Andrea Pirlo, è nata una Stella
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Doveva bruciare le tappe, tutti giuravano sulla sua classe cristallina fin da quando, in tenerissima età, incantava tra i “baby” del Brescia. Non è andata esattamente così, forse perché nel calcio italiano tutto muscoli, schemi e stranieri non è facile per gli artisti emergere secondo i diritti della classe.
Il 2000 però ha segnato finalmente per lui la svolta tanto attesa. Dopo tante stagioni a metà, prima nel Brescia, dove le sue magie sembravano cozzare coi drammatici problemi di salvezza, poi nell’Inter, dove la concorrenza finiva col confinarlo fatalmente ai margini, il suo campionato nella Reggina ha dimostrato che Andrea Pirlo può “tenere” la Serie A anche alle latitudini meno nobili, dove la partita è lotta per la sopravvivenza.
Anche se il finale di stagione lo ha visto più in panchina che in campo, il ghiaccio è rotto. Tanto più che ha coronato questi mesi importanti con la conquista del titolo europeo Under 21, realizzando tra l’altro entrambi i gol della difficile finale con i… quasi padroni di casa della Repubblica Ceca.
Se nel calcio d’altronde resiste ancora una componente estetica, Pirlo è nato per essere un campione. Tocco vellutato, punizioni micidiali (un paragone? Platini), senso dell’assist e quel modo di gestire il pallone con mosse sapienti che segna il confine tra il giocatore normale e il fuoriclasse.
Da ragazzino lo paragonavano a Rivera, da… più grandicello sono stati scomodati altri campioni, a partire da Zidane. Lui, dal canto suo, preferirebbe essere semplicemente Pirlo, cioè un giocatore con caratteristiche del tutto originali. E gli piacerebbe pure sfondare nell’Inter, la squadra per cui ha sempre tifato: da bambino stravedeva per Altobelli e Rummenigge. Anche se con Lucescu, che lo definì “il miglior talento d’Europa” e lo portò in ritiro col Brescia quando aveva solamente 14 anni, ha giocato praticamente in tutte le posizioni da centrocampo, il suo vero ruolo è quello di trequartista.
L’ultimo passaggio è il pezzo migliore del suo bagaglio, l’amore per il fondo della rete (i suoi gusti tattici? “Mi piace fare gol”) l’ideale complemento di un ruolo a metà tra la regia avanzata e l’appoggio diretto alle azioni in area di rigore.
Bresciano come un altro grande talento neroazzurro degli anni ‘80, Evaristo Beccalossi, per il momento Andrea Pirlo deve completare il suo repertorio per riuscire a ottenere il giusto spazio anche in un grande club. Il destro e la visione di gioco sono ottimi, il resto, specialmente la tenuta fisica e l’atletismo in generale, non sono il suo forte. D’altronde, però, ha già dimostrato ampiamente che di correre tanto non ha bisogno: gli basta far correre il pallone.