Fabio Pallotta, Amarcord
Il tempo di lettura dell'articolo è di 1 minuti
Fabio Pallotta
Nemmeno a Rimini se la passano bene, in quell’81-82. Maurizio Bruno cerca di tenere a galla la barca a scacchi, ma alla fine arriverà il declassamento in C1, e in questo contesto di difficoltà emerge un giovane maceratese pieno di talento e voglia di farcela, Fabio Pallotta, classe 1965.
Rimini e l’esordio
«Arrivai a Rimini grazie a Gino Stacchini, che mi vide in rappresentativa Marche: mi allenavo spesso con la prima squadra e giocavo in Primavera. Un girone di ferro, il Bologna di Macina e Mancini, il Cesena di Zoratto, Agostini, Walter Bianchi e mister Sacchi, noi facevamo fatica, eravamo una squadra giovane con tanti ragazzi nuovi».
Pallotta non esordisce in B («Venni convocato per la trasferta di Roma contro la Lazio, ma mi infortunai in Primavera e stetti fermo parecchi mesi»), resta in C1 ma non va oltre qualche scampolo in Coppa Italia che gli concede Arrigo Sacchi.
Di Rimini, comunque, restano i ricordi di un’esperienza indimenticabile: «Vivevo con Nando De Napoli, una bella amicizia che dura ancora oggi; di Sacchi ricordo la maniacalità con cui preparava gli allenamenti, gli appunti che ci dava da studiare e noi che lo mettevamo in difficoltà sul piano tecnico, in quanto lui non era stato un grosso calciatore».
I campionati minori
La strada di Pallotta vede poi parecchi campionati regionali vicino casa (Appignano, Montegranaro) e l’addio a 24 anni dopo molte noie dovute a vari infortuni; da lì l’ingresso in banca e oggi la vita a Milano, dove è un “pezzo da novanta” in un’importante agenzia e con la modestia che lo contraddistingue asserisce che «forse non ho saputo cogliere la chance che mi ha dato il calcio, ma non ero un fenomeno e comunque è stata un’ottima scuola di vita!».