E se vinciamo i Mondiali? (seconda parte)
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Ho decisamente un problema: tanti anni fa, quand’ero giovane (cazzo ridete? Lo sono stato anch’io e ho documenti fotografici che lo testimoniano!), selezionavo con cura le mie amicizie. Essendo cresciuto a pane e pallone, ovviamente nel mondo del calcio ne coltivavo alcune.
Mi sono sempre piaciute di più le persone rispetto ai personaggi. E oggi, che decisamente giovane non lo sono più, com’è giusto che sia, traccio un bilancio.
L’amicizia, dalle mie parti, è una roba strana: magari passano anni senza sentirsi, ma quando capita è come se avessimo preso il cappuccino insieme ieri mattina (non come Maldini e Cardinale…). Uno purtroppo non c’è più (ciao, Luca), altri li tormento con discreta continuità (ciao, Mancio), altri ancora mi riappaiono improvvisamente all’orizzonte e la voglia di abbracciarli scatta naturale.
Il brutto anatroccolo
Uno degli ultimi, in ordine di apparizione, non certo d’importanza, è Nino Nunziata, il Ct che s’è messo in testa di vincere il Mondiale Under 20.
Lo vidi in anteprima nella Primavera dell’Inter, lo seguii a distanza nella sua maturazione ai piani inferiori del nostro calcio e me lo ritrovai nel Padova proprio quando l’allora presidente Giordani (oggi sindaco della città del Santo) mi affidò la realizzazione dell’house organ del club biancoscudato (sì, sono stato un “marchettaro”: ho lavorato, in ordine sparso, per Juventus, Milan, Bologna, Fiorentina, Parma, Venezia e Padova).
Una pecca: non l’ho mai frequentato a Coverciano da calciatore, perché lui le Nazionali – dall’Under 15 in su – se le voleva vedere doveva pagare il biglietto da spettatore. Perché Nino era figlio di un calcio minore e non aveva santi in paradiso.
In campo dava l’anima, al triplice fischio dell’arbitro eri sicuro che aveva fatto tutto il possibile (come i suoi ragazzi in Argentina, fateci caso…), ma obiettivamente nel ruolo ce n’erano altri più bravi di lui, o quanto meno più “belli”: così il brutto anatroccolo ha cominciato a frequentare Casa Italia solo una decina d’anni fa, da tecnico.
Adesso ti tocca…
Una carriera con il silenziatore, la sua, proprio come è avvenuto quando giocava a calcio ed era il midollo spinale di una squadra irripetibile: il favoloso Padova di Sandreani andò in A per i gol di Galderisi (lui non è un amico: è il fratello minore che non ho mai avuto), le pennellate di Longhi, la fantasia di Di Livio, le chiusure di Ottoni, le parate di Bonaiuti, certo, ma se andate a rivedere il film di quelle stagioni scoprirete che lì in mezzo al campo, ci fosse da difendere oppure da attaccare, il Gigante era Nino, l’equilibratore del gioco dalla sua garitta da mediano. Un lavoro duro, anche “sporco”, il suo, sempre sotto traccia, lontano dalle luci del palcoscenico.
Fate un gioco: provate a googolare Nino Nunziata e ditemi quanti articoli dedicati a lui trovate. Io l’ho fatto: nessuno. Trovate qualcosa di recente, trovate le sue stringatissime dichiarazioni post partita in Argentina e nient’altro.
Non ci fosse wikipedia, verrebbe il dubbio che Nino non sia mai esistito, prima d’ora. Invece c’era, si faceva sentire con i fatti: un napoletano concreto, roba che non esiste in natura.
La musica è cambiata adesso, grazie a una squadra plasmata a sua immagine e somiglianza, che inizia la partita con le maniche rimboccate e la conclude stremata, perché quello che c’era da fare l’ha fatto per intero.
Adesso, caro Nino, ti toccherà rispondere a me e a tutti i miei colleghi: per te, quasi una novità sulla soglia dei 56 anni. Voglio vederti domenica sera in tivù dopo la finale, magari intervistato da quell’Ubaldo Righetti (altro amico “disperso” nel tempo) che un Mondiale Under 20 – assieme a Nanù – l’ha addirittura giocato, nel 1981 in Australia, raccogliendo quella che Emilio Fede definirebbe “una figura di merda”.
Dovevo venire anch’io per il Guerino, nella Terra dei Canguri, poi mi saltò il viaggio. Ma questa è un’altra storia, decisamente meno interessante della tua. Che adesso sarai “costretto” a raccontare: meglio tardi che Rai…
Il tabellino della semifinale
ITALIA-COREA DEL SUD 2-1
Reti: 14′ Casadei, 23′ rig. Seung-Won Lee, 86′ Pafundi.
Italia: Desplanches; Zanotti (67′ Faticanti), Guarino, Ghilardi, Turicchia; Casadei, Prati, Giovane (82′ Fontanarosa); Baldanzi (82′ Montevago); Ambrosino (89′ Fiumano), Esposito (82′ Pafundi).
Ct: Nunziata.
Corea del Sud: Joon-Hong Kim; Seok-Hyun Choi (90′ In-taek Hwang), Hyun-Bin Park (89′ Seo-Joon Bae), Ji-Soo Kim, Sang-Yun Kang, Yong-Hak Kim (62′ Ji-han Lee), Seung-Won Lee, Jun-ho Bae, Young-kwang Cho, Seong-Jin Kang; Young-Jun Lee.
Ct: Kim Eun-Joong.
Arbitro: Falcon Perez (Argentina).