».
Il gigante buono
«Nelle vignette dell’epoca veniva sempre disegnato il doppio degli altri, era imponente, un “gigante buono”, come lo chiamavano i tifosi. Nel 1935 decise di partire per la campagna d’Etiopia, dove purtroppo perse quasi completamente la vista.
Tornato a casa non smarrì mai la voglia di seguire lo sport e mio papà molte volte lo accompagnava allo stadio raccontandogli la partita. Un peccato non averlo conosciuto, ma un enorme piacere sapere di avere avuto un nonno così grande, non solo in altezza!».
Nel nome del Tico
Giuseppe Ticozzelli si spense a Milano il 3 Febbraio del 1962, la settimana successiva, al “Natal Palli” di Casale Monferrato, i padroni di casa lo ricordavano con un minuto di religioso silenzio: quel giorno un Varese candidato alla promozione in B cadde 1-0 (gol di Aggradi, sì, proprio Piero, futuro direttore sportivo di Serie A), vittima di una prestazione super del complesso nerostellato.
È bello pensare che il Tico, da lassù, abbia animato con la sua caparbietà l’animo chi lo doveva onorare!