Il Fabrizio Fioretti che non colsi
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Fabrizio Fioretti
Stagione 1988-89, il Barletta si appresta ad affrontare il suo secondo campionato consecutivo di Serie B dopo una rimonta storica che ne ha garantito la salvezza nel campionato precedente.
Per non rivivere l’inferno appena passato, la dirigenza decide di affidarsi a nomi illustri, ed è così che nella città della disfida approdano Francesco Vincenzi ed Evaristo Beccalossi, due giocatori che non hanno bisogno di presentazioni.
Il Becca ha già speso il grosso dei suoi colpi geniali, è stato idolo nella Milano nerazzurra, ha diviso la critica pro e contro la sua azzurrabilità (Bearzot non ha mai voluto saperne..) e dopo l’Inter ha regalato qualche, in verità pochine, giocata ai tifosi di Sampdoria, Brescia e Monza; scende fino a Barletta per riempire di gioia e numeri gli occhi di chi ha sempre sudato freddo in Serie C e l’album Panini (Bibbia per eccellenza di ogni ragazzino dell’epoca) decide di immortalarlo in figurina assieme a un giovanotto dai piedi buoni ma ancora acerbo, Fabrizio Fioretti!
In punta di Fioretti
Fioretti è un 22enne cresciuto nel Banco di Roma, passato in C2 per la Lodigiani di mister Attardi e arrivato a Barletta la stagione precedente: piedi buoni, cervello fino e tanta voglia di imparare dal Becca i segreti del mestiere.
La prima partita la giocano assieme il 25 settembre 1988, terza di campionato, con Fioretti che ha la 8 e il “Maestro” la 10, ed è un 4-1 senza fatica alla Sambenedettese!
L’ultima, invece, porta la data del 18 giugno 1989, quando sul neutro dell’Arena Garibaldi, un Barletta già salvo lascia spazio a un Genoa (1-0) che si aggiudica il campionato e sale in Serie A.
Quel giorno, Fioretti ha la solita 8 e Beccalossi subentra al 59′ al posto di Vincenzi, per la sua ultima apparizione in cadetteria.
Le strade si dividono
La stagione successiva, il Becca andrà a giocare in Interregionale al Pordenone, mentre Fioretti inizierà a Barletta per poi emigrare in A, a Bari; 8 presenze e un gol (a Firenze) saranno il suo contributo al buon campionato dei “galletti” e resteranno le uniche apparizioni in massima serie, perché il tecnico centrocampista si sposterà in B prima a Pescara (un solo anno), poi a Piacenza (due stagioni, con una Promozione in Serie A), quindi a Verona e infine andrà a vincere la C1 da capitano ad Avellino per poi ripetersi a Pistoia e terminare ad Arezzo, ancora C1.
Una bella carriera costellata di assist giocate sopraffine, punizioni imparabili e qualche infortunio di troppo che ne ha sicuramente frenato l’ascesa!
Non avrà calcato i palcoscenici del Becca, ma sicuramente qualche segreto glielo ha carpito, e chissà se ogni tanto ripensa ancora a quella figurina, sicuramente una di quelle più “impregnate” di tecnica calcistica di quella B 88-89…