Lorenzo Minotti e Giacomo Zunico
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Lorenzo Minotti
L’America era Parma in quel settembre 1989 per il giovane Lorenzo Minotti. Il difensore, cesenate di nascita ed estrazione calcistica, si avviava a diventare un cardine della squadra che di li a qualche mese sarebbe sbarcata in A con direzione Europa e coppe varie.
Minotti vantava nel curriculum uno scudetto Primavera con il Cesena (Settore Giovanile all’avanguardia, in quegli anni) e quattro campionati cadetti equamente divisi tra bianconeri e parmigiani; avrebbe aggiunto con gli anni, e tutto con il Parma, la Coppa Italia edizione 91-92, la Coppa delle Coppe 92-93, la Supercoppa Uefa 1993 e la Coppa Uefa 1994-95, oltre alle otto presenze in Nazionale e la partecipazione a Usa 94, quando l’Italia giunse seconda dietro il Brasile.
Il tramonto tra Cagliari, Torino e Treviso, per una carriera fatta di quasi 350 presenze tra A e B.
La stoffa del portiere Giacomo Zunico
Minotti è la seconda figurina di quel Parma 89-90 e fa coppia con un portiere che in B è ormai una garanzia e risponde al nome di Giacomo Zunico; nato a Casoria nel 1960, ha fatto la gavetta sui campi in terra battuta con il San Pietro a Patierno e il Succivo prima di arrivare in Serie D al Gladiator (e anche lì l’erba era un optional) e poi passare in C2 alla Sangiovannese nella stagione 80-81.
La stoffa c’è e se ne accorge il Varese, che sta costruendo la banda del casino organizzato di Fascetti, fa coppia con Rampulla e i primi due campionati li passa in panchina, ma quando il Michelangelo da Patti parte per Cesena diventa titolare, anche se nelle due annate in cui gioca arriva la doppia retrocessione dalla B alla C2; non è certo colpa di Zunico e lo sanno bene a Catanzaro, dove lo scelgono come titolare in un complesso che sale in B al ritmo dei gol di Palanca, sfiora un clamoroso ritorno in A e poi si adagia al centro della classifica cadetta.
Risultato: tre stagioni e nessuna gara saltata prima di andare proprio a Parma e salire in A da protagonista, anche se la conferma per la massima serie non arriva!
Grazie, Lecce!
Zunico in A comunque ci arriva lo stesso, firma per il Lecce e alla soglia dei trent’anni gioca titolare (dodicesimo sarà Giuseppe Gatta) e bene, nonostante la classifica finale decreti la retrocessione in B dei salentini; la ripartenza si chiama Cosenza, in Calabria il portiere napoletano diventa presto un’istituzione, cinque campionati cadetti con in panchina prima Reja e poi Silipo, Zaccheroni e Mutti.
Stagioni esaltanti come il 91-92, quando si sfiora la Serie A, e annate sofferte come la salvezza del 94-95, ma Zunico fa sempre il suo, così Reja lo porta a Brescia per il 96-97 e qui sale in A per la seconda volta e ancora da primattore; stavolta la riconferma arriva, ma in massima serie giocherà solamente 7 gare, in quanto il titolare sarà Giovanni Cervone.
Anche in quest’occasione la squadra scende in B, ma Zunico cambia aria non resistendo al richiamo del Cosenza (ancora in B), per il quale disputerà sette gare in una stagione tormentata dagli avvicendamenti in panchina tra Sonzogni e De Vecchi e chiusa con un deludente quindicesimo posto finale.
A quel punto il portiere partito dall’ Hinterland napoletano e arrivato sul tetto del calcio appende i guanti al chiodo e comincia a insegnare i trucchi del mestiere ai più giovani, segreti su segreti tra i quali quelli che condussero i ducali in A per la prima volta…