Antonio Conte, Il fidanzato della Signora
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Nove stagioni bianconere, mica male per un ragazzo partito da Lecce con una determinazione, una voglia di arrivare senza eguali. Della Juventus, di cui è diventato un simbolo fino a indossarne la fascia di capitano, ha vissuto momenti di gloria, ma anche momenti di rabbia e dolore.
Il calvario, quello da cui un giocatore senza la sua forza interiore avrebbe potuto anche non riprendersi, inizia il 9 ottobre del ’96: a Perugia, durante Italia-Georgia, Conte si infortuna finendo col piede sinistro in una buca del terreno. Passa poco più di un mese ed è sotto i ferri per la ricostruzione del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Si rivede in campo dopo cinque mesi, ma il ritorno vero avviene nella stagione successiva, ’97-98.
È una specie di crisi del settimo anno bianconero, le certezze si sgretolano e il rapporto con Marcello Lippi si incrina. Il tecnico gli fa capire senza giri di parole che ha altri progetti, che lui non rientra più nei piani. Antonio perde la fascia di capitano, sembra a un passo dall’addio e sta per cedere alle tentazioni dei campionati esteri.
Invece la musica cambia con l’arrivo del nuovo allenatore: con Ancelotti, Conte ritrova la serenità perduta, e anche la continuità e la sicurezza in campo.
La stagione 1999-2000 lo ritrova protagonista: ventotto presenze in campionato, quattro reti e tanta sostanza. Uno così, il Commissario Tecnico della Nazionale non può certo lasciarlo a casa durante l’avventura europea.
Così, a quasi trentun anni, Antonio Conte andrà a fare un po’ di straordinari negli stadi olandesi. Con il sorriso sulle labbra, perché in certi casi la fatica è un premio.