Banzai, Mancio!
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Mentre l’Italia si appresta ad affrontare Belgio e Israele nell’inutile Nations League, ideata solo per grattare qualche altro spicciolo agli sponsor e per intasare ulteriormente un calendario già asfittico di suo (ma qualcuno, a Ceferin, presenterà mai il conto?), lontano – fisicamente, non sentimentalmente – da noi, un cuore italiano batterà forte per conquistare il traguardo che insegue.
Roberto Mancini, l’ultimo Ct azzurro a regalarci una gioia collettiva (l’Europeo), costretto poco più di un anno fa alle dimissioni dalla sorridente dittatura di Gabriele Gravina (che invece, nonostante i disastri combinati, è saldo al suo posto e vuole pure farsi rieleggere…) e accolto a braccia aperte dalla Federcalcio dell’Arabia Saudita, scende in campo per giocarsi la qualificazione ai prossimi Mondiali.
Solocalcio da sempre sostiene il Mancio e lo segue con grande affetto. Alla vigilia del duplice incontro con Giappone e Bahrein, lo ha pure intervistato…
Pareggio al debutto con l’Indonesia, vittoria in rimonta in Cina: Roberto, sei soddisfatto di questo inizio di torneo?
«Per la precisione: contro l’Indonesia abbiamo sbagliato un calcio di rigore a dieci minuti dalla fine, mentre in Cina abbiamo subito un gol a freddo, poi siamo rimasti in dieci dal 17’ e nonostante questo abbiamo vinto, quindi sì, sono soddisfatto anche se meritavamo di vincerle entrambe. Dobbiamo imparare a concretizzare tutte le occasioni che creiamo».
Giovedì si torna in campo, per di più contro la corazzata del girone, quel Giappone che ha spazzato via Cina e Bahrein: 12 gol fatti, 0 subiti. Giapponesi imbattibili?
«Con il Giappone sarà durissima: è una macchina da gol, come ha dimostrato nelle prime due partite, però giochiamo in casa e cercheremo di sfruttare questo fattore, perché nel calcio tutto è possibile. Dovremo essere più attenti, concentrati: è chiaro che non sarà una gara semplice, ma ce la giocheremo al meglio, i ragazzi mi sembrano pronti».
C’è un calciatore in particolare che temi, nel Giappone?
«Il Giappone è una squadra forte in tutti i reparti, ha calciatori che giocano in Europa (Inghilterra, Francia, Germania, Italia), sembra una composizione perfetta: corrono, sono tecnici, insomma davvero una bella squadra, un gran collettivo che gioca insieme da alcuni anni e questo è importante per l’affiatamento. No, non c’è un calciatore in particolare da temere; semmai, ne sono undici…».
Nelle prime due partite, il Giappone ha mandato in rete 8 calciatori diversi: direi che il gioco di squadra funziona…
«Il gioco di squadra è la loro forza, il fatto che in tanti abbiano segnato ne è la dimostrazione».
La tua squadra a che punto è, sul fronte della compattezza?
«Noi siamo migliorati, come squadra, ma il Giappone, ripeto, è il frutto del lavoro di anni, mentre noi siamo insieme da tredici mesi e questo conta. Però ribadisco: siamo migliorati, siamo sulla strada giusta, dobbiamo imparare a monetizzare la mole di gioco che creiamo: a volte sbagliamo gol che sembrano fatti, e a questo livello non ci possiamo permettere errori del genere».
Quattro giorni dopo, sarà la volta del Bahrein, che al debutto è andato a vincere in casa di un’altra presunta corazzata, l’Australia… Che tipo di squadra è?
«Il Bahrein è la classica squadra “del golfo”: tosta, coesa, difficile da superare. È andato a vincere in Australia con un po’ di fortuna: l’Australia ha dominato tutta la partita, ma alla fine ha perso. Una di quelle partite “stregate” che capitano ogni tanto. In definitiva, una buona squadra, anche se l’Arabia Saudita è superiore e tutte le partite vanno giocate…».
Quanti punti ti aspetti, da questo doppio impegno?
«Io spero di fare sei punti, ovvio. In quel caso saremmo messi benissimo, non bene, però vediamo come vanno questi due incontri e poi tireremo un primo bilancio».
Che cosa manca, all’Arabia Saudita, rispetto a quello che ti aspetti?
«La squadra, come detto, è migliorata tanto. Adesso deve compiere l’ultimo salto di qualità, sfruttando al meglio tutte le occasioni che le capitano: a quel punto, la qualificazione al Mondiale sarà più che meritata».