Adolfo Sormani – Figli di un Pallone Minore
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Adolfo Sormani
Certi cognomi pesano come macigni sulla schiena di eredi già etichettati in partenza, il figlio di un Re piuttosto che di un dottore o ancora di un attore. Nel calcio ancor di più, se sei bravo è perché tuo padre lo era, se non lo sei allora giochi perché ti chiami come lui, se ti arrangi beh, potevi fare di più; Maldini e Mazzola fanno discorso a sé!
Dopo il doveroso preambolo, converrete che se sei il figlio del “Pelé bianco” non avrai vita facile, nel bene e nel male… Adolfo Sormani figlio di Angelo, un cognome, due persone e una sola passione, la Dea Eupalla di Breriana memoria!
Genova per caso
Adolfo nasce a Genova per un soffio. Agosto 1965, papà ha già fatto la valigia per Milano dopo un’esperienza non esaltante alla Sampdoria e si appresta a diventare idolo in rossonero sotto la guida di Paròn Rocco.
Il piccolo Dodo (questo il suo soprannome) cresce così a pane e calcio e quando si avvicina ai vent’anni fa parte della Primavera del Napoli, dove si mette in evidenza per tecnica e visione di gioco. Marchesi gli dà anche la soddisfazione di una convocazione in prima squadra alla ventunesima giornata, Ascoli Piceno il palcoscenico.
A scuola da Sacchi
L’estate del 1984 segna l’ora di entrare nel calcio dei grandi e Dodo lo fa partendo da Rimini, Serie C1, con un mister che farà strada…
Arrigo Sacchi! Quel Rimini è uno spettacolo da veder giocare, il vecchio Frosio fa da chioccia a un nugolo di giovani talenti tirati su dal buon Arrigo nelle minori del Cesena (Walter Bianchi, Zannoni e Galassi tra gli altri), la promozione in B non arriva per un soffio e Sormani sarà protagonista con 30 presenze e la prima rete segnata tra i professionisti, Asti-Rimini 1-1 del 25-11-1987.
Ancora un anno a Rimini, altre 30 presenze senza reti stavolta, e poi il ricongiungimento con Sacchi (nel frattempo emigrato a Parma), che lo porta in gialloblù per farlo esordire in Serie B in una squadra imbottita di ex riminesi che ottiene un lusinghiero settimo posto. Le presenze del fantasista saranno 22 e una la rete, a Roma contro la Lazio.
Tappa ad Avellino
Il campionato successivo vede Sormani fare il grande salto, il treno ferma ad Avellino ed è Serie A; Vinicio prima e Bersellini poi non riescono a evitare ai lupi d’Irpinia la retrocessione in B dopo 10 lunghi anni di serie maggiore, per Dodo le presenze sono solamente tre, esordio a Pisa alla dodicesima; biancoverde anche per le due stagioni successive in cadetteria, Sormani incide abbastanza nella prima disputando 20 gare e siglando due reti (entrambe decisive ai fini del risultato) nella squadra che Sonetti per poco non riporta in Serie A; nella seconda resta ai margini, dieci apparizioni solamente in un complesso allestito con grandi ambizioni e invece naufragato in un anonimo dodicesimo posto.
Ricomincio a Viareggio
Il campionato post Italia 90 vede così Sormani ricominciare dalla Serie C2, un Viareggio grandi firme (direttore d’orchestra la vecchia volpe Riccomini) non va oltre il terzo posto e lui con 15 gare e una rete fornisce un ottimo contributo, Spalletti, Mangoni e Bisoli tra i nomi di spicco dei toscani; la stagione seguente inizia ancora in Versilia, ma al mercato di riparazione entra nell’operazione che porta in Toscana Mazzarri e così parte per la Campania, destinazione Nola, C1 meridionale.
In bianconero, Dodo disputa un ottimo campionato, 26 presenze e 4 reti permettono ai nolani del sacchiano Varrella un grande decimo posto finale; il 93-94 è ancora con i colori del Nola, 19 gare e una rete agli ordini di mister Esposito e poi scende in Serie D con la maglia del Caerano (nel trevigiano), dove in due stagioni mette insieme 48 presenze, 4 reti, ma soprattutto assist e giocate sopraffine per i bomber Alfonso Nestor, Centenaro e Spagnolli.
Chiusura a Mestre
La storia d’amore con il Mestre incomincia nell’estate del 1995: al primo colpo sale in C2 in un complesso guidato da Ennio Gazzetta e nel quale lui è determinante con le sue 8 reti, poi un biennio in C2 con un paio di piazzamenti tranquilli e una sessantina di partite, e un anno di esilio a Pordenone (Serie D), nel quale le sue 30 presenze non bastano ai ramarri per salire in C; rientra in arancione per il 99-00 e chiude la sua esperienza di calciatore con 13 apparizioni e un ottavo posto che garantisce l’ennesima salvezza mestrina.
Appese al chiodo scarpe e bacchetta magica, Sormani intraprende la carriera di allenatore e qui si toglie le soddisfazioni che da giocatore sono rimaste insoddisfatte.
Rivignano, Conegliano, Chioggia e Cattolica le tappe precedenti all’arrivo nelle giovanili della Juventus prima e del Napoli poi; successivamente comincia un tour europeo che tocca la terra d’Albione (Watford), la Danimarca (Vejle) e l’Albania (Partizan Tirana), fino all’attuale Islanda (Hb Torshavn), il tutto alternato a fugaci ritorni italici tra Sud Tirol e Lavello (Potenza)…
Da tempo non è più “il figlio di..”, ormai un cognome ce l’ha anche lui!