Angelo Peruzzi, l’angelo in Paradiso
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«Io ho una sicurezza, una soltanto: di larghi come me ce ne sono pochi». Così, con un po’ di autoironia, Angelo Peruzzi descrive se stesso. Ha il corpo di un pugile, compatto, pronto alla lotta. Non per niente Nils Liedholm lo ha soprannominato “Tyson”, anche la faccia e’ da duro e la mascella volitiva ricorda i divi di Beautiful.
Cresce nel settore giovanile della Roma, intanto va a pescare trote e carpe con le mani. Esordisce in prima squadra a soli diciassette anni, a San Siro contro il Milan, sostituendo Tancredi colpito da un petardo e si segnala subito per il suo grande talento.
Gioca la stagione 1989-90 in prestito al Verona, ma al suo ritorno in giallorosso è travolto dallo scandalo del lipopill: Peruzzi e Carnevale risultano positivi al controllo antidoping dopo la partita fra Roma e Bari del 23 settembre 1990. In ballo c’e’, almeno ufficialmente, un dimagrante, appunto il Lipopill, ma la vicenda resta piena di zone d’ombra anche al termine del suo iter giudiziario.
Peruzzi in ogni caso rompe con l’ambiente e viene ceduto alla Juventus, dove finirà di scontare la squalifica di un anno. Nell’aprile del ‘92 Trapattoni da’ l’annuncio ufficiale: «Mi spiace per Tacconi, ma d’ora in poi il numero uno sarà Angelo Peruzzi». L’ascesa è inarrestabile, la convocazione in Nazionale di Arrigo Sacchi inevitabile.
Poderoso, compatto, con fasce muscolari larghe che gli consentono prodigiosi gesti atletici sul breve, si esalta tra i pali e nei tiri ravvicinati, dove fa valere la propria prontezza di riflessi e il colpo di reni. Unico limite: le notevoli masse muscolari, continuamente sollecitate, sono soggette ogni tanto a qualche malanno, uno dei quali lo estromise alla vigilia dal Mondiale 1998, in cui doveva partire come titolare della Nazionale italiana.
Ha difeso la porta della Juventus per otto lunghe stagioni fra il 1991 e il 1999, collezionando una serie eccezionale di trofei: 3 scudetti, una coppa Campioni, una coppa Intercontinentale, una Supercoppa Europea, due Supercoppe italiane, una coppa Uefa e una coppa Italia.
Con la maglia azzurra però non ha raggiunto la consacrazione tanto sperata: un Europeo (1996) in cui la nazionale italiana si è fermata prima dei quarti di finale e un mondiale, quello francese, disertato come detto per pura sfortuna.
Angelo Peruzzi ha seguito nell’estate del 1999 Marcello Lippi all’Inter, dove ha raccolto l’eredità di Pagliuca, in seguito a una trattativa che molto ha fatto discutere. «Chi oggi è all’Inter» precisò in merito alle sue elevate richieste contrattuali, che ritardarono la conclusione della trattativa «Non è stato scelto perché è un ex-juventino, ma semplicemente, credo, perché è un buon giocatore».
E di essere ancora un buon giocatore Angelo Peruzzi lo ha dimostrato ampiamente nel corso della stagione 1999-2000, confermandosi, nonostante le alterne fortune delle squadra nerazzurra, uno dei portieri dal rendimento più alto del campionato italiano.
Al punto che il Ct Zoff, che lo aveva escluso dalla rosa azzurra per far largo ai più giovani Buffon e Toldo, ha accarezzato il progetto di chiamarlo come terzo portiere per gli Europei. «Non vedo il motivo di una convocazione» ha commentato, gelido, lui «mi risulta che la mascotte per gli Europei è già stata scelta».