Con il Seno di poi
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Andrea Seno
Chissà se al 43′ del primo tempo di quel 15 aprile 1995 ad Andrea Seno sono passati davanti agli occhi gli anni di Mira, Pievigina, Padova o Como, Serie C e addirittura Interregionale, pane duro per denti affamati e l’appetito a Seno non mancava, visto che poi è arrivato in Serie A!
Angolo di Jonk, testa di Seno e Seba Rossi è battuto, sommerso dal boato del Meazza nerazzurro e dalla gioia di quel biondo faticatore di centrocampo partito da lontano.
Nelle pagelle, Roberto Beccantini (Gazzetta dello Sport) gli dà 6: “Patisce la tecnica di Boban ma non molla mai, e va a segnare, addirittura, di testa”. Mica male come pagella, oltretutto redatta da uno dei migliori giornalisti italiani.
La partenza in C2
La strada di Andrea Seno (Burano, Venezia, 1-2-1966) parte dal Gruppo Sportivo Mira, che nel campionato 82-83 disputa la Serie C2 e lo utilizza come affidabile riserva: 13 gare bastano per dimostrare che tra i professionisti ci si può stare e di lui si accorge il Padova, che lo acquista con lo scopo di farlo maturare in Primavera, qualche panchina nel campionato 83-84 e poi l’esordio in Serie B la stagione successiva grazie a mister Di Marzio che lo battezza in quel di Campobasso, quando nel finale lo manda in campo in sostituzione di Pradella, una gara da titolare contro l’Empoli e uno spezzone nella famigerata Taranto-Padova che scatenerà l’inferno tra i banchi della giustizia sportiva (digitare Caso Padova su Google per ulteriori informazioni) sono tutto ciò che il centrocampista raccoglierà prima di retrocedere (a tavolino) in C1 dove, sempre tra i biancoscudati, scenderà in campo in 18 occasioni trovando spazio anche per la prima rete, alla Rondinella, tra i “grandi”.
Pievigina trampolino di lancio
La tappa successiva è targata Venezia, la serie è la C2 e lui trova spazio solamente in 14 gare, tanto che per il campionato 87-88 decide di scendere in Interregionale tra le fila della Pievigina, dove tale Dario Hübner sta apprendendo il mestiere del gol; è il bivio, perdersi definitivamente tra i campi del nord-est di quarta serie o risalire fino alla cima.
Seno sceglie la seconda. A Pieve di Soligo è protagonista di una grande stagione che gli apre le porte per un ritorno in C2 nella vicina Treviso, dove in due anni diventa il perno di una squadra che schiera, tra gli altri, l’ex promessa romanista Strukelji, un De Biasi ormai a fine carriera, Pillon e il bomber Capuzzo; un dodicesimo e un sesto posto che nella marca trevigiana dell’epoca sono cosa buona e giusta e il viaggio di Andrea Seno prosegue così per Como, altro scalino della piramide calcistica superato, siamo in C1, e una prova di maturità in una “piazza” scottata dalla doppia retrocessione.
Sulle rive del Lario ecco che il biondo conferma la sua attitudine non tanto alla poesia, Manzoni lo scuserà, quanto alla lotta di centrocampo, una Serie B persa allo spareggio con Bersellini in panchina (spareggio con il Venezia a Cesena) e una sfiorata, terzo posto, con Frosio. Poi arriva la chiamata che, forse, non ti aspetti… Zemanlandia!
Da Zeman a Moratti
È la prima volta che Seno si sposta al Sud, ambienti diversi sicuramente, ma un’avventura in Serie A è un’occasione irrinunciabile per chi a un certo punto era sprofondato nell’Interregionale. Il Foggia è stato smantellato, ha perso gli idoli Signori, Rambaudi e Baiano e ha acquisito un nugolo di giocatori dalle serie inferiori, soprattutto C1 e C2, fino a Nicolò Sciacca, con Seno a Venezia anni prima, dalla Serie D (Trapani).
La stagione, al contrario delle aspettative, è superlativa, Seno gioca 30 partite, va a segno due volte (la prima con il Milan, guarda il caso) ma soprattutto si conferma imprescindibile per il gioco dei rossoneri pugliesi; altre 23 gare nel successivo torneo, dove un piccolo infortunio non intaccherà il buon nome ormai costruitosi, ed ecco la chiamata che vale una carriera: l’Inter del rampante Massimo Moratti ha bisogno dei polmoni di questo veneto che mai si arrende!
Lui, Bergkamp e Pancev…
Quel 15 aprile Seno è ormai una delle sorprese di una stagione conclusa al sesto posto e dalla quale ci si aspettavano ben altri nomi, vedi Bergkamp e Pancev; per il biondo di Burano le presenze saranno 24, due le reti e una riconferma non sfruttata a causa di un infortunio che lo mette ai margini per il 95-96, dove colleziona due presenze in avvio di stagione con Ottavio Bianchi per poi sparire dai radar nella gestione Hodgson.
Viale del tramonto
Ricomincia da Bologna, ancora Serie A, ma ormai gli acciacchi prevalgono sulla volontà di continuare: 11 presenze nella squadra di Ulivieri dove ritrova un pezzo di Foggia tra Kolyvanov, Shalimov, Pierpaolo Bresciani e Brunner, e poi la discesa in B con il ritorno in quel Padova che lo aveva visto “nascere”.
Quella in biancoscudato sarà l’ultima avventura sul campo di Seno, 13 gare in avvio di stagione con mister Pillon, i soliti acciacchi e poi con Colautti (nel frattempo subentrato) non ha nemmeno la possibilità di una panchina.
La stagione termina con una tragica retrocessione in C1 e il biondo motorino decide che è ora di smettere. Da Mira a Padova non c’è molta strada, in questo caso però ci sono 15 anni di sogni realizzati quel giorno al Meazza…