Franco Panchieri
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Origine controllata…
“Quando sei nato non puoi più nasconderti” è un film del 2005 girato, in parte, a Travagliato, ma da quelle parti lo avevano già capito una cinquantina d’anni prima.
I fratelli Baresi e Franco Pancheri, infatti, non si erano certo nascosti una volta mostrate le proprie qualità calcistiche. Se i primi due divennero bandiere e simboli di Inter e Milan, Pancheri si ritagliò una carriera di tutto rispetto, partita dalla Milano nerazzurra per arrivare ad Aversa via Como, Udine, Cremona, Cesena, Caserta e Trento.
Come appunto la famosa coppia di fratelli, anche Franco nasce a Travagliato, il 25-1-1958; lo nota l’Inter in giovane età ed ecco che nelle giovanili si mette in mostra da subito, i primi contatti con la prima squadra nel campionato 76-77 e poi un prestito a Como dalle due facce. Tredici presenze in cadetteria nel 77-78, con l’esordio alla ventitreesima quando i lariani battono il Brescia (1-0) e lui entra al 77′ per l’autore della rete Nicoletti; la stagione però gira male, Rambone, Suarez e Pezzotti si alternano alla guida tecnica ma si finisce per scendere in C1.
Il 78-79 vede perciò il giovane Pancheri in terza serie, ma il Como che Marchioro guida è una squadra fuori categoria: Cavagnetto, Vecchi tra i pali, Vierchowod e Pozzato sono solo alcuni degli assi che portano i lariani a risalire immediatamente al piano superiore, il ragazzo di Travagliato sarà una colonna con 28 presenze e una rete.
L’esordio in Serie A di Franco Panchieri
Il buon exploit in riva al lago gli vale il ritorno alla casa madre, Bersellini lo arruola nella sua Inter facendolo esordire in A alla seconda giornata contro l’Udinese, quando prende il posto di Pasinato a ventitré minuti dal termine, con 17 presenze mette la firma su uno storico scudetto e si guadagna la conferma per la stagione successiva, nella quale l’Inter giunge quarta e lui scende in campo in undici occasioni, perlopiù da rincalzo; nelle due stagioni interiste mette assieme anche otto presenze sulla scena europea.
Il biennio all’Inter gli vale le attenzioni del rampante Enzo Ferrari, guida tecnica dell’Udinese, tre campionati in Friuli nei quali però l’uomo di Travagliato non riesce a imporsi; nel primo è affidabile riserva di una difesa imperniata sul quartetto Cattaneo, Orlando, Tesser, Galparoli e mette assieme 11 gare; nel secondo colleziona solamente tre apparizioni, vittima anche di guai muscolari che lo costringono a stop prolungati, esempio ne è la gara del 3-1-1983, quando entra al 2′ per Gerolin (vittima di un brutto infortunio) ma deve lasciare il campo al 71′ (gli subentra Angelo Orazi) per il riacutizzarsi di problemi muscolari, mentre nel terzo gioca venti volte in una stagione in cui l’Udinese non fa scintille in classifica ma ha un tale Arthur Zico in “rosa”!
Da Cremona a Cesena
Chiusa la parentesi friulana, Pancheri abbraccia la Cremonese del Commendator Luzzara, tornata in A dopo oltre mezzo secolo, è una colonna della squadra di un giovane Mondonico come allenatore, ma nonostante le 26 gare disputate non riesce a evitare una retrocessione dovuta soprattutto all’inesperienza del gruppo.
Nell’estate 1985, ecco il difensore che scende in cadetteria dopo sei consecutive stagioni in Serie A. La “piazza” è Cesena, le ambizioni parecchie e il trainer Adriano Buffoni; finirà con un anonimo ottavo posto e qui Pancheri farà bingo, giocando per intero tutte e 38 le partite.
Da Caserta a Trento
Confermato anche per il torneo seguente, sarà un punto fisso della squadra che, guidata da “Maciste” Bolchi, sale in A dopo lo spareggio a tre con Cremonese e Lecce; 36 presenze però non bastano a meritare la conferma nella massima serie e l’ormai esperto giocatore scende in C1 per vestire il rossoblù dell’ambiziosa Casertana di patron Cuccaro.
In Campania si ferma due anni, nei quali dimostra tutte le qualità che nel tempo gli hanno permesso di giocare a livelli altissimi, il primo anno c’è l’avvicendamento in panchina Liguori/Renna e, nonostante una “rosa” comprendente D’Ottavio, Battara, Maragliulo e Casaroli, non si va oltre un anonimo undicesimo posto; con Montefusco, nell’88-89, invece, è protagonista di una quinta piazza in una squadra che annoverava, tra gli altri, Bizzarri, Franco Baldini, Clementi e Rovani.
Proprio con quest’ultimo emigra a Trento per la C1 edizione 89-90, la “rosa” conta gente davvero d’esperienza come Tesser, Da Re e Bongiorni più il giovane Taibi e arriva una salvezza tranquilla, che mette Pancheri nelle migliori condizioni per chiudere con il professionismo.
Chiusura ad Aversa
Nell’estate del 1990, infatti, accetta la curiosa proposta del Real Aversa che disputa l’Interregionale, resta due anni in Campania dove al primo colpo sfiora la promozione giungendo secondo (appaiato al Valmontone) dietro al super Benevento dell’ex compagno D’Ottavio e nel secondo anno conquista una salvezza in un girone vinto dal Sora dell’astro nascente Pasquale Luiso.
Questo è il canto del cigno del ragazzo di Travagliato, da Milano ad Aversa un giro d’Italia fatto di soddisfazioni, lo scudetto 79-80 l’apice di un corollario di ricordi che Pancheri metterà a disposizione dei numerosi giovani che allenerà tra Inter, Lumezzane e Palazzolo, con una puntata anche a Tallin!