Benedetta Primavera – Il Cesena e il Torneo di Viareggio
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Il Cesena
Oggi, dopo tante peripezie, il Cesena è al comando del Girone B della Serie C. Poco più di trent’anni fa, nel 1990, il club romagnolo era un cliente abituale del salotto buono del calcio italiano, Serie A e Serie B. E quell’anno, il ‘90 appunto, si tolse lo sfizio di mettere in fila tutte le “grandi” aggiudicandosi il Torneo di Viareggio…
Benedetta Primavera
“T’vò che un nespul e faza i figh?” (vuoi che un nespolo faccia i fichi?): chissà quanti l’avranno detto, o pensato, alla partenza della Primavera di Ammoniaci in quel febbraio del 1990, per il rinomato e prestigioso Torneo di Viareggio.
Il piccolo Cesena che va a giocarsela con la meglio gioventù di Torino, Juventus, Napoli, Milan e chi più ne ha più ne metta, estero compreso.
Un Davide che davanti non si trova un solo Golia, ma tanti e variegati, comunque non si spaventa nemmeno stavolta e con pazienza (la virtù dei forti, no?) e tenacia li sconfigge uno per uno, issandosi, per la prima volta, sul gradino più alto del podio, un podio riservato solitamente alle squadre “da cassetta”, società dai nomi prestigiosi che richiamano folle ben più grandi di quanto può riuscire a fare una provinciale, ma questo è il bello del calcio!
Il Cesena e il Viareggio
Il Torneo di Viareggio nasce nel 1949 e, per quella prima edizione, vede partecipare 10 squadre che nel tempo si allargheranno a 12 per poi passare a 16 (uniche eccezioni saranno le edizioni 1957 e 1959 che vedranno presenti solamente 8 squadre) fino ad arrivare alla formula di 24 proprio per l’edizione del 1990; otto gironi da tre squadre con gare di sola andata, passano le prime che daranno via ai quarti e successivamente a semifinali e finali.
Il Cesena è alla sua terza partecipazione: ha esordito nel 1975, quando venne inserita nel girone D con la Juventus, il Velez Mostar e gli americani del Burlingdale; era la Primavera di mister Ronconi e dei Benedetti (Corrado, più di 300 presenze tra A e B con le maglie di Cesena, Bologna, Perugia e Catania), Budellacci (una vita in C tra Fano, Francavilla e Ravenna), Moscatelli (garanzia in B nei primi Anni 80 con Cesena, Lazio e Pistoiese tra le altre) e Santoli, quest’ultimo promessa mai sbocciata che si dedicherà alla musica.
Quella squadra esordisce a Lucca con un 5-0 agli americani, perde 1-0 con la Juventus di un giovane prodigio di nome Paolo Rossi e poi batte con il minimo scarto il Velez di Mostar, guadagnandosi l’accesso alla fase a eliminazione diretta dove, ai rigori, cederà agli ungheresi dell’Uijpest Dosza.
Campione d’Italia
La seconda presenza invece è datata 1983 con una formazione che la stagione precedente si era laureata Campione d’Italia battendo nella doppia finale i pari età dell’Avellino, allenatore di quella squadra Arrigo Sacchi che però migrerà verso Rimini per cominciare la scalata che lo porterà alla Nazionale.
In quella squadra spiccano già i nomi di Agostini (futuro Condor), Seba Rossi, Lupo e Galassi, tutti giocatori che si affermeranno tra A e B; i bianconeri vengono inseriti nel girone B con Roma, Milan e Ipswich Town, esordiscono battendo gli inglesi con il minimo scarto, ma con lo stesso risultato perdono sia con i giallorossi che con i rossoneri e così addio sogni di gloria.
Buona la terza
Quella del 1990 è quindi la terza avventura viareggina per i cesenati, che in campionato viaggiano nelle posizioni di testa del proprio girone dove duellano con il Torino del guru Vatta e riescono a tenere a bada la Juventus, è un raggruppamento tosto che prevede anche il Bologna, Genoa e Sampdoria, Fiorentina e Cagliari tra le altre,ma la truppa di Ammoniaci non teme avversari potendo avvalersi di un gruppo formato prevalentemente da giovani della zona e perciò attaccati alla maglia!
Romagna sua
Anche Paolo Ammoniaci è un romagnolo D.O.C., nativo di Bagno di Romagna ha giocato nel Cesena dal 1966 al 1975, tra Serie C e A, la bellezza di 218 partite prima di passare per un quadriennio alla Lazio, 85 gare e una rete, un biennio al Palermo (71-73) e un altro al Forlì in Serie C (61).
Appese le scarpe al chiodo, ecco che intraprende la carriera di allenatore proprio con i colori del Cesena; quel torneo gli varrà il pass per l’esperienza tra i Professionisti, che lo vedrà protagonista di un buon quarto posto in C1 con il Perugia edizione 1990-91, di quella Primavera si porterà dietro il giovane Scugugia il quale lo ripagherà costruendosi poi una carriera di tutto rispetto.
Le successive tappe di Ammoniaci saranno Baracca Lugo e Ternana prima di rientrare nella sua Cesena come mister in seconda e, alla bisogna, titolare della panchina dei grandi.
“Pesca” intelligente
Anche in quel 1989-90 la Primavera cesenate primeggia nel rispettivo campionato, nel girone A è testa a testa con il Torino di Sergio Vatta in un raggruppamento (come detto in precedenza) piuttosto competitivo. Ma sono anni che il Settore Giovanile bianconero disputa tornei di alto livello, sfornando giocatori che poi si distingueranno nelle prime due serie nazionali.
Detto dello scudetto di Sacchi, c’è da rimarcare il bis datato 85-86 quando, già sotto la sapiente guida di Ammoniaci, i cesenati si impongono con un gruppo che può contare su Minotti, Alessandro Bianchi e Rizzitelli, insomma a Cesena non si fanno proclami ma sui giovani ci si investe davvero.
Per il torneo di Viareggio 1990 la società si avvale dell’opzione prestiti concessa dagli organizzatori (massimo tre) e va a pescare in maniera intelligente senza farsi impressionare dai cosiddetti nomi; dal Trento arriva la punta palermitana Antonino Di Natale, un giocatore tecnico con il vizio del gol; dal Riccione ecco il classe 1969 Andrea Lega (in realtà cresciuto nel vivaio cesenate) e infine dal Modena un giovane e promettente Lamberto Zauli.
Gli altri sono quelli che in campionato vivono il testa a testa con il Toro, c’è il portiere romano Flavoni, i difensori Medri, Di Simoni, Scarponi, Scugugia e Taroni, con i centrocampisti Del Bianco (già nel giro della Serie A), Lasagni, Pupita, Ulisse Masolini (fratello di Filippo, curiosamente al Brescia in quel torneo), Teodorani e Zanoli, più gli attaccanti Ceccarelli e Zagati, pure quest’ultimo nel giro della prima squadra.
Detto della “rosa”, c’è da rimarcare come il Cesena sia l’unica delle 24 squadre che non pernotterà in zona torneo scegliendo l’opzione di viaggiare avanti e indietro per ogni partita, scelta che agli occhi dell’organizzazione non sarà così ben vista.
La marcia bianconera
Il cammino dei romagnoli è tutto un programma, si comincia a Calenzano opposti ai rudi argentini del Newell’s old Boys che dai cognomi potrebbero essere tranquillamente una squadra italiana (allenatore Bernardo e in campo Cerino, Lunari e Ruffini tra gli altri); Ammoniaci schiera dall’inizio il trio Zagati, Di Natale e Zauli, più il guizzante Del Bianco che la decide dopo cinque minuti, quando insacca un angolo battuto dal prestito trentino Di Natale; dopo il vantaggio la squadra bianconera si chiude a riccio davanti agli attacchi dei sudamericani, Flavoni deve metterci più di una pezza e quando non ci arriva lui ci pensano Di Simoni e il resto del reparto difensivo.
L’1-0 resiste fino al termine ed ecco che la gara con la Juventus (nel frattempo vittoriosa con il Newell’s) diventa già uno spareggio! Contro Madama si gioca a Pontedera, e il pronostico non è così favorevole.
Alla corte di Cuccureddu ci sono nomi che paiono lanciati verso lidi di prim’ordine, Michele Serena, i fratelli De Min, Rubens Pasino e Massimiliano Rosa. Il Cesena però non è da meno, Ammoniaci getta nella mischia il giovanissimo Pupita al posto di Zagati (richiamato in prima squadra) e la partita vive di fiammate da entrambe le parti, buoni spunti di Serena così come pronti interventi del sempre attento Flavoni; lo 0-0 parrebbe poter perdurare fin oltre i novanta regolamentari, ma a sei minuti dalla fine Antonino Di Natale decide che la contesa si può risolvere prima così sfrutta un errore della retroguardia piemontese, si invola verso la porta e batte Micillo con un chirurgico rasoterra che vale il passaggio del turno e tanti saluti a una delle favorite della vigilia…
Il Cesena è ai quarti !
Quarti di nobiltà
Parma-Roma, Napoli-Milan, Fiorentina-Crystal Palace sono le altre tre gare della fase ad eliminazione diretta e viaggiano tutte sul filo dell’equilibrio, partenopei e rossoneri chiudono la contesa in parità (2-2) e i rigori premiano i primi, così come ducali e giallorossi che impattano 1-1 risolvendo, a favore della Roma, la questione dal dischetto; l’unica vittoria, peraltro abbastanza netta, è della Fiorentina che con tre reti (a una) boccia un Crystal Palace che qualche sogno iniziava a cullarlo.
Il 21 febbraio ecco la sfida, sentitissima a tutti i livelli, tra Cesena e Bologna, una gara secca che può dare il pass per il paradiso oppure spalancare sotto i piedi la botola dell’inferno.
Quella felsinea è squadra tecnica e solida, per l’occasione ha preso dall’Ospitaletto (era ancora attaccato il cordone ombelicale con Corioni) i promettenti Strada, Bonfadini e Baronchelli, inoltre possono contare sull’affidabilità del portiere Cerioni (di lì a poco esordirà in Serie A) e sui talenti di Troscé e Danilo Neri; sfida non facile, quindi, quella che attende Ammoniaci e i suoi ragazzi, orfani anche della punta Ceccarelli.
La gara si gioca a Prato agli ordini di Bruni di Arezzo e dopo appena un giro di lancette il giovanissimo Traversa tocca di mano in area, rigore che Di Simoni trasforma portando i romagnoli in vantaggio.
Il Bologna tesse una reazione ma senza creare reali pericoli, qualche conclusione di Danilo Neri e poco altro non possono certo spaventare i bianconeri, che in chiusura di prima frazione sfiorano il bis con Zagati che colpisce la traversa; il Cesena amministra anche nella ripresa, prende atto dell’infortunio di Di Simoni (sostituito da Ulisse Masolini al 57′ causa frattura del setto nasale) e vola in semifinale, dove l’attende la Fiorentina.
A un passo dal cielo
Scremato ulteriormente il plotoncino delle pretendenti, ecco il tabellone delle semifinali, che presenta due sfide sentitissime anche tra i grandi, Napoli-Roma da una parte e il sorprendente (ma a questo punto nemmeno più tanto) Cesena contro la Fiorentina dall’altra; i partenopei si sbarazzano dei capitolini grazie a una rete del prestito triestino Walter Pasqualini che vale il pass per la finale del 26, la truppa di Ammoniaci invece deve battersi allo stremo al cospetto di una Fiorentina tutt’altro che arrendevole.
La gara vede due formazioni leggermente rimaneggiate a causa di esigenze delle rispettive prime squadre. Se i viola di Piccinetti devono rinunciare all’ottimo Malusci e possono schierare Zironelli solo per un tempo, meglio non stanno i cesenati, obbligati a rinunciare a Del Bianco e Zagati convocati entrambi da Marcello Lippi; la gara comunque è abbastanza piacevole almeno nella prima frazione, poche occasioni da gol ma buone trame di gioco.
Nella ripresa, la Fiorentina accusa l’uscita di Zironelli benché il sostituto Lecci non vada per niente male, ma a passare è il Cesena al 72′, quando lo scaltro Di Natale beffa il portiere viola (Betti) calciando direttamente in porta una punizione dalla quale tutti si attendevano il cross; la Viola non ci sta e dopo soli cinque minuti perviene al pari grazie a un colpo di testa di Basciu, che fredda Flavoni, fino a quel punto imbattuto!
Il risultato permane fino al 90′ e come da regolamento ecco i calci di rigore: segnano tutti tranne Casale (Fiorentina), il Cesena è in finale!
Trionfo allo Stadio dei Pini
Viareggio, Stadio Dei Pini, atto finale, davanti il Napoli dei Ferrante, Airoldi e Altomare, pare già tutto scritto, pare…
Il Cesena gioca ormai con una sicurezza aumentata a ogni incontro e per la finalissima si avvale del tifo dalle gradinate di Marcello Lippi e della prima squadra, Zagati e Del Bianco però sono in campo agli ordini di Ammoniaci.
La giornata non è certo delle migliori climaticamente, un vento freddo sferza un’atmosfera bagnata da una pioggia battente, pare che il cielo si sia organizzato per dare il commiato a un grande uomo come Sandro Pertini, commemorato con un minuto di silenzio prima del match, diretto dal torinese Pairetto.
Il Napoli di Giancarlo Morrone (talentuoso argentino e bandiera laziale da giocatore) parte, come detto, con i favori del pronostico e l’avvio (diretta Rai con voce di Bruno Pizzul!) vede le due squadre studiarsi, con i romagnoli più decisi a dire la loro, Del Bianco dimostra che non ha esordito in A per caso e trascina i suoi arrecando danni agli avversari dalla trequarti in sù.
Dopo un quarto d’ora scarso costringe Tarantino al giallo e con Zagati crea più di un grattacapo alla difesa partenopea, come quando al 25′ obbliga Scalabrelli alla parata per disinnescare un calcio di punizione dal limite; il Napoli si fa vivo appena dopo con Ferrante ma Flavoni c’è e il Cesena passa a dieci dal termine della prima frazione, quando Del Bianco taglia il campo con un passaggio filtrante che Masolini intercetta appena fuori area, controlla saltando il portiere e deposita in rete scatenando l’entusiasmo dei tifosi di fede romagnola: 1-0, legittimato da una traversa di Medri colta cinque minuti più tardi.
La ripresa non presenta grosse novità, il Napoli schiaccia nella speranza di pareggiare ma il Cesena resiste e al 71′ Scarponi spreca una ghiotta occasione sottoporta, consegnandosi alla storia grazie all’educata voce di un Pizzul che simpaticamente declama “Erroraccio di Scarponi, che tiene fede così al suo cognome!”. La gara arriva in fondo e quando Pairetto fischia il sogno diventa realtà: il Cesena dei “pendolari”, la squadra “di provincia”, la “comprimaria che non fa cassetta” si laurea campione del torneo giovanile più importante del mondo!
Ricordi di bomber, Stefano Ceccarelli
Stefano Ceccarelli è una delle punte di quella squadra. Classe 1971, cesenate Doc e una trafila che è partita dagli anni dell’infanzia, si emoziona ancora oggi a ricordare quell’esperienza…
Il primo flash, se ti dico Viareggio?
«Beh, indubbiamente il pomeriggio della finale. Ho fatto ben tre tornei di Viareggio con il Cesena, e credo sia quasi un primato, ma quella giornata resta incredibile, la festa, la gioia, qualcosa di speciale e irripetibile».
Avevate particolari aspettative dal torneo?
«Onestamente, c’era tanta soddisfazione per essere stati invitati, in quegli anni il Settore Giovanile bianconero era uno dei più rinomati in Italia; da parecchi anni si mancava dal Viareggio ed esserci era già una gioia. Eravamo convinti di poter fare bene, ma non certo di vincere».
Che cosa fece la differenza?
«Il gruppo, senza dubbio! Eravamo quasi tutti romagnoli e avevamo poche pressioni, questo ci aiutò sicuramente; non era una squadra trascendentale, la squadra che vinse lo scudetto del 1986 ad esempio aveva Rizzitelli e Minotti, noi invece meno nomi ma eravamo davvero legati. Incise anche il fatto di fare i “pendolari”, quei viaggi in pullman avanti e indietro aumentarono l’unione della squadra».
Il tuo rigore in semifinale?
«Stupendo, posso dire di aver dato il mio contributo anch’io… Tra un lieve infortunio e il prestito dal Trento di Di Natale, giocai solo quella gara. In campionato ero rigorista, perciò mi aspettavo di calciare e segnai».
Che cosa si prova a vincere un Viareggio e cosa resta tanti anni dopo?
«Vincere un torneo ha un sapore particolare, anche perché non capita proprio a tutti. Quello che resta dopo tanti anni è la bellezza di quei giorni e il poterlo raccontare a un sacco di persone ancora oggi interessate; forse me ne rendo più conto adesso che allora, per me ha un peso particolare perché poi la mia carriera non ha girato per il verso giusto (Arezzo in C1, Casale in C2 e San Marino in D), in una parola sola indimenticabile!».