Davide Boni, che Dio ce lo mandi Boni…
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Davide Boni
Il Mantova presenta tra i suoi gioielli Davide Boni, un leva 1964 di ottima prospettiva scovato nella vicina Brescello e principe dei giovani cannonieri virgiliani.
La primavera con il Mantova
I biancorossi faticano a galleggiare in C1, e così per i ragazzi lo spazio è ridottissimo, tanto che Boni si deve accontentare di un mare di gol nel Primavera senza esordire in prima squadra. «Era un anno duro per i “grandi”, noi in Primavera eravamo una bella squadra, si battagliava alla pari con Milan e Inter, ma lo spazio era poco. La stagione successiva, in C2 perché eravamo retrocessi, feci l’esordio alla prima giornata, ma poi mi trovai ricacciato nella Berretti».
L’ esordio tra la C1 e la C2
Il ragazzo decide così di tentare l’avventura a Sanremo, ancora C1. «Era un livello molto elevato, a 18 anni e lontano da casa sembrava tutto più difficile, trovai spazio solo in panchina e per l’esordio in Coppa Italia».
La strada di Boni prosegue con un biennio a Omegna, ancora in C2. «Il secondo anno mi saltò il perone all’ultimo minuto dell’ultima giornata contro il Venezia, ma la dirigenza mi vedeva bene e mi riportò a Sanremo, dove nel frattempo si era insediata».
Il lavoro e le categorie minori
Poi la decisione di aiutare la famiglia «Mio padre era rappresentante, decise di aprire una ditta e mi pareva giusto collaborare», continuando a giocare a livello di Promozione (allora non esisteva l’Eccellenza) con Brescello, Viadanese e Guastalla e acquisendo sempre più un ruolo fondamentale nell’azienda di famiglia.
Il dopo calcio
«Oggi sono un commerciale, parlo con clienti della grande distribuzione, seguo mio figlio che gioca a Brescello e mi somiglia tantissimo!». Imprenditore di successo a cui resta la convinzione che forse «mi è capitato tutto troppo presto, ma va bene lo stesso: è stata un’esperienza fantastica!».