Ai Mondiali con il Mancio
Il tempo di lettura dell'articolo è di 4 minuti
Lo so, questa è la settimana che registra il ritorno in campo della Nazionale italiana. Però la Spalletti band davvero non riesce a emozionarmi.
Agli ultimi Europei, ben prima della figuraccia finale, lo avevo confessato: dopo Italia-Albania, mentre tutti si spellavano le mani per applaudire gli Azzurri, io avevo scritto che l’Italia mi aveva fatto schifo, che la trovavo priva d’anima e di personalità. Da allora, fino a prova contraria, niente è cambiato (Gravina, Spalletti, persino Buffon sono tutti ai loro posti…), quindi l’inutile Nations League contro Francia, Israele e Belgio non mi scalda certo il cuore.
In attesa di cambiare opinione, ed essendo un appassionato di calcio, cerco altrove quello che mi è negato in Patria. Lo trovo a parecchi chilometri di distanza: laggiù, nell’affascinante Nuovo Mondo dell’Arabia Saudita (oltre al pallone c’è di più e un giorno mi piacerebbe raccontarlo, per sconfiggere gli stupidi pregiudizi che sono stati instillati nelle nostre menti), da poco più di un anno vive e lavora l’Uomo che cambiò pelle alla nostra Nazionale, Roberto Mancini.
Lo fece senza mostrare una “faccia feroce” (che idiozia…), senza mettere in campo “la miglior versione” di stesso (idem), ma anzi sorridendo e mettendo in campo l’unica versione di cui dispone: un innamorato del pallone che sa trasmettere ai suoi allievi questo amore, un Ct capace di trasformare una trentina di ragazzi in un gruppo solido, che in campo – oltre alle doti tecniche – mette l’elemento più importante, il cuore.
E così, questa è la settimana del ritorno dell’Italia, ma è anche la settimana in cui l’Arabia Saudita di Roberto Mancini inizia il suo cammino verso la Coppa del Mondo 2026. Ho fatto qualche domanda al Mancio, e lui mi ha risposto…
La strada che porta ai Mondiali 2026 è lunga e piena di difficoltà, però la tua Arabia Saudita l’ha imboccata con il piglio giusto. Superata la seconda fase, caratterizzata dal testa-a-testa con la Giordania (voi avete vinto ad Amman, loro hanno vinto a Riad: entrambe qualificate…), il 5 settembre inizia la terza fase, quella che può risultare decisiva: le prime due del girone vanno dritte alla Coppa del Mondo, terza e quarta giocheranno la quarta fase. Roberto, il sorteggio non è stato benevolo, con te e i tuoi ragazzi: siete finiti nel girone dell’Australia (che dal 2006 si è trasferita… in Asia) e del Giappone, le due corazzate del Continente…
«Sì, nella seconda fase i ragazzi sono stati molto bravi e sì, questo girone è piuttosto complicato, però abbiamo i mezzi per farcela. Gli scontri diretti con Australia e Giappone saranno duri, ma è inutile fare calcoli preventivi: si va in campo per vincere, sempre e comunque».
Immagino che la Federcalcio araba ti abbia dato come obbiettivo-chiave la qualificazione ai Mondiali, giusto?
«Non può essere diversamente. La Federazione ha grandi ambizioni, io pure e la squadra idem: partecipare alla Coppa del Mondo è l’obbiettivo di tutti».
Detto fra noi, per ottenere il pass – affrontando un round ulteriore – basterebbe il terzo posto, però conoscendoti non sei tipo da accontentarti…
«Niente calcoli, come ti ho detto. Noi vogliamo qualificarci direttamente, eventuali ulteriori playoff sappiamo che ci sono ma non ci pensiamo».
A un anno dal tuo arrivo, sei soddisfatto del lavoro che hai fatto finora?
«Sono soddisfatto, la squadra è migliorata molto, però è ovvio che dobbiamo continuare a lavorare sodo. Il problema base è che abbiamo molti calciatori che purtroppo non giocano titolari nel loro club…».
I tuoi calciatori si sono adattati bene agli schemi tattici che hai introdotto?
«Sì, i ragazzi si sono subito calati nel nuovo “abito tattico”, sono migliorati partita dopo partita e questo per me è importante».
Quali sono stati gli ostacoli più difficili da superare?
«Mi verrebbe da dirti che sono i… soliti, ovvero che ci vediamo molto poco (come capita a tutte le rappresentative nazionali, peraltro) e che sulla trentina di calciatori che convochiamo, circa la metà gioca molto poco in campionato o addirittura non gioca proprio».
Dall’Italia sono arrivati “rinforzi”? Del tuo staff, chi ha accettato di seguirti in questa difficile sfida?
«L’ultimo ad aggregarsi, in ordine di tempo, è stato Gregucci, che ci dà una mano per la fase difensiva. Per il resto, del gruppo “azzurro” mancano solo Chicco Evani e Giulio Nuciari…».