Germania 2006 – Gli uomini di Marcello Lippi
La tempesta perfetta
Alla vigilia del Mondiale, il calcio italiano viene squassato da uno scandalo di proporzioni epiche, detto anche Calciopoli o Moggiopoli, dal nome – Luciano Moggi – di quello che appare il Grande Burattinaio del nostro football.
Scudetti cancellati, Juve retrocessa in B, vengono a galla tutte le magagne di questo mondo, coinvolgendo dirigenti, procuratori e arbitri.
Qualcuno, in Parlamento, arriva a chiedere il ritiro degli Azzurri, visto il coinvolgimento diretto del figlio del Ct Marcello Lippi, procuratore della Gea che fa capo proprio a Moggi. Nonostante lo psicodramma in atto, la Nazionale parte per la Germania e, battendo in finale la Francia, conquista il quarto titolo mondiale della sua storia.
Marcello LIPPI
Marcello Lippi, nato a Viareggio (Lucca) il 12 aprile 1948, dopo una decente carriera da calciatore, si toglie grandi soddisfazioni da allenatore, basta scorrere il suo albo d’oro:
cinque scudetti (Juventus 1994-95, 1996-97, 1997-98, 2001-02, 2002-03),
una Coppa Italia (Juventus 1994-95),
una Coppa dei Campioni (Juventus 1995-96),
una Coppa Intercontinentale (Juventus 1996),
una Supercoppa Europea (Juventus 1996),
quattro Supercoppe Italiane (Juventus 1995, 1997, 2002, 2003),
tre Chinese Super League (Guangzhou Evergrande 2012, 2013, 2014),
una Coppa della Cina (Guangzhou Evergrande 2012),
una Champions League Asiatica (Guangzhou Evergrande 2013)
oltre, come detto, un Mondiale.
La Rosa
Gianluigi BUFFON
Uno dei migliori portieri della storia del calcio, un autentico monumento al ruolo che ancora oggi, a 44 anni, calca i prati della Serie B. Cresciuto nel Parma, passato alla Juventus a 23 anni per un centinaio di miliardi di lire, ha un bagaglio tecnico eccezionale abbinato a doti atletiche fuori dal comune.
Cristian ZACCARDO
Terzino destro che sa disimpegnarsi pure da stopper, cresce nel Bologna e, dopo una stagione in prestito allo Spezia, debutta con la maglia rossoblù.
Poi passa al Palermo (con cui conquista la maglia azzurra e, nel 2006, il titolo mondiale), quindi un’esperienza in Germania al Wolfsburg, il ritorno in Italia al Parma, ancora il Milan e, a 34 anni, l’inevitabile calo. Carpi (comunque in Serie A), Vicenza (in B), Hamrun Spartans (Malta) e Tre Fiori (San Marino) le ultime tappe di una comunque onorevole carriera.
Fabio GROSSO
La rampa di lancio di questo stantuffo mancino è Perugia, da cui spicca il volo conquistando la maglia della Nazionale. Palermo, Inter, Olympique Lione e Juventus le altre tappe di una carriera disputata tutta sulla fascia sinistra a macinare chilometri e regalare attente coperture oltre che invitanti assist e qualche gol. Il più importante? Il rigore trasformato, da ultimo della lista, nella finale contro la Francia…
Daniele DE ROSSI
La duttilità fatta calciatore. In mezzo al campo o al centro della difesa quando infuria la battaglia, comunque nel cuore del gioco, il “lupacchiotto” se la cava alla grande. Secondo al solo Totti come bandiera romanista, in Nazionale gioca dal 2004 al 2017, totalizzando 117 presenze e 21 reti.
Entrato nello staff di Roberto Mancini, ha poi deciso di affrontare la carriera di allenatore accettando l’offerta della Spal, in Serie B.
Fabio CANNAVARO
Il capitano, l’ultimo baluardo davanti a Buffon, perfetto connubio tra prestanza atletica e doti tecniche. Pur non essendo un gigante (1.76), difficilmente perde un duello aereo; pur essendo un difensore (centrale), tratta il pallone con piedi da centrocampista.
Chiusa la carriera da calciatore (che comprende Napoli, Parma, Inter, Juventus e Real Madrid) all’Al-Ahli in Dubai, proprio lì ha iniziato quella da allenatore che l’ha portato a cimentarsi in Arabia Saudita e Cina (Nazionale compresa), prima del ritorno in Italia, al Benevento.
Andrea BARZAGLI
Dopo un inizio di carriera in sordina, tra Rondinella Impruneta, Pistoiese e Ascoli, il debutto in Serie A avviene con la maglia del Chievo.
E proprio a Verona inizia lo straordinario crescendo rossiniano che lo porta rapidamente al Palermo, al Wolfsburg (insieme a Zaccardo) e infine alla Juventus, dove resterà dal 2011 al 2019, quando appenderà le scarpe al chiodo.
Difensore preferibilmente centrale (ma se la cava pure a destra), anche lui veste l’azzurro (73 presenze, 0 reti) partendo dal rosanero palermitano. Resta nella storia juventina per aver dato vita – assieme a Bonucci e Chiellini – alla famosa BBC difensiva dei tanti successi bianconeri.
Alessandro DEL PIERO
Cresciuto nel Padova, la Juventus anticipa la concorrenza del Milan e lo ingaggia quando è ancora diciottenne.
Da lì in avanti, la sua storia è tutta in bianco e nero (oltre che azzurro…), a parte gli ultimi spiccioli spesi in Australia e India. Struttura fisica compatta, doti tecniche da campione, all’inizio messo in concorrenza con Roberto Baggio, ma in realtà lui è più attaccante rispetto al Divin Codino.
La sua è una carriera trascorsa a macinare trofei, magie calcistiche e gol: in Nazionale ne segna 27, in 91 presenze.
Gennaro GATTUSO
Se lo chiamano Ringhio, un motivo deve pure esserci. Non ha stazza fisica imponente, ma in mezzo al campo diventa un gigante: è il primo difensore e al tempo stesso il primo attaccante della sua squadra, un motoperpetuo al servizio della causa comune.
La sua straordinaria generosità agonistica fa quasi passare in secondo piano le sue qualità tecniche (affinate negli anni) e la sua intelligenza tattica. Bandiera del Milan, in Nazionale racimola 73 presenze e un solo gol (15 novembre 2000, Italia-Inghilterra 1-0).
Luca TONI
All’inizio della carriera – fa sorridere oggi, a carriera chiusa… – i tifosi del Modena, pur apprezzando le sue doti realizzative, lo accusavano di… non saper correre, di essere troppo goffo nei movimenti per poter emergere ai livelli più alti.
Troppo esigenti i tifosi gialloblù o troppo imponente la sua stazza fisica (1.93 per 87 chili)? La sentenza, inappellabile, la forniscono i freddi numeri, che parlano di 306 gol in 659 partite, ai quali possiamo aggiungere i 16 segnati in azzurro nelle 47 partite disputate…
Francesco TOTTI
Campione straordinario, forte fisicamente e di un altro pianeta dal punto di vista tecnico, fa gol, offre assist, è un sicuro punto di riferimento per i compagni e una spina nel fianco degli avversari.
Due grandi amori calcistici: la Roma, nonostante le sontuose offerte arrivate da tanti top club (uno su tutti: il Real Madrid), e la Nazionale, 58 presenze, 9 reti e soprattutto il… colpo del cucchiaio che va ricordato. Europei 2000, semifinale Italia-Olanda, servono i calci di rigore per stabilire chi andrà in finale.
Dialogo a centrocampo.
Di Biagio: “A Francè, io c’ho ‘na paura…”.
Totti: “Eh, a chi lo dici, ma hai visto quant’è grosso quello (il portiere olandese Van der Sar, ndr)?“.
Di Biagio: “Ah, così m’incoraggi?”.
Totti: “Nun te preoccupà, mo je faccio er cucchiaio”.
Paolo Maldini: “Ma che, sei pazzo? Siamo a una semifinale degli Europei!”.
Totti: “Se, se, je faccio er cucchiaio”. Cucchiaio fatto, Van Der Sar battuto, Italia in finale…
Alberto GILARDINO
È una delle frecce offensive nella faretra di Lippi, disputa 4 partite e segna un gol decisivo contro l’Australia. Forte fisicamente, agile, tecnicamente dotato, per lui 57 presenze e 19 reti in azzurro.
Angelo PERUZZI
Portiere dotato di mezzi atletici impressionanti, ai Mondiali 2006 è costretto a fare da spettatore: impossibile scalzare Gigi Buffon…
Alessandro NESTA
Stilisticamente impeccabile, è uno dei difensori più completi del periodo. Cresciuto nella Lazio, il Milan se lo accaparra nell’estate 2002 per 31 milioni di euro. Con quei piedi e quell’intelligenza tattica, non avrebbe sfigurato pure a centrocampo. In Germania, per lui, tre presenze: la concorrenza era tanta e qualificata…
Marco AMELIA
Poche le chances di giocare per Peruzzi, con Buffon titolare, figuriamoci per lui, terzo portiere nella lista di Lippi.
Vincenzo IAQUINTA
Esploso nell’Udinese, partecipa al trionfo in Germania giocando 5 partite e segnando un gol contro il Ghana. In Nazionale, alla fine, collezionerà 40 presenze e 6 reti. Purtroppo, ha fatto più notizia nelle aule giudiziarie in coppia con il padre che in area di rigore…
Mauro CAMORANESI
L’oriundo della compagnia. Nato in Argentina e naturalizzato italiano, è un fedelissimo di Lippi, prima alla Juve e poi in Nazionale. Il suo apporto al successo finale ai Mondiali 2006 è altissimo, con sei presenze (finale compresa). Un altro corridore “intelligente” al servizio di Pirlo…
Simone BARONE
Centrocampista di sostanza, anche lui parte da Palermo (pur essendo in procinto di passare al Torino) per andare in Germania a fregiarsi del titolo di Campione del Mondo. Il suo apporto alla causa azzurra parla di due presenze, contro la Repubblica Ceca nella prima fase e contro l’Ucraina nel quarto di finale (in totale, 16 presenze e 1 rete).
Filippo INZAGHI
Il gol addosso. Ha la rara capacità di essere al posto giusto nel momento giusto. Non è esattamente un pupillo di Lippi, tanto che durante il Mondiale il Ct lo manda in campo una sola volta, contro la Repubblica Ceca e Pippo, tanto per cambiare, segna un gol. In totale, in azzurro, 57 presenze e 25 reti.
Gianluca ZAMBROTTA
La qualità unita alla quantità: a destra come a sinistra, in difesa come a centrocampo con licenza di sconfinare, Zambrotta c’è.
In Germania salta solo la prima, contro il Ghana, e per il resto è il padrone incontrastato della fascia destra, timbrando il cartellino da marcatore contro l’Ucraina. In totale, per lui, 98 presenze e 2 reti in azzurro.
Simone PERROTTA
Centrocampista o, meglio, incursore partendo da dietro: Perrotta, con queste caratteristiche (grande corsa, buona qualità di palleggio, senso del gol), diventa una pedina fondamentale della Roma e, dal 2002 al 2009, della Nazionale.
In Germania, è protagonista in tutte e sette le partite disputate dagli Azzurri (in totale, 48 presenze e 2 reti).
Andrea PIRLO
All’inizio della carriera sembra destinato ad andare a infoltire i ranghi delle mezzepunte mai compiutamente risolte.
Poi nella sua vita irrompe Carletto Mazzone, che lo convince ad arretrare la sua posizione per diventare regista illuminato del suo Brescia. È la svolta: da quel momento, Andrea si impone come uno dei migliori registi in assoluto e colleziona trofei in serie con le maglie di Milan e Juventus.
Ovviamente diventa un punto fermo pure della Nazionale, come testimoniano le 116 presenze e le 13 reti messe insieme dal 2002 al 2015 (ai Mondiali 2006, sempre presente e un gol al Ghana).
Massimo ODDO
Terzino destro o stopper, Oddo aveva il dono di non deludere mai le attese, pur non essendo un “califfo” del ruolo. Un ottimo gregario, insomma, che a Germania 2006 viene impiegato per 22 minuti nel quarto di finale contro l’Ucraina.
Marco MATERAZZI
Uno stopperone dagli strabordanti mezzi fisici. Il suo mestiere era evitare che gli avversari facessero gol, ma lui – in finale contro la Francia – di gol ne ha segnati due, anzi tre:
il primo, al 19’, quando pareggia il rigore trasformato da Zidane;
il secondo, al 110’, quando provoca Zidane, che reagisce platealmente, lo colpisce con un testata e finisce espulso;
il terzo, durante la sequenza decisiva dei calci di rigore, quando tira per secondo (dopo Pirlo) e batte Barthez.
Nelle altre partite di Germania 2006, regala agli Azzurri un argine inviolabile in coppia con Cannavaro, un gol contro la Repubblica Ceca e un’espulsione contro l’Australia...
Il cammino degli Azzurri – La Finale