Giancarlo Marchetti, mi manda Pablito
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Giancarlo Marchetti
Nella foto ufficiale della Juventus edizione 1981-82, tra Tavola e Galderisi c’è un ragazzino toscano che promette benissimo: il suo nome è Giancarlo Marchetti. Toscano di Camaiore (Lucca), è arrivato alla Vecchia Signora tramite una serie di provini, «Venni adocchiato da osservatori toscani, passai le selezioni a Capannori e Pistoia e mi trovai convocato per un torneo a Modena (Picchio Rosso) assieme a Loriano Cipriani; feci gli Allievi e una Primavera che comprendeva giocatori del calibro di Galderisi, Pin, Drago!».
Il Vicenza di Giancarlo Cadè
Una buona stagione tra i giovani di Leonardo Grosso gli apre le porte del professionismo in quel di Vicenza, Serie C1, agli ordini di Giancarlo Cadé. «Ci fu l’intercessione di Paolo Rossi, che lì era esploso qualche anno prima, ricordo una stagione positiva e la quasi conferma, poi intervenne qualcosa tra le società e mi madarono in C2 a Cerreto Guidi, dove Cipriani era decollato segnando oltre 20 reti».
L’infortunio all’Alessandria
Alla Cerretese, il giovane disputa un buon campionato e, nonostante la retrocessione dei toscani, segna 6 reti guadagnandosi un ingaggio tra i grigi di Alessandria, dove in due stagioni diventa un idolo.
«Era una squadra fortissima, per la C2: Manueli, Gregucci, Camolese… Perdemmo lo spareggio-promozione a Prato perché forse qualcuno tirò indietro la gamba. Il secondo anno mi fratturai tibia e perone alla prima giornata e restai fuori moltissimo tempo, al rientro non ero più io…».
La ripresa dall’Interregionale
Il giro calcistico di Marchetti quindi prosegue con una tappa in Interregionale a Pinerolo per poi risalire immediatamente in C2 tra le file del Pontedera. «Dopo una buona stagione a Pinerolo tornai nella mia Toscana, la situazione era surreale perché i tifosi facevano collette per permetterci le trasferte; nonostante ciò ci salvammo la prima stagione allo spareggio (contro il Carbonia, n.d.r.) e la seconda conducemmo un campionato tranquillo».
Il finale della carriera da calciatore
La tappa successiva è Savigliano, due stagioni in Interregionale prima di concedersi anche un anno a Valenza assieme a un Marocchino a fine carriera. «Avevo la figlia piccola, Savigliano fu una soluzione di comodo ma felice, era il momento di guardarsi intorno e pensare al dopo-calcio. A Valenza mi volle Colombo, che mi conosceva dai tempi dei grigi; intanto iniziai a seguire l’attività di mio suocero, che commerciava in maglieria e aveva un banco con cui faceva il mercato. Conclusi con un paio di stagioni a Carmagnola, ma ormai era solamente più uno svago, un giocare tra amici».
Oggi, nella cintura torinese, Marchetti gira ancora con il suo banco, aspetta la pensione ed è un uomo realizzato che allena i bimbi nel tentativo di trasmettergli quella meravigliosa “malattia” che è il gioco del calcio.