Carlo Mazzone e Francesco Scorsa
Il tempo di lettura dell'articolo è di 6 minuti
Carlo Mazzone
Dal 6-10-1974 al 14-5-2006, dall’Ascoli della regia di Steno (Gola) al Livorno del sesto posto in Serie A, dalle distinte con tre sole riserve e senza stranieri alle partite con diciotto convocati per parte e nove calciatori d’oltre frontiera distribuiti tra le due contendenti (Siena-Livorno 0-0); tanto è durato il regno di Sor Carletto Mazzone nell’élite del calcio nostrano, 32 anni pieni di emozioni, la Fiorentina dei giovani con un magico terzo posto che equivaleva a uno scudetto (le torinesi quell’anno, 76-77, decisero di fare un campionato a parte…), Antognoni, Desolati, Mattolini, Tendi e Casarsa, tutti giovani e forti.
La stagione successiva finì male, la Viola affondava in classifica e Mazzone venne sostituito dal quasi omonimo Mazzoni, anche se poi ci volle Beppone Chiappella per evitare il patatrac; ma ripartì da Catanzaro, ottenendo uno storico nono posto in A con annesso 1-3 alla Roma all’Olimpico, e Palanca in vena di magie.
L’incontro con Costantino
Anche in Calabria la seconda stagione non è felice, Mazzone salta nel finale e Costantino Rozzi non ci pensa due volte a riportarlo ad Ascoli, cinque anni (tutti in A) con il sesto posto della stagione 81-82 e la fama di ammazza grandi (chiedere alla Juventus per delucidazioni), Novellino, Anzivino, Nicolini, Hernandez e un sacco di nomi entrati nel mito al pari degli antichi Piceni; un campionato di Serie B a Bologna con una promozione mancata nonostante i vari Zinetti, De Vecchi, Bellotto, Marocchino e Marronaro e poi la bella avventura nel Salento con il Lecce, dove studia il primo anno (battuto allo spareggio promozione dal Cesena), sale in A al secondo e poi regala alla piazza giallorossa la prima salvezza in massima serie lanciando al contempo numerosi giovani del vivaio tra i quali Antonio Conte, Ingrosso, Monaco, Moriero e Garzya.
Finalmente a casa!
La tappa di Pescara poi è una piccola macchia tra tante imprese, in riva all’Adriatico non scatta la scintilla e così dopo una dozzina di gare Mazzone lascia il posto al profeta di quelle terre, Giovanni Galeone; le soddisfazioni tornano con il biennio a Cagliari, sesto posto la seconda stagione e qualificazione alla Coppa Uefa, che gli serve per vivere il sogno di una carriera, la panchina della “sua” Roma! Tre anni con due quinti e un settimo posto, ma soprattutto il lancio di quel Francesco Totti poi diventato l’ottavo (o il nono, visto che Falcao venne prima) Re di Roma.
Il ritorno a Cagliari lo vede, suo malgrado, protagonista sconfitto dello spareggio salvezza con il Piacenza; a Napoli invece dopo 4 gare con una delle peggiori squadre mai viste al San Paolo alza bandiera bianca per poi tornare a Bologna e vivere una stagione piena di soddisfazioni, nono posto e avventura in Europa che da quelle parti mancava da anni, prima di andare alla corte di Gaucci e pilotare il Perugia al decimo posto della Serie A.
Volano le rondinelle
Quando la carriera pare avviata al tramonto, ci pensa Corioni ad accaparrarselo per costruire il Brescia di Baggio, Guardiola e Hubner. In Lombardia, Mazzone diventa un idolo e quando parte per Bologna lascia più che un vuoto; il terzo ritorno in terra felsinea si conclude, dopo un primo campionato a metà classifica, con l’amaro spareggio che vede retrocedere i rossoblù a scapito del Parma, maledetti duelli all’ultimo sangue!
L’ultima avventura del Sor Carletto è a Livorno, dove subentra a Donadoni e, come accennato, ottiene un ottimo sesto posto, poi il ritiro, quel momento nel quale si comincia a uscire dalla quotidianità e a entrare nella storia, che da oggi è mito, leggenda…
Francesco Scorsa il fedelissimo
Quel 6 ottobre del 1974, a Napoli, con la maglia dell’Ascoli, c’è anche Francesco Scorsa, classe 1946 da Soverato, un difensore che ha già esordito in A due anni prima con il Bologna, proveniente da quattro anni di Cesena, e poi ha disputato una stagione a Foggia sempre in massima serie. Quel giorno Giorgio Braglia è un diavolo scatenato, tripletta ai marchigiani (di Campanini il gol della bandiera, primo assoluto dell’Ascoli in A) e chissà se Mazzone avrebbe scommesso sul fatto che Scorsa sarebbe diventato un suo fedelissimo; Francesco rimane ad Ascoli fino al 1983, poi chiude l’esperienza in campo con una stagione a Ravenna prima di affacciarsi in panchina ed esordire in B con un subentro a Catanzaro (in coppia con Veselinovic) durato appena quattro gare.
Una discesa in C1 a Fano nell’estate 1987 e poi il subentro a Papadopoulo in Serie B nella stagione 88-89, la piazza è quella di Licata e Scorsa conduce la sorprendente matricola siciliana a un incredibile nono posto, le reti di La Rosa, le parate di Zangara, insomma la storia! Nell’estate 1989 cede alla corte del Messina e con i Peloritani pare poter aprire un ciclo, parte alla grande in campionato, è primo dopo tre giornate,ma poi si rompe qualcosa e viene sostituito successivamente, guarda il caso, a un pareggio interno con il Licata.
Volare basso
Da lì in poi Scorsa non avrà più modo di salire oltre la C1, allena a Nola, Lamezia (la Vigor), torna a Nola e poi via a Casarano prima di un fugace tentativo di risollevare un Ascoli nel frattempo sprofondato in terza serie sostituendo Nicolini, ma venendo poi avvicendato dallo stesso.
Quel 14-5-2006 sono quasi dieci anni che Scorsa non allena più, a Siena non c’era sicuro, ma il legame che ha con Mazzone è così forte che ieri ha scelto di partire con il Mister.
Chissà di che cosa parleranno durante il viaggio, e chi ci sarà ad aspettarli? Sicuramente il bomber Campanini, con loro a Napoli quel 6 ottobre 1974, vuoi che non tireranno fuori il primo gol in A dei bianconeri?