Come si scrive SoloCalcio in arabo?
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C’è una cosa, di noi “occidentali”, che nessuno comprerà mai: la nostra prosopopea, la nostra arroganza. Diciamocelo senza falsi pudori: tutti noi siamo stati, almeno una volta nella vita, la Volpe del racconto di Esopo.
Vorremmo l’uva, e quando vediamo che viene offerta ad altri, diciamo che non ci interessa. Balle. Il fatto è che le bugie di cui siamo imbevuti non lasciano spazio a cliché che non ci siano stati cuciti addosso.
Il principe rivoluzionario
Quando nel 2016 il principe ereditario Mohammad Bin Salman, in Arabia Saudita, ha lanciato il progetto “Vision 2030”, spostando l’asse portante del Paese dal petrolio all’intrattenimento, noi “occidentali” abbiamo sorriso: mission impossible.
E quando, nell’ambito dell’intrattenimento, è stato dichiarato che l’asset più importante era il calcio, il “nostro” sport preferito, il sorriso è diventato una grassa risata: chi vuoi che si prenda la briga di andare a insegnare calcio in mezzo al deserto?
E quando abbiamo imparato che Pif non era solo il nome d’arte di Pierfrancesco Diliberto, brillante autore televisivo, ma anche l’acronimo di Public Investment Fund, fondo sovrano dell’Arabia Saudita con un patrimonio totale stimato di oltre 776 miliardi di dollari, abbiamo fatto spallucce raccontandoci la barzelletta (creata da Rockefeller, immagino…) che i soldi non danno la felicità, che detta all’interno di un Kolchoz ai tempi di Lenin aveva sicuramente un significato diverso piuttosto che detta oggi dentro uno Starbucks ai tempi di Biden…
La strada giusta
Insomma, amici miei, mentre noi deridevamo (ah, quell’uva non mi piace…) le scelte di vita di Neymar, Ronaldo, Benzema, Milinkovic, Firmino e di tutti gli altri fenomenali calciatori finiti tra Riyad e Gedda, con l’aggiunta di Roberto Mancini, chiamato a dare lustro alla rappresentativa nazionale, il principe ereditario Mohammad Bin Salman acquisiva la certezza di aver imboccato la strada giusta.
Ieri il Corriere dello Sport-Stadio, grazie al lavoro del collega Giorgio Marota, ha pubblicato i primi dati ufficiali: “… da una stagione all’altra, gli introiti da sponsor della lega sono cresciuti del 75% e più in generale le entrate del campionato sono salite del 650% dall’arrivo di CR7”. Prosegue Marota: “… La lega saudita sta per diventare la terza al mondo in termini di entrate da sponsorizzazioni, dopo essere salita sul secondo gradino del podio delle spese di mercato (medaglia d’oro ancora alla Premier) nell’estate del 2023, ben 1,8 miliardi tra stipendi e cartellini”, come dire che in Inghilterra si spende più che in Arabia ma nessuno si straccia le vesti.
Le riforme “alla Gravina”
E non finisce qui, perché l’Arabia Saudita potrebbe dare qualche lezione pure a noi, o meglio alla Federcalcio, o meglio ancora al presidente Gravina, che dal 2018 stigmatizza l’eccessiva presenza di calciatori stranieri nei nostri campionati ma non ha mai fatto nulla per limitarla, nel tentativo di dare nuova linfa alla Nazionale azzurra.
L’Arabia “spedacciona”, infatti, si è imposta un tetto in fatto di calciatori stranieri in campo (oggi rappresentano il 29,1% del totale: le statistiche italiane chiedetele a Gravina…) per stimolare il lavoro dei settori giovanili, con la speranza che il Mancio possa – in tempi ragionevoli – attingere linfa nuova per i suoi Green Falcons.
Noi ci saremo
Insomma, pensatela come volete, adesso che avete qualche dato ufficiale su cui basarvi. Solocalcio.com, che vanta Roberto Mancini nel ristretto numero degli amici storici, seguirà “Vision 2030” con l’interesse che un’iniziativa del genere merita. Chi si nutre di pane e preconcetti, può scendere quando vuole…