Dai diamanti non nasce niente…
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Dai diamanti non nasce niente…
Mettiamo in chiaro un paio di cose.
1) Non sono mai stato tifoso della Juventus, pur avendo realizzato per anni il suo house organ (mi pagava la Fabbri Editore).
2) Non godo delle altrui disgrazie, penso alle mie che sono già abbastanza.
Date queste premesse, da appassionato di calcio non nascondo che mi ha colpito la vicenda juventina.
Buon centenario, ragazzi!
Si è chiusa l’Era di Andrea Agnelli presidente della Juve. Lui, il vicepresidente Pavel Nedved e l’amministratore delegato Maurizio Arrivabene hanno rimesso le proprie deleghe, facendo così decadere tutto il consiglio d’amministrazione.
Si sono dimessi perché, a quanto dicono le carte, potrebbero aver scritto pagine scure nella storia del club più vincente d’Italia: le contestazioni della Consob e l’inchiesta della Procura di Torino, relativa ai bilanci del triennio 2018-2021, sono riuscite a fare quello che il compianto avvocato Prisco, dalla sponda interista, neanche osava immaginare, ovvero decapitare con un colpo solo il vertice bianconero.
«Quando la squadra non è compatta si presta il fianco agli avversari e questo può essere fatale. In quel momento bisogna avere la lucidità e contenere i danni» ha scritto il giovane Agnelli. Chissà se è a conoscenza del fatto che la sua famiglia sta per festeggiare (?!?) il centenario dell’acquisizione di Madama.
Cent’anni di solitudine, visto che il barometro promette tempesta.
Se Boniperti fosse ancora con noi…
Nel frattempo, la palla passa a Maurizio Scanavino, che non conosco personalmente e al quale auguro buon lavoro, dal momento che è stato nominato nuovo direttore generale.
Uomo di fiducia di Elkann, Scanavino è oggi amministratore delegato e direttore generale del gruppo editoriale Gedi (La Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX e diverse testate locali, Radio Deejay, Radio Capital, Radio m2o, Deejay TV e la A. Manzoni & C, fortissima concessionaria pubblicitaria).
Come detto, gli auguro buon lavoro e soprattutto buona fortuna, visto che alcuni tifosi – tramite i social networks – vedrebbero bene Lapo Elkann a capo della Nuova Juve.
Si parla pure di Alex Del Piero come nuovo presidente: «Per me questa situazione è molto triste, sono amico di Andrea, di Pavel, ho lavorato tanti anni con loro. È incredibile che un grande club come la Juve, che ha un profilo altissimo, dal 2006 in poi con la retrocessione abbia vissuto tutti questi anni in un up and down continuo. Mi dispiace».
Se la cavava meglio con il pallone tra i piedi, Pinturicchio, ma sarebbe un volto buono per girare pagina. E qui, mi dispiace per lui, arrivano i paragoni. Un altro ex bianconero, una cinquantina d’anni fa, fu messo in groppa alla Zebra dalla famiglia Agnelli.
Gianni doveva occuparsi della Fiat, il fratello Umberto “aveva già dato” fra il ‘55 e il ‘62, così la scelta (di Gianni, perché gli Agnelli erano tanti, ma uno solo decideva) cadde su Giampiero Boniperti. Non ho la presunzione di spiegarvi chi era Boniperti, ma se vi fidate è stato il più grande dirigente del calcio italiano.
Fu lui, non altri, a introdurre lo stile Juventus.
Fu lui che riuscì a farsi odiare da mezza Italia (quella non juventina) perché fissava un obiettivo e poi lo raggiungeva.
Amato dall’Avvocato e sopportato dagli altri, venne fatto fuori all’altezza di Italia 90 perché Umberto usò l’enfant prodige Luca Cordero di Montezemolo come cavallo di troia. L’ex consorte di Edwige Fenech toppò, Boniperti venne a raccogliere i pezzi ma ormai il mondo era cambiato: era già tempo di Triade.
Messaggio d’addio
L’Agnellino ha voluto ricordare a tutti i successi ottenuti: «Dal 2010 abbiamo onorato la nostra storia raggiungendo risultati straordinari: lo Stadium, 9 scudetti maschili consecutivi, i primi in Italia ad avere una serie Netflix e Amazon Prime, il J|Medical, 5 scudetti femminili consecutivi a partire dal giorno zero. E ancora, il deal con Volkswagen, le finali di Berlino e Cardiff (i nostri grandi rimpianti), l’accordo con adidas, la Coppa Italia Next Gen, la prima società a rappresentare i club in seno al Comitato Esecutivo Uefa, il J|Museum e tanto altro».
Vero tutto, anche se le serie Netflix e Amazon Prime non mi sembrano trofei da mostrare nel giorno dell’Apocalisse e i riferimenti alle Champions mai vinte li avrei evitati, ma è stata un’altra frase a farmi venire i brividi: «Io continuerò a lavorare per un calcio migliore».
Per carità, Andrea, la Famiglia ti darà tanti altri incarichi, lascia stare il calcio “migliore”, che ho ancora negli occhi la tua sparata sulla Superlega Europea, che è durata meno del Sassuolo in testa alla classifica qualche anno fa.
Lascia perdere, per il bene di tutti. E allora mi viene in mente l’ultimo grande dirigente che ha avuto la Juventus (mica vorrete dirmi che Nedved…), il mio amico Beppe Marotta. Quattro anni fa, fu costretto a dimettersi dalla Juventus per vaghe “incomprensioni sulla gestione”, andò all’Inter e il resto lo sapete.
Io, invece, da Hurrà Juventus venni fatto fuori da Moggi e Giraudo: se permettete, è una piccola medaglia che ancora oggi mostro con orgoglio.
Come cantava il Poeta, “dai diamanti non nasce niente…”. Già, e poi come finiva? Ah, sì: “dal letame nascono i fiori”. Sarà una primavera coloratissima, Madama!