4 marzo 1923, ultima partita in azzurro per Aristodemo Santamaria
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Aristodemo Santamaria
Aristodemo Santamaria (Genova, 9 febbraio 1892 – Genova, 10 dicembre 1974), attaccante di un certo pregio, più che per le 11 presenze (3 reti) in azzurro è ricordato soprattutto per essere stato al centro del primo “scandalo” (le virgolette sono d’obbligo, ai giorni nostri) del calcio italiano.
Il Genoa e l’Andrea Doria
Correva l’anno 1913. In Italia è vietato il professionismo sportivo. Il Genoa di allora era la… Juventus di oggi (meglio: di ieri), ovvero la più ricca e la più titolata delle società italiane, basti pensare che si è aggiudicato sei dei primi sedici campionati disputati.
La sua dirimpettaia Andrea Doria (una delle antenate dell’attuale Sampdoria), però, ha due calciatori, Enrico Sardi e Aristodemo Santamaria, che completerebbero alla grande lo squadrone rossoblù guidato dal tecnico inglese William Garbutt.
La prima compravendita
Sardi e Santamaria stanno bene nella Doria, ma quel satanasso del presidente genoano Luigi Aicardi ha un asso nella manica, anzi nel portafogli: il blocchetto degli assegni.
Ne offre uno a testa (un paio di milioni di lire, che all’epoca sono una cifra cospicua) e i ragazzi pensano che in fondo pure la maglia rossa e blu calza a pennello. I tifosi doriani s’incazzano di brutto, definiscono “venduti” i loro ex idoli pur non essendo a conoscenza della “scorrettezza” di Aicardi.
Proteste sterili, insomma, fino a quando i due giovanotti non passano in banca a cambiare l’assegno. Ad attenderli, un impiegato di cui non vengono tramandate le generalità, ma solo la fede calcistica: è doriano sfegatato.
L’impiegato riconosce i due reprobi, dà loro il contante e nel giro di pochi minuti tutta la città impara la novità, anche se Twitter e compagnia social non sono ancora stati inventati. Scandalo! Il fatto arriva negli uffici della Federazione, che scopre tutti i retroscena della corruzione.
Il rischio di radiazione
Vengono chiesti la radiazione per il Genoa e severe condanne per i calciatori. Ma la società rossoblù può disporre di un altro campione, l’avvocato Edoardo Pasteur, che riesce a convincere i giudici federali che i soldi rappresentavano un prestito per consentire ai giocatori, regolarmente impiegati in un’azienda genovese, di ottenere agevolazioni militari per poter rimanere nella città ligure.
Morale della favola? Campo squalificato e i giocatori appiedati per due anni…
Il tabellino della partita
Genova, 4 marzo 1923
ITALIA-UNGHERIA 0-0
Italia: Trivellini, Caligaris, R. De Vecchi, Barbieri, Burlando, Brezzi, Migliavacca, Baloncieri, Santamaria, Cevenini III, Bergamino I (46’ Monti III).
Ct: Commissione tecnica della Federazione.
Ungheria: Plattko, Fogl II, Fogl III, Kertesz II, Baubach, Blum, Braun, Molnar, Orth, Hirzer, A. Weisz.
Ct: Commissione tecnica della Federazione.
Arbitro: Forster (Svizzera).