Lettera aperta ai tifosi del Bologna
Il tempo di lettura dell'articolo è di 6 minuti
No, non sono nato a Bologna. E no, non sono tifoso del Bologna, nel senso che una sconfitta dei rossoblù non condiziona il mio umore (a meno che non avessi scommesso sulla vittoria…).
Però questa città mi ospita da 51 anni (e quindi la sento un po’ “mia”) e mio padre ha lavorato tanti anni per il Bologna, prova ne sia che al suo funerale garriva al vento il gonfalone del club.
Vengo al dunque: noto – da appassionato di calcio – che non tutti hanno capito che cos’è diventato il Bologna, nell’anno di grazia 2024. Provo a raccontarvelo.
RICORDATE LO SQUADRONE CHE TREMARE IL MONDO FACEVA?
Domani, 7 dicembre, il Bologna andrà a far visita alla Juventus. Per la prima volta dagli anni Trenta – la Juve del Quinquennio contro lo “squadrone che tremare il mondo fa – lo farà senza differenza di status, perché oggi quello rossoblù è uno dei club più sani in Italia mentre la Vecchia – stando ai bilanci “allertati” da Consob e ignorati da Federcalcio – addirittura non avrebbe i conti in regola per disputare il massimo campionato.
Visto che siamo in tema, vi invito a un atto di superiorità. Sulla panchina bianconera andrà a sedere Thiago Motta: capisco l’antipatia che vi suscita perché se n’è andato in quel modo, però provate a pensare che è stato l’allenatore che ha firmato una stagione esemplare, culminata nell’accesso alla Champions League, e fate spallucce.
GIÀ, MA LA CHAMPIONS…
Restiamo in tema: fin qui, un pareggio e quattro sconfitte, senza dubbio un cammino disastrato. Io le ho viste, quelle cinque partite, e nessuna avversaria ha “rubato” qualcosa al Bologna. Erano – tolto lo Shaktar – semplicemente più forti, più equipaggiate, più rodate. Perché in realtà il Bologna in Champions ci è finito… per sbaglio.
Dovevi trovare la stagione in cui le romane ciccano e la squadra Campione d’Italia si rivela ridicola, per finire nelle prime cinque. Dopodiché dovevi pure beccare la stagione in cui – magicamente – le italiane erano cinque e non le solite quattro (sono state anche tre, ma vado a memoria e potrei sbagliare…).
Insomma, la Champions League è stato un regalo inaspettato ed è arrivata troppo presto rispetto alla crescita del club. All’inizio, la definii – io, che non sono tifoso ma solo un appassionato – una scampagnata, una specie di settimana bianca durante l’anno scolastico.
Il merito di Italiano e dei suoi ragazzi è stato quello di non presentarsi su nessun campo con il cestino della merenda, anzi dando filo da torcere ad avversarie di caratura superiore. E poi, se vogliamo, la settimana bianca non è ancora finita: magari qualche bel brulè caldo, da qui alla fine di gennaio, ce lo possiamo ancora bere…
GIÀ, MA IL MERCATO È STATO DEFICITARIO…
Leggo anche questo e non ve ne faccio una colpa. Sapeste quanto lavoro c’è dietro la creazione di una “rosa”, sareste più indulgenti. Si parte dalle richieste dell’allenatore, si fanno migliaia di chilometri e centinaia di telefonate, si vedono decine di partite, prima di individuare “quello giusto”.
Poi il calciatore deve essere bravo a calarsi nella nuova realtà, l’allenatore deve inserirlo gradualmente nel gruppo e alla fine, purtroppo capita, ti imbatti in procuratori che fanno gli interessi propri oltre che dei loro “clienti” e tutto il tuo lavoro va a donne di facili costumi. E stiamo parlando di ragazzi giovani, con le fragilità di tutti i ragazzi del mondo: voi li vedete dagli spalti e vi sembrano eroi da medaglia, mentre in realtà è molto probabile che non sappiano pagare una bolletta in posta…
Vediamolo caso per caso, questo “mercato deficitario”.
Thijs Dallinga: ha 23 anni ed è stato pagato 15 milioni. Al di là del periodo di ambientamento, che comunque va concesso a tutti, ai miei occhi ha solo una sfiga: si è trovato davanti uno come Castro, ma ha tempo per mettersi compiutamente in mostra.
Nicolò Cambiaghi: anche lui ventitreenne, si è rotto prime di cominciare. Sartori – il miglior diesse italiano per distacco – doveva prevederlo? Aspettiamo di vederlo in campo e poi decidiamo se vale i 10 milioni spesi.
Emil Holm: ha 24 anni e un… compagno di maglia, De Silvestri, che finché regge merita di essere titolare. Quando è stato impiegato, mi sembra che se la sia cavata bene.
Martin Erlić: ha 26 anni ed è venuto a Bologna come rincalzo dei centrali titolari. E quello fa.
Nicolò Casale: idem, per di più in prestito (un milione e mezzo).
Jens Odgaard: ha 25 anni, è costato 4 milioni e mi sembra che si sia già ripagato…
Benja Domínguez: ha 20 anni (che Dio lo benedica), è costato 4 milioni e non mi sembra una pippa.
Juan Miranda: ha 24 anni e non mi sembra un brutto acquisto.
Samuel Iling-Junior: ha 20 anni, è in prestito e mi pare che abbia fisico, passo e doti tecniche.
Tommaso Pobega: ha 25 anni, è in prestito e io – da non tifoso – mi auguro che possa restare a Bologna parecchio. Insomma, mi dite dove ho sbagliato e dove sta il “mercato deludente” del Bologna?
Ultima postilla: visto che l’avversaria di domani è la Juventus, credo sia il caso di ricordare che i primi sei mesi di Michel Platini in bianconero furono un pianto. Ho detto PLATINI!
GODETEVI IL NUOVO BOLOGNA!
Riepilogando. Meglio Saputo di tutti i “nanetti” (uno più alto ma ugualmente non rimpiangibile) di una decina d’anni fa. Giovanni Sartori è manna dal Cielo, per il Bologna. Motta è un bravo allenatore e Italiano non gli è da meno, anzi a me è pure più simpatico perché più spontaneo rispetto all’italo-brasiliano.
A questo punto, godiamoci il nuovo Bologna: voi da tifosi consapevoli di tifare per un club in costante crescita, io da osservatore esterno. Unico problema: io boicotto Dazn, quindi la partita di domani me la vado a vedere in qualche locale dotato di SkyBar, oppure ascolto la radio.
Voi che fate?