Nino Nunziata
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Carmine Nunziata
La notorietà che ha raggiunto ultimamente, facendoci incollare davanti alla tv alle 23 di una sera di quasi estate, probabilmente da calciatore non l’ha nemmeno sfiorata: era uno di quelli che correva per tutti, tappava i buchi e iniziava l’azione, avanti e indietro senza respiro, una vita da mediano e lui Campione del Mondo c’è quasi diventato grazie a quel gruppo fantastico di ragazzotti Under 20 arresisi solamente davanti al grande Uruguay. Condottiero di quella selezione lui, da San Gennaro Vesuviano, signore e signori Carmine Nunziata!
Dall’Inter alla Virescit
Classe 1967, muove i primi passi con l’Inter che lo cresce nelle giovanili per poi fargli assaporare l’aria della Serie A con sette panchine tra il 1984 e il 1986, quando alla guida dei nerazzurri si alternano Castagner e Corso.
L’esordio in campionato però non arriva (gli verrà concesso un piccolo spazio in un quarto di finale di Coppa Italia contro la Roma, un tempo all’andata e venticinque minuti al ritorno, eliminazione compresa) e parte assieme al compagno Monti per Bergamo, destinazione Virescit Boccaleone, che in quelle stagioni si batte in C1.
Diciotto presenze e una tranquilla salvezza sono il suo battesimo ufficiale tra gli adulti; valigia ancora in mano ed emigra a Pavia, dove vive due stagioni non perfette sotto il profilo dei risultati (retrocessione alla prima e mancata promozione alla seconda), ma che lo impongono all’attenzione degli addetti ai lavori, 43 presenze e compagni di viaggio come Massara, Rambaudi e Bacci, tutta gente che ha fatto strada senza le squadre B…
L’incontro con Zeman
Si accorge di lui il direttore d’orchestra di una delle squadre più spettacolari di quelle stagioni, Zdenek Zeman, che dirige il Foggia; qui Nunziata arriva tra lo scetticismo generale, ma si impone in fretta; cuore, sacrificio e corsa ne fanno un perno insostituibile del centrocampo pugliese che si piazzerà ottavo, gettando le basi per il successivo salto in A e la bellissima favola di Zemanlandia.
Chi va Appiani, va sano e va lontano…
L’avventura rossonera di Nunziata dura solo una stagione, il trionfale campionato successivo dei foggiani lui lo vivrà da avversario vestendo la maglia biancoscudata del Padova; proprio nella Città del Santo, Nunziata diverrà un idolo della tifoseria, fermandosi fino al 1996 e vivendo da protagonista la storica promozione in A del 1994 e le due successive stagioni in massima serie, nella quale esordisce il 4-9-1994 nello scioccante 5-0 subito a Bologna (campo neutro per la squalifica del Ferraris) dalla Sampdoria alla prima di campionato.
Il centrocampista scuola Inter nella prima stagione in A disputa 27 gare sulle 34 previste, che non bastano a evitare lo spareggio per la salvezza che si disputa a Firenze e vede il Padova prevalere, ai calci di rigore, sul Genoa.
Nel successivo campionato le presenze salgono a 30, tutte per intero e condite da tre espulsioni che ne certificano la ferrea volontà di non mollare mai; il Padova scende in B e Nunziata passa al Torino, nobile decaduta che cerca di uscire dalla serie cadetta.
Dal Toro alla Leonessa
In Piemonte il centrocampista si conferma pedina imprescindibile per chi vuole giocare un certo tipo di calcio, ma le sue 64 presenze in due campionati non bastano a riportare il Toro in A: la prima stagione arriva un anonimo nono posto e la seconda un quinto che sa maledettamente di beffa!
La tappa successiva lo riporta in Lombardia: a Brescia è un titolare della squadra che Baldini vuole portare in A (tra gli altri i gemelli Filippini, Hubner e Raducioiu), ma arriva solamente un settimo posto, mentre nella stagione seguente con Sonetti diventa rincalzo di lusso e mette la firma sulla promozione in massima serie con un contributo di dieci presenze.
Il grande salto
Alla soglia dei 34 anni, Nunziata decide che è ora di andare a divulgare il “suo calcio” tra i ragazzi delle serie inferiori, vive così stagioni da chioccia tra Montichiari, Alzano Virescit (pronipote di quella Virescit Boccaleone che lo battezzò tra gli adulti..), Seregno e Pievigina, dove appende le scarpette al chiodo e mette a riposo cuore e polmoni al termine del campionato 2002-03.
Arzachena, Salò, Alghero, Seregno e le giovanili del Milan sono le tappe che lo introducono a Casa Italia nel 2012: qui consegue due argenti con l’Under 17 nel 2018 e 2019, fino ad arrivare all’impresa che lo ha portato con l’Under 20 su tutti i giornali, cosa che come detto in precedenza non gli era riuscita da calciatore; viene solo da chiedersi come faccia uno che correva di continuo a restare confinato in una piccola “area tecnica”, misteri del calcio!
Non ti fermare, Nino: vogliamo vivere ancora le serate davanti alla tv ad aiutarti a spingere in rete un pallone!