Ci vorrebbe un D’Amico
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Vincenzo D’Amico
L’uomo e le sue doti tecniche e balistiche lo hanno già raccontato in molti. Fantasioso con i piedi, testa sopraffina e simpatia dentro e fuori dal campo, ma anche tanta umiltà, tanta voglia di giocare con quel pallone che a fine carriera lo spinse ad accettare di rimettersi in gioco negli inferi della Serie C2, dove la tecnica veniva a quei tempi annientata con qualsiasi mezzo e senza anestetici.
Terni al Lotto
D’Amico è stato anche questo, un umile fenomeno che ha deliziato per un biennio i tifosi della Ternana, i quali in quelle stagioni soffrivano su campi di città e paesi come Bisceglie, Luco dei Marsi, Jesi e Cesenatico; ce lo vedete oggi uno che ha quasi 400 partite in una big scendere a tanto?
Altri tempi, decisamente. Purtroppo, fatemi aggiungere! D’Amico arriva a Terni nell’estate del 1986 dopo aver concluso la lunga esperienza alla Lazio con 10 presenze, tutte nel finale di stagione, in un campionato di Serie B terminato con un anonimo dodicesimo posto; decisivo per il suo arrivo in Umbria, mister Mario Facco, che fu compagno di squadra di Vincenzino negli anni dello scudetto di Maestrelli.
La squadra umbra in C2 si sente di passaggio e Facco oltre al genio di D’Amico ha portato, sempre dalla Lazio, il giovane e promettente Di Canio e il vecchio ma sempre valido Fortunato Torrisi (in A con Ascoli, Torino e Catania tra le altre); in “rosa” figurano poi l’ex giovanili giallorosse Giorgio Eritreo, Mariano Riva (difensore ex Pisa e Udinese) e il centravanti Antonio Ravot, che in gioventù frequentò la massima serie con il Cagliari.
Amore a prima vista
Vincenzo D’Amico non ci mette molto a mostrare che muscoli e cervello sono ancora perfettamente allenati, va in gol 12 volte in stagione, due delle quali nei derby con il Perugia nel quale figura un giovane Ravanelli (i paragoni con la C attuale fateli voi..); giocate di prima, assist al bacio, conclusioni chirurgiche sono a disposizione della maglia rossoverde, ma questo non basta a salire in C1 perché nel finale di stagione si registra qualche battuta a vuoto (il pareggio a Casarano alla trentesima e il rovescio per 0-3 a Pesaro due settimane dopo saranno determinanti) e Vis Pesaro e Francavilla arriveranno due punti più avanti.
D’Amico chiude così il suo primo anno a Terni con 27 presenze, 12 reti e tanto bel calcio dispensato in stadi abituati a ben altro; il successivo campionato inizierà ancora con ambizioni di promozione, Facco rimarrà al suo posto e il grosso della squadra sarà confermato, ma non funziona tutto come deve, così arriva Viciani (da quelle parti un santone o quasi) e pilota la navicella rossoverde a un deludente quattordicesimo posto; Vincenzino sarà in campo 29 volte ed andrà a segno in sei occasioni, dimostrando ancora che la classe è tale a tutti i livelli della piramide pallonara.
Alla penultima di campionato, nella gara casalinga con il Martina vinta per 3-2, Viciani gli concede la standing ovation al minuto 87, quando il giovane Quattromini gli dà il cambio; sarà il commiato tra D’Amico e il rettangolo verde, un campo che tutto sommato gli ha dato molto meno di ciò che i suoi mezzi avrebbero meritato, ma come spesso diceva lui, con la giusta dose di umiltà e ironia, “Mi sono divertito lo stesso”.