Gianluigi Buffon
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Superman tra i pali
Superman. Vola come lui, agilissimo nonostante un fisico imponente. Gigi Buffon è il portierone del presente e del futuro, in azzurro e nel suo Parma, la squadra che l’ha lanciato.
Un predestinato? Pare proprio di sì. Cugino alla lontana di Lorenzo Buffon, portiere dell’Inter, del Milan, del Genoa e della Fiorentina negli anni Cinquanta e Sessanta e nipote di Angelo Masocco, cestista a Cantù. Gianluigi insomma viene da una stirpe di atleti. Papà Adriano è stato campione italiano junior di getto del peso, mamma Maria Stella primatista nazionale nel lancio del disco dal 1971 al 1988. Le sorelle Guendalina e Veronica sono state azzurre nel volley. Una vera e propria polisportiva. Ora la punta di diamante è lui.
Anche se i primi approcci al calcio non erano stati con i guanti tra i pali. Aveva infatti cominciato da centrocampista, specializzato nel finalizzare, ma nel 1990, a dodici anni, rimase folgorato dal mitico camerunense N’Kono, protagonista dei Mondiali italiani, e decise, per emulazione, di cambiare ruolo. «La parata mi da’ una soddisfazione enorme» dice: normale, per un portiere. Il piede però gli è rimasto pesante: nel 1996 al torneo giovanile di Viareggio segnò un rigore decisivo contro la Fiorentina.
Dal dischetto però sono gli altri che tremano quando lo vedono tra i pali. Gigi para i rigori a tutti: Baggio, Ronaldo, Chapuisat. E poi si esalta, saltando con i tifosi o balzando sulla traversa. Il suo feeling con la curva dello stadio Tardini non è un segreto: Gianluigi prima era uno degli ultras e quando si è infortunato non ha esitato a tornare in mezzo ai tifosi. «Sembro strano perché sono normale, uno che esprime le sue opinioni» spiega.
Non è scortese, Buffon, anzi, la sua indole è cordiale, ma è proprio la sua totale sincerità che lo fa sembrare spaccone: non ha paura ad andare controcorrente, anche (è pur sempre poco più che ventenne) se qualche volta rischia di essere frainteso.
Come quando, a fine settembre 1999, indossò al Tardini la maglietta con su scritto “Boia chi molla”, un motto con qualche precedente politico imbarazzante in Italia, che provocò un mezzo scandalo. Partì un’inchiesta della Federcalcio e ci fu persino una lite tra i deputati alla Camera. Una leggerezza di Gigi, che pure in quell’occasione non ebbe peli sulla lingua: «Ho fatto una cosa a livello sportivo. Se uno è intelligente, capisce il senso del mio gesto». E tutto si sgonfiò. Anche perché è difficile prendersela con un personaggio vero come lui.
Un fenomeno, oltretutto, dal punto di vista calcistico. A poco più di vent’anni un portiere di solito è ancora all’asilo, mentre lui ha già preso tutti i gradi, sul campo: nella sua squadra e in Nazionale, dove il Ct Zoff, che è stato uno dei più grandi portieri di ogni tempo e quindi se ne intende, lo ha promosso titolare.